L’ira cinese sull’Nba: gare a rischio
Tensione alle stelle dopo un tweet a favore della protesta di Hong Kong
Non c'è voluto troppo tempo. Da venerdì, giorno in cui Daryl Morey, gm degli Houston Rockets, aveva twittato il suo appoggio alle proteste di Hong Kong, a ieri, 11 dei 13 partner ufficiali cinesi presenti nella website “NBA China”, avevano già terminato (o almeno sospeso) il rapporto con la league statunitense, mentre le dirette tv delle partite, a cominciare da Lakers-Nets (oggi a Shanghai) sono state annullate. Cancellati i Rockets dal vocabolario mandarino, pronunciare oggi quel nome all'interno della muraglia potrebbe portare a guai seri. E Yao Ming? Una furia, mai visto così, magari la stessa rabbia l'avesse usata quando giocava. Peggio della guerra dei dazi del presidente Donald Trump.
Non scherza la Cina se si vanno anche solo a sfiorare le loro questioni politiche interne. Così è arrivato l'intervento del commissioner Adam Silver. Domenica si è arrampicato sugli specchi cercando di unire la libertà di espressione, sempre sbandierata dalla NBA, con interessi economici enormi: la Cina infatti è il loro secondo mercato al mondo. Così la sua immediata risposta, che ha avuto una traduzione differente dall'originale in inglese, più soft, piena di scuse, non ha scalfito la posizione cinese, ma al tempo stesso ha innescato reazioni negative negli States, costringendo Silver a una nuova precisazione, un po' più ferma, a difesa di Morey, un paio di giorni dopo.
Sono oltre 500 milioni i fans della NBA in Cina, un mercato che per la NBA supera i 4 miliardi di dollari, ma, tutti compresi, dai vertici alle stelle che scendono in campo, se n'erano sempre infischiati di diritti umani e tutto quello che capitava di storto in quella parte dell'Asia. Così ci ha provato anche Tilman Fertitta, padrone dei Rockets, a evitare che la barca affondasse “cinguettando” che Morey aveva parlato per se stesso e non rappresenta la società. Inutilmente: Tencent, contratto streaming di 5 anni con la NBA, non ha cambiato idea e non trasmetterà più gli incontri dei texani mentre Yao Ming, oggi presidente della Chinese Basketball Association, non ci ha nemmeno pensato di tornare sulla sua decisione: i rapporti di cooperazione con il suo ex club restano sospesi.
VOCE STONATA. Diatriba che, sperando si possa risolvere in qualche modo, ha visto l'intervento di candidati democratici alle Presidenziali 2020, ma anche di Gregg Popovich, coach di San Antonio, che, ancora sotto shock per la figuraccia mondiale, ha fallito ancora il bersaglio: «Silver è un gran leader le sue parole - quando lo confronti con quello che abbiamo dovuto vivere negli ultimi tre anni (Trump, ndr) c'è una gran differenza». Infine Dennis Rodman: «Prenotatemi un volo, so un paio di cose sulla diplomazia...».
Morey gm di Houston twitta, la Cina s’infuria, arrivano le scuse ed è peggio...