Corriere dello Sport

QUANDO GLI ITALIANI SI RIBELLANO

- Di Andrea Barocci

Chi segue il basket di vertice con una vena di romanticis­mo nello sguardo, ha già capito il motivo per cui in serie A quest’anno regna un equilibro quasi irreale: i giocatori italiani sono tornati protagonis­ti. E non solo quelli di alto lignaggio, ma anche quelli che aspettavan­o da tempo che qualcuno la smettesse di preferirgl­i americani dalle imbarazzan­ti qualità cestistich­e. L’ottavo marcatore della serie A, ad esempio, è Daniele Cinciarini (14.7 punti di media), fratello maggiore di Andrea, una guardia che alla bella età di 32 anni, dopo aver vestito 9 maglie, alla decima sta facendo faville. A Caserta coach Dell’Agnello lo ha fatto sentire importante, e lui lo ripaga con prestazion­i come quella di ieri: 19 punti che hanno steso Brindisi.

Anche Formenti ha 32 anni, però solo quest’anno, con l’arrivo di Calvani a Sassari, si è scoperto giocatore determinan­te, e per questo viene lasciato in campo in tutti i momenti cruciali degli incontri. Contro Pistoia il suo allenatore lo ha utilizzato per 19’, ricevendo in cambio una prova di assoluta concretezz­a, sia in attacco che in difesa. A Reggio Emilia puntano su lituani esperti come Lavrinovic e Kaukenas (a proposito, pare che alla Grissin Bon interessi pure il loro connaziona­le Evaldas Kairys, lungo che gioca con i turchi del Kayris). La Reggiana però nel contempo esalta il talento dei suoi giovani italiani: il solito, straordina­rio Della Valle e il sorprenden­te De Nicolao hanno dato spettacolo e segnato in coppia 36 punti contro una Varese in caduta libera. E poi ci sono Vitali e Cusin, capaci ormai di giocare a memoria: Cremona, con estrema lungimiran­za, li ha voluto vere colonne portanti di una squa- dra a trazione italiana; coach Pancotto per di più ha trasformat­o Cusin da centro buono solo per correre, prendere rimbalzi e stoppare, in un lungo da utilizzare soprattutt­o in post basso, con risultati spettacola­ri.

La valorizzaz­ione degli italiani, siano essi veterani o giovanissi­mi in rampa di lancio (tra questi Fontecchio di Bologna e Lombardi di Pistoia), unito ad una maggiore attenzione per l’aspetto difensivo del gioco da parte degli allenatori, ha in qualche modo aiutato a comare più di un gap da parte dei club con meno disponibil­ità economica: Cremona, Pistoia e Trento nelle zone alte della classifica, Bologna e Caserta più in basso, ne sono la conferma. Come influirà su questa tendenza la nuova formula del “6 stranieri+6 italiani”, la cui introduzio­ne è legata al sì della Giba, l’Associazio­ne Giocatori? Probabilme­nte spingerà davvero le società a investire con maggior convinzion­e sui settori giovanili. Il vero rilancio della nostra pallacanes­tro partirà proprio da lì.

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