L’AQUILA NON VOLA PIÙ
Disastro sportivo nella città degli scudetti ovali Fallita per 49.000 € la franchigia che teneva in vita una gloriosa isola di rugby. I giocatori in C1
Un anno fa raccontavamo la scomparsa dell'Aquila Rugby Club. Strali quasi di sdegno giunsero dal capoluogo abruzzese: «Il simbolo è ancora vivo!» Perché, sindaco in testa, partiva il progetto Unione Rugby L'Aquila, franchigia che riuniva Polisportiva L'Aquila Rugby, L'Aquila Neroverde, Vecchie Fiamme e Gran Sasso. Da quest'ultima il titolo per affrontare la Serie A, seconda categoria nazionale. Tasche non proprio piene (eufemismo), ma tanto entusiasmo. Cuore indomito della gente d'Abruzzo, ça va sans dire.
Negli ultimi 14 mesi, l'Unione ha cambiato due presidenti, entrambi dimissionari; ha raggiunto comunque la salvezza sul campo, ma trascorrendo poi un'estate di passione. E martedì sera, al termine dell'ultima assemblea dei soci durata sì e no un paio d'ore, la notizia riportata ieri su queste pagine: l'Unione non c'è più, va in liquidazione, titolo di Serie A in federazione e i giocatori - appena 12! - ripartiranno dalla C1 sotto le insegne della Polisportiva. Per la prima volta in 71 anni (stagione 1948-1949), l'Italia ovale non avrà una rappresentante aquilana nei primi due campionati nazionali.
GIOCATORI. La fine di un simbolo che però guarda già a un nuovo inizio. Tutto ciò nelle parole di Nicola Caporale, ultimo presidente dell'U.R.L.: «Visti gli appelli caduti nel vuoto e considerando i tempi ristretti (la A parte il 20, ndr) sono stati gli stessi giocatori a chiederci di ripartire dalla C1. Al contempo, la Polisportiva si occuperà dei campionati giovanili fino all'insostituibile serbatoio dell'Under 18 Elite. Le abbiamo provate tutte, fino alla fine, e oggi non posso che ringraziare i ragazzi per il loro senso di responsabilità».
Caso più unico che raro nello sport italiano, nonché, se vogliamo, in una città che richiama tante forze imprenditoriali impegnate per una ricostruzione post-sisma, un club dichiara fallimento gravata da un buco di appena 49.000 euro. A nemmeno 20.000 euro ammontano i debiti nei confronti dei fornitori. Eppure la ricapitalizzazione è stata fino all'ultimo un miraggio. «Di possibili nuovi soci nemmeno l'ombra. E la situazione era disperata già a settembre, con le dimissioni del presidente Anibaldi. Si è mossa l'amministrazione cittadina per trovare altri soggetti, in ultima battuta persino amici e parenti dei giocatori, ma non è stato sufficiente».
CALCIO. Caporale resta ottimista pur parlando di una battaglia persa. La stessa che, parallelamente, ha condotto L'Aquila 1927, la squadra di calcio iscritta al campionato Promozione, la quarta categoria partendo dal basso. Per portare a casa la stagione, ha messo insieme un nutrito gruppo di microsponsor, per lo più commercianti. Insomma nemmeno la palla tonda rotola tranquilla. Questa, però, quantomeno rimbalza in uno stadio nuovo. Il vecchio “Tommaso Fattori”, invece, è tuttora inagibile per eventi in notturna e riaprirà a novembre. La Polisportiva gioca e giocherà nel rinnovato Centi Colella, l'impianto costruito negli anni 80 sotto la spinta dell'allora sponsor Scavolini.
L'ultimo scudetto datato 1994 resta un ricordo lontanissimo. Lo è, purtroppo, anche lo stadio zeppo quell'11 settembre 2009. La prima partita al “Fattori” dopo il terremoto, quando L'Aquila Rugby tornò emblema, anzi sinonimo di ricominciare. Ripartire. Quanto a volare... beh, L'Aquila sportiva deve ricordare come si fa.
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