«Lazio, manca la mentalità vincente»
- Mentalità vincente. Abitudine al combattimento. Ecco la fotografia di Lotito legata alla Lazio di Inzaghi, bella e inconcludente, promettente e abituata a non mantenere. Le flessioni di rendimento, le cadute e le risalite, sono state spiegate così dal presidente. Questione di testa, psicologica, di Dna. Ha parlato di cattiveria agonistica, di personalità, di un certo tipo di carattere. Cosa manca? E’ arrivata la solita risposta fiume. «La determinazione, la coscienza dei propri mezzi. C’è un processo semplice di carattere psicologico. O hai una sovraestimazione dei tuoi mezzi o non hai coscienza di te stesso. A quel punto nonostante grandi potenzialità, hai bisogno essere portato al combattimento». La Lazio deve crederci e forse avrebbe bisogno di un contesto diverso, in cui sia esaltata maggiormente di quanto accade. L’opinione, diffusa a Formello, è stata esplicitata da Lotito sotto forma di vantaggio. «La Lazio non è mai rappresentata a livello mediatico, ma ai miei collaboratori dico che è un bene. Se non esisti, nessuno ha la preoccupazione di doverti ostacolare».
GRUPPO. Certi risultati non sono stati raggiunti per superficialità, per presunzione. «Quando uno vuole raggiungere un obiettivo, oltre alle potenzialità tecniche e agonistiche, deve avere le potenzialità mentali, di determinazione, di autostima, di coscienza dei propri mezzi, di umiltà. L’umiltà è una componente fondamentale. Se vai in un contesto e ti rendi conto che l’avversario è più debole ma poi non lo traduci in un risultato significa che lo hai sottovalutato, perché non hai messo in campo tutto quel sano agonismo fondamentale per raggiungere l’obiettivo». Secondo Lotito, hanno contribuito eccessi di individualismo, da sempre combattuto. «Gli obiettivi si raggiungono con le capacità, con le potenzialità, con la preparazione, con la qualità, ma anche con il convincimento di doverli raggiungere tutti insieme. Con lo spirito di gruppo, non con l’individualismo. Perché l’individualismo funziona all’interno di un gruppo. Non sto facendo discorsi a carico di nessuno. Quando hai una squadra che lavora all’unisono, si vince tutti insieme, l’ho sempre detto. Anche il magazziniere, il medico, il fisioterapista, la società e i tifosi sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi. Quando viene meno questo aspetto, che non è lo spogliatoio spaccato come dite voi, si produce la mancata di percezione della propria forza. L’individualismo determina un voler raggiungere gli obiettivi dimostrando che uno è più forte, più bravo degli altri. Qui si vince tutti insieme. Il risultato è di tutti. Avere coscienza di se stessi è una cosa fondamentale».
VOLONTA’. Lotito vorrebbe una Lazio a sua immagine e somiglianza sul campo. Più combattiva. Non l’ha mai avuta. «Io, con tutto il rispetto, forse ho una voglia completamente diversa di dimostrare le cose attraverso i fatti concreti, ma non è pensabile che se sei concentrato per raggiungere un obiettivo, non lo raggiungi. Soprattutto se hai le qualità per farlo. Con il mio carattere non accadrebbe mai. Perché se mi metto in testa di raggiungere un obiettivo, l’obiettivo lo raggiungo. Perché rientra nel mio Dna. Io sono stato forgiato e quindi dico che bisogna allenare la mente e lo spirito. Devi essere cosciente di te stesso e di quello che puoi fare. Anche dei tuoi limiti, più di questo non posso fare. E’ fondamentale in una squadra di calcio». E’ tornato al concetto di gruppo: «Non è vero che c’è quello che conta di più e quello che conta di meno. Tutti sono fondamentali, c’è una regola. Dove non può il re, può il fante. La vita è questa. Se tutti insieme agiscono all’unisono, anche chi sta in panchina è determinante. Bisogna che la squadra acquisisca questa mentalità. Una mentalità vincente».
«È questione di testa e Dna, con me non accadrebbe mai: se voglio, raggiungo»