Milik, la promessa: «Pronto a rinascere»
L’attaccante azzurro, ora in nazionale, analizza il momento E fa una promessa ad Ancelotti
L’attaccante polacco del Napoli si confessa: «Ritroverò la fiducia persa»
Arkadiusz Milik attraversa un momento estremamente delicato: è l’unico attaccante del Napoli a non aver segnato nelle prime nove partite stagionali; dopo gli errori di Genk, in Champions, è stato bersagliato dalle critiche; l’accordo per il rinnovo non è ancora stato raggiunto; e finora tra problemi fisici e scelte di Ancelotti ha giocato appena due volte dal primo minuto. Un periodo buio, l’ennesimo da quando è azzurra la sua vita, che Arek analizza con grande consapevolezza alla vigilia del primo impegno della Polonia nelle qualificazioni europee con la Lettonia. «Ho perso il posto in squadra, mi mancano gli automatismi e la fiducia in me stesso ma non mi arrendo: tornerò a segnare. E tornerò titolare».
NIENTE POLEMICHE. E allora, Milik senza freni. A cuore aperto, sì, con inevitabili punte di rabbia ma senza polemica: «Lavoro, responsabilità, pazienza e serenità mi porteranno all'obiettivo. Se mi arrabbiassi con l’allenatore non ne ricaverei nulla». Professionista autentico. Ma anche un centravanti senza gol dal 14 aprile con il Chievo a Verona - 179 giorni oggi -, nonché un uomo ferito nel profondo che muore dalla voglia di dimostrare al mondo, e soprattutto al Napoli, il suo valore: è quanto emerge dalla lunga chiacchierata ai microfoni di Przeglad Sportowy, in vista della prima sfida con la Nazionale in programma oggi a Riga. «Non è un momento facile, ma devo insistere: i risultati arriveranno sicuramente». In patria, come in Italia, hanno fatto scalpore gli errori di Genk. «Mi dispiace soprattutto per la terza occasione mancata, ma devo andare oltre. Se un attaccante non segna è sempre difficile: quando non giochi da un po’ e ti mancano ritmo e fiducia, perdi efficacia. La forma arriverà con il tempo».
ME NE FREGO. E ancora. «Non presto attenzioni alle critiche: bisogna separare la vita reale dai social e dal web. Io spengo tutto, telefono e computer, e mi isolo: è l’unico modo per non impazzire o avvelenare i pensieri. M'interessano soltanto il parere dell’allenatore e delle persone a cui tengo». Ancelotti continua a sostenerlo e a sottolinearne il buon movimento in campo. «Sì, ecco perché è inutile rimuginare: bisogna pensare subito alla prossima partita. L’efficacia di un attaccante dipende da molti fattori: dalla condizione individuale e della squadra, da quanto spesso giochi, dal feeling con i partner. A Napoli si fa molto turnover, è difficile trovare una posizione stabile: ma non ha senso cercare scuse, devo combattere». TORNERO’. Il carattere per superare le difficoltà non gli è mai mancato. «Prima dell’inizio della stagione ho giocato sempre, poi ho avuto un problema inguinale e ho perso il posto». Maledetti infortuni. «Ti chiedi sempre: di nuovo? Perché io? Ero in forma, ma poi dici a te stesso che tormentarsi non serve. Sono un professionista di alto livello, ho superato infortuni ben più gravi e ora mi sento bene. Sto molto bene: vorrei giocare più spesso, preferibilmente sempre, ma devo soltanto lavorare e convincere Ancelotti. Attendo con ansia le mie chance: credo che il ritorno negli undici, tra i titolari, sia soltanto una questione di tempo».
«È dura, mi mancano gol e fiducia Ma segnerò ancora e sarò titolare»
IO E NANDO. A Llorente, acquistato dopo il tramonto dell’affare Icardi e già a segno tre volte, è bastato poco per incidere. «Sono molto felice che sia arrivato a Napoli: è esperto, bravissimo di testa e nei duelli con i difensori. Posso imparare tanto da lui. La concorrenza non ha mai fatto male a nessuno». Poi, valutazione tattica: «Penso che la nostra impostazione ottimale sia con Insigne e Mertens a sostegno della punta centrale». E gran finale: «Voglio tornare al gol, certo, e continuerò a lottare: è tutto nelle mie mani. Anche la fine della crisi».