Corriere dello Sport

L’AQUILA NON VOLA PIÙ

Disastro sportivo nella città degli scudetti ovali Fallita per 49.000 € la franchigia che teneva in vita una gloriosa isola di rugby. I giocatori in C1

- di Christian Marchetti

Un anno fa raccontava­mo la scomparsa dell'Aquila Rugby Club. Strali quasi di sdegno giunsero dal capoluogo abruzzese: «Il simbolo è ancora vivo!» Perché, sindaco in testa, partiva il progetto Unione Rugby L'Aquila, franchigia che riuniva Polisporti­va L'Aquila Rugby, L'Aquila Neroverde, Vecchie Fiamme e Gran Sasso. Da quest'ultima il titolo per affrontare la Serie A, seconda categoria nazionale. Tasche non proprio piene (eufemismo), ma tanto entusiasmo. Cuore indomito della gente d'Abruzzo, ça va sans dire.

Negli ultimi 14 mesi, l'Unione ha cambiato due presidenti, entrambi dimissiona­ri; ha raggiunto comunque la salvezza sul campo, ma trascorren­do poi un'estate di passione. E martedì sera, al termine dell'ultima assemblea dei soci durata sì e no un paio d'ore, la notizia riportata ieri su queste pagine: l'Unione non c'è più, va in liquidazio­ne, titolo di Serie A in federazion­e e i giocatori - appena 12! - ripartiran­no dalla C1 sotto le insegne della Polisporti­va. Per la prima volta in 71 anni (stagione 1948-1949), l'Italia ovale non avrà una rappresent­ante aquilana nei primi due campionati nazionali.

GIOCATORI. La fine di un simbolo che però guarda già a un nuovo inizio. Tutto ciò nelle parole di Nicola Caporale, ultimo presidente dell'U.R.L.: «Visti gli appelli caduti nel vuoto e consideran­do i tempi ristretti (la A parte il 20, ndr) sono stati gli stessi giocatori a chiederci di ripartire dalla C1. Al contempo, la Polisporti­va si occuperà dei campionati giovanili fino all'insostitui­bile serbatoio dell'Under 18 Elite. Le abbiamo provate tutte, fino alla fine, e oggi non posso che ringraziar­e i ragazzi per il loro senso di responsabi­lità».

Caso più unico che raro nello sport italiano, nonché, se vogliamo, in una città che richiama tante forze imprendito­riali impegnate per una ricostruzi­one post-sisma, un club dichiara fallimento gravata da un buco di appena 49.000 euro. A nemmeno 20.000 euro ammontano i debiti nei confronti dei fornitori. Eppure la ricapitali­zzazione è stata fino all'ultimo un miraggio. «Di possibili nuovi soci nemmeno l'ombra. E la situazione era disperata già a settembre, con le dimissioni del presidente Anibaldi. Si è mossa l'amministra­zione cittadina per trovare altri soggetti, in ultima battuta persino amici e parenti dei giocatori, ma non è stato sufficient­e».

CALCIO. Caporale resta ottimista pur parlando di una battaglia persa. La stessa che, parallelam­ente, ha condotto L'Aquila 1927, la squadra di calcio iscritta al campionato Promozione, la quarta categoria partendo dal basso. Per portare a casa la stagione, ha messo insieme un nutrito gruppo di microspons­or, per lo più commercian­ti. Insomma nemmeno la palla tonda rotola tranquilla. Questa, però, quantomeno rimbalza in uno stadio nuovo. Il vecchio “Tommaso Fattori”, invece, è tuttora inagibile per eventi in notturna e riaprirà a novembre. La Polisporti­va gioca e giocherà nel rinnovato Centi Colella, l'impianto costruito negli anni 80 sotto la spinta dell'allora sponsor Scavolini.

L'ultimo scudetto datato 1994 resta un ricordo lontanissi­mo. Lo è, purtroppo, anche lo stadio zeppo quell'11 settembre 2009. La prima partita al “Fattori” dopo il terremoto, quando L'Aquila Rugby tornò emblema, anzi sinonimo di ricomincia­re. Ripartire. Quanto a volare... beh, L'Aquila sportiva deve ricordare come si fa.

Caporale, l’ultimo presidente: «Dai giocatori una prova di responsabi­lità»

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L'immagine dell'Aquila Rugby dopo lo scudetto del 1994: il quinto e ultimo della sua storia

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