Corriere dello Sport

SCALATA BERRETTINI FINALS A COLAZIONE

L’azzurro trova negli ottavi di finale in Cina un avversario difficile A Shanghai sfida Bautista-Agut numero 7 della Race to London Può essere il giorno decisivo

- di Stefano Semeraro

Un duello all’alba, o quasi, per noi che viviamo nel fuso orario europeo. Solo che al posto del classico Far West c’è il Far East, l’estremo Oriente di Shanghai. Stamattina, a seguire il match fra Fognini e Khachanov, programmat­o alle sei e mezzo italiane, negli ottavi di finale del Masters 1000 cinese Matteo Berrettini si gioca il parente stretto di uno spareggio per le Atp Finals contro Roberto Bautista Agut, uno dei suoi diretti concorrent­i nella corsa verso Londra.

SCALATA. A inizio torneo Matteo era numero 10 della Race, la classifica che somma solo i risultati dell’anno e decide chi sono gli otto maestri; Bautista-Agut, il tennista cowboy che possiede sette cavalli e vive in una casa-fattoria piena di animali, numero 7. Chiaro che chi la spunta, conquistan­dosi un posto nei quarti, fa di fatto un passo avanti importante, se non decisivo: verso la 02 Arena, e comunque verso un posto fra i primi 10 nella classifica Atp di fine anno. Dopo quarant’anni di astinenza - l’ultimo top-ten azzurro prima di Fognini, n.9 a giugno, era stato Barazzutti nel ’78 - l’Italia fra l’altro rischia di metterne a referto due nella stessa stagione. Mica male. Matteo ieri ha battuto il cileno rampante Cristian Garin con la stessa grinta, la stessa determinaz­ione, la stessa freddezza da grande giocatore che aveva mostrato all’esordio contro Jan-Lennard Struff, il tennista onomatopei­co. Al poco fantasioso martello tedesco aveva rifilato un eloquente 6-2 6-1, a Garin, che lo ha battuto a inizio anno nella finale di Monaco, ha concesso poco più: 6-3 6-3. Un Berrettini chirurgico, che ha piazzato un break sul 3-3 del primo set ed è poi scattato 4-2 nel secondo, non lasciando nessun margine, nessun appiglio a Garin. Energie preziose risparmiat­e per il match di oggi, che prevedibil­mente sarà meno comodo. Anzi, decisament­e spigoloso.

RIVALE. Bautista, un passato da promessa del calcio come ‘puntero’ nelle giovanili del Villarreal, è uno spagnolo anomalo, gioca piatto, preciso, un metronomo leggero ma inflessibi­le, che ti toglie tempo e lucidità, e si stanca raramente. Sette dei suoi nove titoli Atp li ha vinti sul cemento (gli altri due su terra ed erba), compreso quello di quest’anno a Doha, dove al primo turno ha battuto proprio Berrettini - e nettamente: 6-1 6-4 - prima di stroncare uno dopo l’altro Wawrinka, Djokovic e Berdych. Il 2019 si avvia a diventare la sua miglior stagione (quarti in Australia, semifinali a Wimbledon, primo ingresso fra i top-10), proprio come per Matteo che ha vinto sì gli altri due precedenti, ma entrambi sulla terra, l’anno scorso nella finale di Gstaad e quest’anno in semifinale a Monaco. RISORSE. Matteo ha le armi tecniche (e ormai anche mentali) per spuntarla anche sul ‘duro’, su tutte servizio e diritto; ma per mettere le mani sul malloppo (di punti) deve evitare di farsi imbozzolar­e in scambi prolungati da fondocampo. Intorno ai due sfidanti la situazione resta fluida, visto che ieri hanno vinto sia Tsitsipas (che comunque è in netto vantaggio sul gruppo) sia Zverev, sia Goffin - entrambi davanti a Matteo nella Race - mentre già al primo turno era uscito di scena Monfils, che insegue e rischia di pagare caro il passo falso contro Hurkacz. Oggi sono in campo tutti, Zverev contro Rublev, Tsitsipas contro Hurkacz, Goffin contro Federer, in uno sprint prolungato che continuerà probabilme­nte fino a Bercy. Matteo, come Filippo Tortu a Doha, ha chiaro il suo obiettivo: una delle otto corsie delle Finals.

 ?? GETTY IMAGES ?? Matteo Berrettini, 23 anni, in corsa per le Atp Finals
GETTY IMAGES Matteo Berrettini, 23 anni, in corsa per le Atp Finals

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy