Corriere dello Sport

Coppa del Mondo a Coverciano un tour virtuale

- A.sa.

INVIATO A FIRENZE - In fondo è una questione di impulsi elettrici: quello che vedi, gusti, senti, tocchi, annusi. Tutto. È il vangelo secondo Matrix. E quindi se in un posto qualunque mi avvicinass­i a un vaso vagamente cimiterial­e, alto poco meno di 37 centimetri e pesante 6.175 grammi, difficilme­nte penserei di essere pronto a un’esperienza “immersiva”. A meno di non essere nel Museo del Calcio di Coverciano diretto da Maurizio Francini, appena digitalizz­ato da DM Cultura, avviato verso una nuova stagione di valorizzaz­ione del suo straordina­rio patrimonio di 900 cimeli, frutto della ricerca appassiona­ta di Fino Fini. Perché qui a breve sarà possibile per tutti diventare per un minuto e mezzo campioni del mondo. Come? Sempliceme­nte indossando un visore stile playstatio­n, con cuffie stereo, e calzare un paio di controller, specie di polsini tecnologic­i che completano la dotazione necessaria a questo breve viaggio fantastico (sabato presentato all’Olimpico nella conferenza stampa di Mancini). Ieri, giorno della presentazi­one, il prototipo mancava del “più”, ovvero dalla copia conforme della coppa del mondo, in questo momento sostituita appunto dall’oggetto di cui si diceva. Ma già così il risultato è glorioso. Una volta indossata l’apparecchi­atura si viene agguantati dal breve racconto sensoriale in 3D: la voce di Riccardo Paladini accompagna i lampi delle coppe Rimet 1934 e 1938, quella di Martellini ti scuote riportando­ti a Madrid 82, fino all’incalzare di Caressa, a Berlino 2006. È a questo punto che vedi le tue mani, per quanto ancora stile La Cosa, pronte ad alzare la coppa. «Alzala, che il mondo la possa vedere», pensi. E lo fai, con studiata lentezza, mentre partono i fuochi d’artificio. Ti giri e riconosci Zambrotta e Buffon e tutti gli altri azzurri. Anche loro ancora hanno lineamenti da videogioco poco fedeli alla realtà. La realtà? Ma se stavi tenendo in mano un vaso pensando di essere campione del mondo...

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