Vi riveliamo i più grandi retroscena della F1
Il tentativo di sabotaggio e quel cartolaio sconosciuto che innescarono la Spy Story
Presto la Ferrari raggiungerà e supererà la Mercedes. A Maranello sanno tutto delle Frecce d’Argento che hanno dominato nell’ultima stagione: sono entrati in possesso di centinaia di pagine di progetto relative a telaio, motore, elettronica, strategie. E ovviamente stanno provando tutto tra la galleria del vento, i banchi prova, il simulatore e i reparti produzione, per replicare quelle soluzioni tecniche sulla Rossa che verrà.
Sapete cosa intendiamo dire: qualcosa tanto impossibile e assurda è avvenuta davvero, una vicenda al cospetto della quale il caso di Ben Hoyle - ingegnere Mercedes scovato di recente a far collezione di dati riservati da spendersi altrove - non produrrebbe una notizia breve a fondo pagina.
CON LA MAIUSCOLA. Invece quando scrivi Spy Story devi usare le maiuscole. Quasi non serve ricordare che la vicenda si svolse nel 2007, che coinvolse McLaren e Ferrari, che il processo sportivo determinò per la squadra inglese una multa senza precedenti nella storia dello sport: 100 milioni di dollari, 72 milioni di euro al cambio del 13 settembre 2007, giorno della sentenza.
E’ il primo del misteri della Formula 1 in cui vi condurremo. A chi osserverà che tutto ormai è noto di quella vicenda, ormai srotolata fino all’ultima plissettatura, diciamo che non è vero. Nuovi dettagli emergono gradualmente, pur posti in penombra dal passare del tempo. E su tutto rimangono irrisolte - irrisolvibili? - domande vischiose che toccano il campione del mondo in carica: - Lewis Hamilton davvero non sapeva nulla? Davvero non si fece domande di fronte alla frenesia dei tecnici della McLaren, intenti a sperimentare soluzioni che non derivavano dal loro progetto? In quell’operoso alveare che è una squadra di Formula 1, davvero nessuno dei suoi gli soffiò all’orecchio una scheggia di verità?
Possibile, naturalmente, anche se l’assioma secondo cui non-poteva-non-sapere sta assai bene in piedi. - E ancora: davvero il titolo del 2008, vinto da Hamilton sul ferrarista Felipe Massa per un solo punto, non beneficiò dell’aiutino tecnico delle conoscenze McLaren sul progetto Ferrari?
Anche in questo caso è possibile, naturalmente, nonostante la Fia quell’anno abbia vietato a Woking di sviluppare tre aree tecniche direttamente interessate dall’azione di spionaggio. IL SEME. L’humus in cui ger-
mogliò il seme avvelenato fu la preparazione della successione di Jean Todt al vertice della Ferrari, un avvicendamento delicato dopo l’epopea di Schumacher, e che fu affrontato con la dovuta cautela.
Nulla della Spy Story sarebbe venuta alla luce sen-
za gli scrupoli di coscienza di Gary Monteith, titolare grigio ma scafato di una copisteria nel Surrey, cui un giorno una signora - la moglie del capoprogettista della McLaren, Mike Coughlan, si sarebbe scoperto più tardi - chiese di fotocopiare un faldone di 780 pagine, tutte con l’inte-
stazione rossa del Cavallino.
L’INNESCO. Avremmo voluto essere una mosca per osservare l’espressione di Stefano Domenicali quando vide arrivare sul suo computer la mail di un garbato signore inglese che gli spiegava le sue perplessità deontologiche nell’assolvere un assai singolare incarico. La sua domanda era chiara: questa che ho in negozio è roba vostra? Ecco l’innesco che permise al caso di deflagrare.
A esplodere fu una bomba preparata da un uomo avvelenato e che oggi non c’è più, falciato in strada nel 2014 da un autoarticolato dopo essere sceso dal suo furgone: Nigel Stepney.
A fine 2006, vigilia della metamorfosi da cui sarebbe scaturita la Ferrari del dopo-Schumacher e del dopoTodt, c’era in sospeso l’eredità dei poteri. Todt costruì
questo schema: un 2007 di osservazione per decidere a chi passare la mano nel 2008. A Mario Almondo appena promosso direttore tecnico (a spese di Aldo Costa, oggi in Mercedes) o a Stefano Domenicali, l’uomo della direzione sportiva?
