Se il Diavolo ha il fiato corto
Non c’è nulla di peggio che decidere senza poter decidere. Non c’è nulla di più fragile e di meno rassicurante di una scelta fatta in queste condizioni. Ma è il percorso nel quale si sta avvitando il Milan.
Non c’è nulla di peggio che decidere senza poter decidere. Non c’è nulla di più fragile e di meno rassicurante di una scelta fatta in queste condizioni. Ma è il percorso nel quale si sta avvitando il Milan, una catena ripetuta di reazioni poco convinte, sempre più spesso indispensabili che necessarie. È una specie di condanna a dover vivere di sole conseguenze, senza poter incidere sulle cause. Se non è una spiegazione per ogni passo recente, il disavanzo da 146 milioni gli assomiglia molto. Novanta erano previsti, gli altri 56 sono un nuovo grano nel rosario del malodestino. Ora è perfino più decifrabile la fretta con cui Boban e Maldini hanno chiuso l’esperienza di Marco Giampaolo. Se prendi un allenatore celebrato per la sua capacità di dare un’identità precisa alle sue squadre, devi lasciargli il tempo di costruirla. Solo che il Milan s’è accorto che quel tempo non lo aveva. Non ce l’ha. Tutto il nervosismo innescato nel suo mondo dalle parole di Gazidis sulla serie D, compresa la reazione di Berlusconi e Galliani, fa riferimento a questo numero a tre cifre che balla dentro le sue stanze.
Il punto è che da ieri i conti si fanno pure all’esterno. Una parte di rosso è strutturale. Viene dal costo del lavoro, la voce che mette sempre una squadra di calcio con le spalle al muro. Per risollevarsi servono campioni, o almeno buoni giocatori; i buoni giocatori costano e se ne sbagli ogni estate uno o due il bilancio imbrunisce e al bancomat della Champions passa qualcun altro. Da oggi il Milan è più fragile anche perché deve affrontare in pubblico la faccenda. Deve darne conto a sponsor che vogliono legarsi a un’immagine vincente prima che a brand storici. Deve darne conto a una UEFA con cui i discorsi sono stati congelati ma non chiusi. Deve darne conto a interlocutori con i quali tiene relazioni d’altissimo livello per lo stadio. Dentro il disavanzo ci sono cifre da Milan del misterioso Li, la sfida è continuare a risanare conservando appeal e credibilità per rasserenare il mercato.
Il destino di Giampaolo ha preso una scossa dentro questo cortocircuito. Aspettarsi da lui risultati eccellenti in tre mesi, era una posizione troppo ingenua per appartenere a uomini di campo come Boban e Maldini. Non c’era tempo. Ma tanto valeva dirselo subito. Almeno dentro le stanze. Oggi il Milan sembra una di quelle squadre che al quarto dei quattro minuti di recupero, con un gol da recuperare, lancia il pallone lungo e dritto come un fuso in area di rigore, sperando che spunti da qualche parte una testa per metterlo dentro.