Corriere dello Sport

FERRARI A SUZUKA ESAME PER IL 2020

Il lavoro di Maranello sulla rinnovata SF90 serve a costruire il futuro Alla nuova aerodinami­ca usata a Singapore e Sochi manca solo il test dei curvoni veloci: risposta importante per la prossima Rossa

- Di Fulvio Solms

La delizia della Ferrari è aver trovato il bandolo perché quattro pole position di fila (Spa, Monza, Singapore, Sochi) e tre vittorie-quasi quattro non è merce preziosa solo allo stato dell’arte, ma lo sarebbe stata anche solo in forma di ipotesi a inizio anno, quando si sperava che la Rossa potesse prendersi il Mondiale, o quanto meno lottare per.

Il tormento è l’esame eterno cui è sottoposta, dopo aver ritrovato la competitiv­ità. Sì, la SF90 è una macchina matura eppure oggi viene valutata come fosse un progetto giovane. Perché il nuovo pacchetto aerodinami­co che l’ha trasformat­a è stato presentato solo a Singapore e poi si è rivisto a Sochi: ha funzionato bene ma ormai ogni appuntamen­to il Gran Premio del Giappone da domani - porta con sé qualcosa di inedito per la Rossa, mentre Mercedes non ha più molto da scoprire della W10.

L’APPUNTAMEN­TO. Esempio: i curvoni veloci. Suzuka riproporrà passaggi simili a quelli di Silverston­e dove, ricordiamo, la Ferrari incassò mezzo minuto di ritardo. Ma quella, appunto, era una macchina molto diversa.

Ecco, dopo aver visto la SF90 andare fortissimo a Spa e Monza come ci si aspettava, e veloce a Singapore e Sochi dove con la vecchia aerodinami­ca avrebbe indicibilm­ente sofferto, arriva il nuovo test: in Giappone curve rapide con temperatur­e basse, una promessa di felicità per il telaio Mercedes e anche per il suo motore, non immune dalla grana del surriscald­amento. L’appuntamen­to è subito sulle S Curve tanto simili ai settori veloci di Silverston­e, ma anche sulla Spoon e sula mitica 130R da oltre trecento all’ora, parente della Blanchimon­t di Spa.

Mattia Binotto si sbilancia: «Dobbiamo estrarre il massimo delle prestazion­i dalla SF90 per vedere confermati i livelli di competitiv­ità raggiunti nelle ultime gare». Non è una scommessa piccola, né è qualcosa che ha valore solo per questo weekend o per il prosieguo di un Mondiale che come classifich­e ha ormai poco da dire: quand’è che la Mercedes avrà la certezza del titolo costruttor­i? Già domenica prossima? In Messico? E quando Hamilton potrà dire di aver superato Fangio con il sesto titolo? Ad Austin? Tutte domande che potrebbero trovare una comune e tranciante risposta in: chi se ne infischia.

GUARIGIONE. La scommessa non è piccola, dicevamo, perché se l’alchimia trovata nell’aerodinami­ca funzionerà anche in Giappone, e le gomme garantiran­no aderenza col freddo, la SF90 potrà dirsi guarita e la soluzione tecnica risulterà preziosa per il progetto 2020 (stessi regolament­i tecnici di quest’anno) che è sì in stato avanzato, ma ancora in grado di accogliere modifiche struttural­i.

Anche Leclerc aspetta con ansia il verdetto tecnico, per il suo presente e in chiave 2020: «Dalle curve da alta velocità al tornantino, Suzuka ha davvero tutto e ciò la rende mitica. Le caratteris­tiche sono differenti rispetto alle piste su cui abbiamo gareggiato di recente: sarà importante verificare come si comporterà l’aerodinami­ca introdotta di recente».

In tutto questo s’inseriscon­o il suo personalis­simo duello con Sebastian Vettel per la leadership all’interno della squadra - anch’esso un progetto finalizzat­o al prossimo anno - e il meteo, che di giorno in giorno cambia colore come un livido e ieri prometteva: asciutto per le prove libere domani e per la gara domenica, Arca di Noè sabato all’ora delle qualificaz­ioni.

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GETTY Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen nel GP Giappone del 2018, quando arrivarono rispettiva­mente sesto e quinto con circa un minuto di ritardo dalle Mercedes

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