PURA VENDETTA. E’ in quel momento che Stepney, capomeccanico negli anni d’oro di Schumi, bravissimo e duro con i sottoposti, diventa il corvo. Si era fatto un film tutto suo, immaginando una superpromozione alla massima responsabilità tecnica, e quando vede promuovere Almondo si rifiuta di andare in pista: io da quello non prendo ordini. Todt commette l’errore del “promoveatur ut amoveatur” assegnando a Stepney, ormai preda di un nitido desiderio di vendetta, un ruolo di coordinazione tra i reparti. Si libera del topo chiudendolo nella dispensa.
Stepney e Coughlan decidono di gestire il progetto della Ferrari 2007 per costruirsi - ognuno a modo proprio - un futuro da spendere altrove. Vogliono accreditarsi con Ross Brawn per raggiungerlo alla Honda. La consegna delle 780 pagine di progetto avviene materialmente in una macchina che dal Porto Olimpico corre verso l’aeroporto di Barcellona. In un risibile tentativo di difesa nei processi che seguiranno, Coughlan dirà di essersi ritrovato quel pesante faldone nella borsa, solo una volta congedatosi da Stepney.
L’ALLARME. Tramano. Coughlan riceve progetti e informazioni, passa il materiale alla McLaren dove tutto viene analizzato e fatto oggetto di esperimento in modo da poter replicare i segreti tecnici della Rossa e vivere felici.
Già al via del Mondiale in Australia ( 18 marzo 2007) la Ferrari ha la sensazione che i diretti rivali conoscano le sue strategie e sappiano esattamente quando Raikkonen e Massa si fermeranno al pit stop. Poco tempo prima il meccanico Francesco Uguzzoni aveva alza-
to le antenne, non capendo perché Stepney, in qualità di coordinatore tra i reparti, lo chiamasse per chiedergli con insistenza i giri in cui i due avrebbero cambiato le gomme e fatto rifornimento.
Sarà lo stesso Uguzzoni - tutt’oggi capomeccanico a Maranello - a scoprire, assieme ad altri colleghi, in officina e nei pantaloni di Stepney poco prima del GP di Monaco, la polverina bianca - un integratore vitaminico - destinata a essere inserita nel serbatoio della Rossa di Raikkonen (e chissà anche se in quella di Massa) per far grippare il motore. Un sabotaggio che viene sventato.
POLPETTA AVVELENATA. Nel frattempo l’esca avvelenata viene preparata anche a livello politico. In Australia Ron Dennis, numero uno della McLaren, conscio dell’azione di spionaggio in corso, prende da parte Jean Todt con parole strettamente confidenziali e di questo tono: stringiamo un patto di non belligeranza per discutere eventuali controversie tra di noi, non al cospetto della Federazione e men che meno della stampa.
Todt non si fida e tentenna per tre mesi, poi a giugno accetta, in occasione del GP del Canada. E’ tardi però: i dati della F2007 girano in tutti i reparti di Woking, per non parlare del simulatore nel quale regolarmente si cala Pedro De la Rosa, che di questi test riferisce in dettaglio ad Alonso. Sarà proprio Fernando a fornire alla Fia la pistola fumante che costa alla McLaren la condanna: una serie di mail svela il gioco sporco.
ALTRA STORIA? Sei mesi più tardi il tabloid inglese News of the World sparerà sul giornale e sul sito le foto e spezzoni di video relativi a un’orgia sadomaso in cui Max Mosley, presidente della Fia, travestito da internato in un campo di sterminio, viene punito da avvenenti dominatrici in uniformi naziste. Altra storia sudicia che con la Spy Story non c’entra. O forse sì.
Era un integratore la polverina con cui Stepney tentò di danneggiare la Rossa di Raikkonen
Il complotto doveva favorire la McLaren per “punire” Todt Ma nessuno aveva pensato a Gary...
Due dubbi ancora aleggiano: Hamilton poteva non sapere? Quella storia costò il titolo 2008 a Massa?