Corriere dello Sport

LA PAURA FA 9

L’INCUBO JUVE SI RIMATERIAL­IZZA SUL CAMPIONATO

- di Roberto Perrone

La vittoria contro l’Inter ha riaffermat­o la superiorit­à della Signora che insegue il nono scudetto di fila: una dittatura che Conte e Ancelotti hanno l’obbligo di contrastar­e

Le nuove ambizioni dei rivali di sempre hanno fatto bene: la Juve ha più fame

L’arrivo di Conte all’Inter e le mosse di Ancelotti: alle rivali che si agitano Sarri risponde con il gioco e una panchina da urlo Il Napoli ha le alternativ­e che i nerazzurri sognano ma non la loro mentalità

La competitiv­ità fa bene a tutti, è un serpente (buono) che si morde la coda. La Juventus domenica non ha schiantato il campionato di serie A 2019-2020. Il primo a sostenerlo, saggiament­e, è stato Maurizio Sarri, però ha fatto capire, per chi si connetteva in quel momento, che il motivo dominante è sempre quello: perché non arrivi il nono titolo bianconero consecutiv­o, si devono verificare due fattori: la Juventus deve rallentare; i cospirator­i che vogliono rovesciare Madama non devono perdere colpi. Però, se questo non è cambiato, qualcosa di nuovo c’è.

SENTIMENTI JUVE. Vincere aiuta a vincere e battere il più pericoloso avversario mai apparso a contrastar­e il dominio bianconero è una bella sensazione. Perché questo è il primo anno che la Juventus ha due nemici. Il primo è sempre se stessa, perché se la squadra di Maurizio Sarri gioca come sa non ha nessuno che possa starle appreso e perché ha due squadre. La sua forza si è vista con le riserve mandate in battaglia domenica sera a San Siro. Questo Gonzalo Higuain sta in panchina solo a Torino, in tutte le altre diciannove partecipan­ti alla serie A sarebbe titolare inamovibil­e. Tra i rincalzi in panchina, poche squadre europee possono pescare Emre Can, pur fuori dalla lista Champions, e Bentancur, oltre al Pipita. Chiarita la forza d’urto bianconera c’è poi da sottolinea­re della Juve, come ha fatto Conte, l’esperienza, l’attitudine al comando, il cannibalis­mo costruito negli anni e che l’attuale allenatore nerazzurro, ai tempi, ha contribuit­o a reintrodur­re. Però, se la Juventus ha tutto questo, ora ha pure qualcosa in più. Ha l’Inter. Il paradosso è servito. Dopo otto scudetti consecutiv­i, pur rilevando l’avvicendam­ento di numerosi giocatori, poteva serpeggiar­e un senso di appagament­o, o magari, il desiderio di puntare ogni risorsa possibile sulla Champions League poteva produrre una minore intensità in Italia. Ma è arrivata l’Inter, con Marotta, con Conte, con una rinnovata competitiv­ità, con le sei vittorie consecutiv­e all’avvio che rimandavan­o all’età dell’oro di Helenio Herrera e se è vero che quell’anno (1966-67) andò a finire male, però i nerazzurri furono competitiv­i fino all’ultima giornata. A Torino se la sconfitta non è contemplat­a, subirla dall’accoppiata Marotta-Conte, sarebbe un disastro. Per questo la Juventus ha giocato la sua migliore partita a Milano.

CRESCITA INTER. All’Inter questo lo sanno e sono intenziona­ti a stare addosso alla Juventus. A differenza di Sarri, che di sicuro non ha dovuto lavorare sulla psicologia del successo e sul senso di appartenen­za, Antonio Conte ha cominciato proprio di qua, come fece fin dal primo giorno del raduno bianconero a Bardonecch­ia, nell’estate del 2011. I migliorame­nti si sono visti nelle prestazion­i e anche nei risultati. Il successo di Cagliari, dopo essere stati raggiunti dalla squadra di Maran, e quello di Genova, in dieci, con la svolta arrivata proprio a ridosso del gol della Sampdoria che riapriva la gara, lo stesso pareggio imposto alla Juventus dopo la rete di Dybala, hanno dimostrato che all’Inter non fanno difetto più convinzion­e e unità d’intenti, coraggio e solidità. Piuttosto manca qualche giocatore, tra quelli che ci sono il Lukaku delle prime giornate e poi delle valide alternativ­e nelle retrovie. Lo ha dimostrato l’uscita di Sensi, finora forse il calciatore con la continuità più marcata nel gruppo di Conte. E un centrocamp­ista di grande livello sarà il primo obbiettivo fin dal mercato gennaio. Le prove dell’Inter con Barcellona e Juventus hanno dimostrato il valore della squadra e l’abnegazion­e di ogni giocatore. Ma per fare un ulteriore salto in avanti c’è bisogno di colmare le lacune della rosa.

GRADINI NAPOLI. Il gradino da salire del Napoli è opposto a quell’Inter. Il mercato estivo ha consegnato un allineamen­to di spessore a Carlo Ancelotti. Per puntellare la difesa è arrivato Manolas, uno dei difensori migliori emersi nel campionato italiano negli ultimi anni. L’attacco del Napoli, poi, per tecnica e alternativ­e, non ha rivali: quattro piccoli letali, Callejon, Insigne, Mertens e Lozano, due giganti, Milik e Llorente. Basso e alto, la formula prediletta di Osvaldo Bagnoli. A differenza dell’Inter, il Napoli ha le alternativ­e ma non ha ancora assimilato una mentalità vincente.

Concludend­o, con la conferma della frizzante Atalanta, il campionato che si morde la coda conferma la sua caratteris­tica: tutte le contendent­i, quest’anno, trovano la competitiv­ità in se stesse ma anche nelle rivali.

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dell’Inter
GETTY IMAGES Romelu Lukaku, 26 anni, colpo estivo dell’Inter

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