LA PAURA FA 9
L’INCUBO JUVE SI RIMATERIALIZZA SUL CAMPIONATO
La vittoria contro l’Inter ha riaffermato la superiorità della Signora che insegue il nono scudetto di fila: una dittatura che Conte e Ancelotti hanno l’obbligo di contrastare
Le nuove ambizioni dei rivali di sempre hanno fatto bene: la Juve ha più fame
L’arrivo di Conte all’Inter e le mosse di Ancelotti: alle rivali che si agitano Sarri risponde con il gioco e una panchina da urlo Il Napoli ha le alternative che i nerazzurri sognano ma non la loro mentalità
La competitività fa bene a tutti, è un serpente (buono) che si morde la coda. La Juventus domenica non ha schiantato il campionato di serie A 2019-2020. Il primo a sostenerlo, saggiamente, è stato Maurizio Sarri, però ha fatto capire, per chi si connetteva in quel momento, che il motivo dominante è sempre quello: perché non arrivi il nono titolo bianconero consecutivo, si devono verificare due fattori: la Juventus deve rallentare; i cospiratori che vogliono rovesciare Madama non devono perdere colpi. Però, se questo non è cambiato, qualcosa di nuovo c’è.
SENTIMENTI JUVE. Vincere aiuta a vincere e battere il più pericoloso avversario mai apparso a contrastare il dominio bianconero è una bella sensazione. Perché questo è il primo anno che la Juventus ha due nemici. Il primo è sempre se stessa, perché se la squadra di Maurizio Sarri gioca come sa non ha nessuno che possa starle appreso e perché ha due squadre. La sua forza si è vista con le riserve mandate in battaglia domenica sera a San Siro. Questo Gonzalo Higuain sta in panchina solo a Torino, in tutte le altre diciannove partecipanti alla serie A sarebbe titolare inamovibile. Tra i rincalzi in panchina, poche squadre europee possono pescare Emre Can, pur fuori dalla lista Champions, e Bentancur, oltre al Pipita. Chiarita la forza d’urto bianconera c’è poi da sottolineare della Juve, come ha fatto Conte, l’esperienza, l’attitudine al comando, il cannibalismo costruito negli anni e che l’attuale allenatore nerazzurro, ai tempi, ha contribuito a reintrodurre. Però, se la Juventus ha tutto questo, ora ha pure qualcosa in più. Ha l’Inter. Il paradosso è servito. Dopo otto scudetti consecutivi, pur rilevando l’avvicendamento di numerosi giocatori, poteva serpeggiare un senso di appagamento, o magari, il desiderio di puntare ogni risorsa possibile sulla Champions League poteva produrre una minore intensità in Italia. Ma è arrivata l’Inter, con Marotta, con Conte, con una rinnovata competitività, con le sei vittorie consecutive all’avvio che rimandavano all’età dell’oro di Helenio Herrera e se è vero che quell’anno (1966-67) andò a finire male, però i nerazzurri furono competitivi fino all’ultima giornata. A Torino se la sconfitta non è contemplata, subirla dall’accoppiata Marotta-Conte, sarebbe un disastro. Per questo la Juventus ha giocato la sua migliore partita a Milano.
CRESCITA INTER. All’Inter questo lo sanno e sono intenzionati a stare addosso alla Juventus. A differenza di Sarri, che di sicuro non ha dovuto lavorare sulla psicologia del successo e sul senso di appartenenza, Antonio Conte ha cominciato proprio di qua, come fece fin dal primo giorno del raduno bianconero a Bardonecchia, nell’estate del 2011. I miglioramenti si sono visti nelle prestazioni e anche nei risultati. Il successo di Cagliari, dopo essere stati raggiunti dalla squadra di Maran, e quello di Genova, in dieci, con la svolta arrivata proprio a ridosso del gol della Sampdoria che riapriva la gara, lo stesso pareggio imposto alla Juventus dopo la rete di Dybala, hanno dimostrato che all’Inter non fanno difetto più convinzione e unità d’intenti, coraggio e solidità. Piuttosto manca qualche giocatore, tra quelli che ci sono il Lukaku delle prime giornate e poi delle valide alternative nelle retrovie. Lo ha dimostrato l’uscita di Sensi, finora forse il calciatore con la continuità più marcata nel gruppo di Conte. E un centrocampista di grande livello sarà il primo obbiettivo fin dal mercato gennaio. Le prove dell’Inter con Barcellona e Juventus hanno dimostrato il valore della squadra e l’abnegazione di ogni giocatore. Ma per fare un ulteriore salto in avanti c’è bisogno di colmare le lacune della rosa.
GRADINI NAPOLI. Il gradino da salire del Napoli è opposto a quell’Inter. Il mercato estivo ha consegnato un allineamento di spessore a Carlo Ancelotti. Per puntellare la difesa è arrivato Manolas, uno dei difensori migliori emersi nel campionato italiano negli ultimi anni. L’attacco del Napoli, poi, per tecnica e alternative, non ha rivali: quattro piccoli letali, Callejon, Insigne, Mertens e Lozano, due giganti, Milik e Llorente. Basso e alto, la formula prediletta di Osvaldo Bagnoli. A differenza dell’Inter, il Napoli ha le alternative ma non ha ancora assimilato una mentalità vincente.
Concludendo, con la conferma della frizzante Atalanta, il campionato che si morde la coda conferma la sua caratteristica: tutte le contendenti, quest’anno, trovano la competitività in se stesse ma anche nelle rivali.