Maldini potrà mai diventare Galliani?
Caro Cucci, avrai notato che gli estetisti - come li chiami tu - sono unpo’silenziosiperchédappertutto, anche in Casa Sarri, si bada più avincerecheafareifenomeni.Non so se agli estetisti piace cantare i 700 gol di Cristiano, a me - che ho imparato da te - fa soprattutto impressione che abbia celebrato l’evento perdendo. Non ti sembra scandalosofesteggiareilrigoreche fa 700, mentre il Portogallo perde 2-1 (e rischia la qualificazione) con l’Ucraina di Shevchenko che invece si qualifica?
Caro Bussi, archivierei volentieri l’argomento se non fosse che ogni giorno c’è qualcuno che lo riaccende, giusto per far chiacchiere. Credo sia sotto gli occhi di tutti che Sarri, tirato in ballo non per sua colpa, bada soprattutto a far punti con una squadra che sa vincere senza lasciarsi andare a leziosità per pipparoli. Sono andato apposta a San Siro, per INTER-JUVE, a vedere con i miei occhi quello che spesso la tv, manovrata da troppi opinionisti estetisti, non fa vedere. Ho registrato due/tre cose: che l’Inter senza Icardi ha perduto il potenziale gol da scudetto; che Lukaku è almeno per ora - il poco che avevo descritto, auguro a Conte di vederlo crescere (non di peso); che la Juve non la ferma nessuno perché è ricca non di fatturato ma di campioni, spendono anche i suoi avversari, eccome, ma portano a casa poco. E i campioni non nascono dalla testa dei tecnici. Bravo Sarri, piuttosto, che invece di ascoltare Paratici e Nedved si è... accontentato di Higuain e Dybala. Con Paulo, poi, s’è permesso di smentire la scelta sbagliata di Allegri, per uguagliarlo gli manca solo di cominciare a vincere scudetti. Comunque, per capirci meglio, quando una squadra come la Juve vince è anche merito del tecnico, ANCHE, perché se dessimo retta ai sacchisti è il modulo che vince, la qualità del gruppo formato di calciatori - dice Arrigo - non di giocatori; e di uomini forgiati blabla e blabla...
A proposito di Sacchismo e Sarrismo ho letto una curiosa intervista a Cesar Luis Menotti, quello che disse di non aver stretto la mano a Videla ma ne colse la benedizione urbi et orbi. L’intervistatore gli dice che Sarri si ispira anche a lui, è un suo allievo, olè, e Menotti rispose: «Ne sono contento e onorato. Non è la prima volta che in Italia si gioca bene: il Milan di Sacchi non nasce per caso. Ma il bel gioco non è un valore assoluto, è solo un gusto: a me piace più questa Juve della vecchia perché gioca la palla... Io voglio questo: voglio Guardiola, voglio Sarri». L’intervistatore insiste sul tema estetico e, a proposito, cita lo storico slogan della Juve “vincere è l’unica cosa che conta”, e lui: «Frase grossolana, cosa significa? Come se dicessi che l’unica cosa che conta per vivere è respirare... Mi piace chi ha un impegno estetico nell’arte. E il calcio è un’arte». Olè. Menotti è inguaribile. Non gli è bastata la lezione dell’82, l’Italia che surclassa l’Argentina, Gentile che appieda Maradona e Diego che prima si lamenta eppoi confessa che “Gheddafi” lo ha battuto correttamente.
Su una cosa sono d’accordo con Menotti: il calcio è arte. Ma se il capolavoro non ti riesce, se il Mundial di Videla ti sta sfuggendo, l’aiutino, anzi l’aiutone dell’arbitro e puoi dirti campione del mondo tutta la vita. Parafrasando la famosa battuta di Vujadin Boskov (quanto mi manca la sua ironia): «Vittoria è se arbitro vuole».
P.S. Mi sono visto emozionatissimo “Bohemian Rapsody”, un capolavoro assoluto. Quando ancora non ero stato travolto da ricordi degni di lacrime ho sentito una battuta di Freddie Mercury a caccia di gloria: «Vincere. Bisogna vincere».