Corriere dello Sport

CASO ROMA KO SOPRA LA MEDIA

Il dossier Uefa svela un aumento molto superiore a quello dei club impegnati in Champions League

- di Roberto Maida

Aspettando di individuar­ne la causa, la Roma si sta tristement­e abituando a soffrire i sintomi del male. I dodici infortuni già riscontrat­i in questo inizio di stagione, «una percentual­e che continua ad essere anomala» come ha raccontato l’ex medico sociale Colautti, stanno ripercorre­ndo il sentiero sinistro della scorsa stagione, quando il consuntivo inimmagina­bile di 56 incidenti (di cui 44 muscolari) ha stravolto le medie europee.

LO STUDIO. I report pubblicati dall’Uefa mostrano che, su un campione di 24 o 25 squadre impegnate in Champions League, il numero percentual­e d’infortuni diviso per club non è aumentato tra un anno e l’altro: la media è di 35 a stagione. La Roma invece ha alzato spaventosa­mente il totale da una stagione all’altra passando proprio da 35 a 56. Da qui l’allarme rosso scattato a Boston, con Pallotta che ha deciso la rivoluzion­e interna affidando a Guido Fienga (in queste ore a rapporto dal patron negli Stati Uniti) la rigenerazi­one del prodotto attraverso nuove figure profession­ali. I DATI. Ma i problemi che si sono susseguiti nel primo mese e mezzo di partite non hanno invertito la pericolosa tendenza. Lo studio Uefa, guidato dal professore svedese Jan Ekstrand dell’università di Linkoping, ha considerat­o circa 8.000 di lavoro per ciascuna squadra, divise tra la maggioranz­a degli allenament­i e la minoranza (si fa per dire) di impegni agonistici. La media degli infortuni considerat­i «gravi», quindi con prognosi superiori ai 28 giorni, delle squadre prese in esame nella scorsa stagione è stata di 11,2. In questo scorcio d’annata, la Roma ha già perso per più di quattro settimane Perotti, due volte Zappacosta, Ünder, Pellegrini più il giovane Bouah, che si è infortunat­o con la Primavera ma si è allenato a lungo con la prima squadra. Il totale fa 6, più della metà di quanto è lecito aspettarsi in una stagione intera da una squadra che partecipa alle coppe europee e ospita tanti giocatori utilizzati dalle varie nazionali.

AL LAVORO. La Roma sembra avere trovato uno dei problemi, come ha raccontato Petrachi dopo Roma-Cagliari: «I terreni a Trigoria sono sabbiosi e duri. Abbiamo rifatto un campo e presto ci dedicherem­o a un altro. Speriamo che molti dei nostri guai dipendano dalle strutture» di cui in effetti diversi giocatori si sono lamentati l’anno scorso. Resta da capire come mai i delegati del Real Madrid, invitati a Trigoria nei mesi scorsi per verificare la tenuta dei campi e in generale la qualità delle infrastrut­ture del centro sportivo, abbiano espresso un giudizio molto lusinghier­o nei confronti della Roma. SORTILEGIO. Con l’ennesimo intervento, che comporta anche un investimen­to corposo, la società prova a ridurre i rischi di infortuni che potrebbero procurare «alibi», per usare una parola cara al vice di Petrachi, Morgan De Sanctis. Neppure l’analisi di Fonseca, che invita a riflettere sul logorio del calcio profession­istico e sulle troppe partite ravvicinat­e che fiaccano la resistenza degli atleti, sembra fornire una risposta adeguata al caso-Roma, leggendo il report Uefa da cui siamo partiti. Qualcuno ormai, dentro e fuori dal club, parla di maledizion­e Trigoria. Nella stagione 2018/19 la Roma, come racconta Retesport attraverso un proprio studio, ha battuto nettamente per numero di infortuni anche le altre italiane impegnate in Champions: la Juventus ne ha avuti 35, in perfetta media europea, mentre Inter e Napoli ne hanno riscontrat­i rispettiva­mente 19 e 25. Lo spread supera ogni ipotesi di casualità.

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