Mertens, il contratto d’oro divide Napoli
A maggio l’attaccante più amato avrà 33 anni: chiede un triennale da 17 milioni
Si fa in fretta a pensare che cuore e cervello possano isolarsi, staccandosi da quel corpo e standosene da soli, in un angolo sperduto di Palazzo Donn’Anna, a riflettere: diciassette milioni di euro, tutti in un triennio, che danzano e laggiù, nel mare di Napoli, (forse) la malinconia che avvolge Dries Mertens. Diciassette milioni in Cina o diciassette milioni dal Napoli, per non vivere nel «ragionevole dubbio»: c’è un confine sottilissimo, tra la romantica visione della propria esistenza e quella fredda «bramosia» d’una ricchezza vera, enorme e sconfinata quanto la Cina che l’attende. E Napoli che aspetta di capire ora resta «spaccata» a metà. Sono le conseguenze dell’amore, direbbe Paolo Sorrentino, che avvolgono anche De Laurentiis, manager di un’azienda che è un’emozione popolare ma che da essa non può farsi travolgere.
E allora: mettete uno scrittore, un penalista, un ex rettore che è anche un matematico, un comico, un giornalista, un oro olimpico e mondiale di pugilato e due calciatori dinnanzi a questo pallone, in cui virtualmente, manco fosse un caveau, c’è questo patrimonio sconfinato che sta per inghiottire «Ciro» e provate a decodificare cosa attraversi Napoli, il Napoli e Mertens, aggrappati a un filo d’oro che Maurizio De Giovanni, mentre sta per lanciarsi tra i suoi prossimi «Bastardi di Pizzofalcone», tenta dolcemente di strappare: «Ciro è uno scugnizzo di Palazzo Donn’Anna e la partita non si gioca sui soldi. Se Mertens facesse il professionista, ruolo che a volte richiede anche l’uso del termine mercenario, allora non c’è sfida. Ma qui la logica non è economica». Però i conti, un giorno, potrebbero non tornare e Guido Trombetti, Rettore della Federico II in passato, si è rassegnato: «Me ne faccio una ragione: il Napoli costruito da Benitez va esaurendosi per ragioni anagrafiche. Mertens e Callejon viaggiano verso i trentatré anni e dunque verso il declino: rinnovare significherebbe bruciare tanti soldi». Sono, sarebbero, diciassette milioni di euro, quelli che indurrebbero Claudio Botti, avvocato e fondatore de Te Diegum, senza «cavillare» a restare nella incertezza: «Perché da tifoso gli direi: non andare; e poi da uomo a suggerirgli: beato te, scappa. Resterai, comunque, dopo Maradona, la bandiera dio questa città». Mertens è uno strappo doloroso che Marco Demarco, giornalista e scrittore, ha già vissuto con l’addio di Hamsik, un capitolo del suo «Naploitation» e che, adesso «dovrei comprendere di nuovo, perché Mertens ha aiutato a superare, per quel che ha potuto, la presenza mitologica di Maradona. Lui come Hamsik hanno aiutato il Napoli a fronteggiare la comprensibile mitizzazione di quel fenomeno e rappresentare gli idoli moderni. Ma i cicli finiscono». E «il giorno più bello del mondo», il prossimo film di Alessandro Siani, non sarà, dovesse arrivare, quello del congedo da Mertens: «Il problema non è solo passare dall’euro allo moneta cinese yuan, credetemi. Ma ragioniamoci insieme. Allora mi chiedo: Mertens riuscirà a dimenticare che qui l’hanno ribattezzato Ciro e domani in Cina lo chiameranno se tutto va bene, Chen? E riuscirà a dimenticarsi di quando mangiava nei vicoli na' granda pall e riso mentre ora dovrà accontentarsi di un semplice riso alla cantonese. Soprattutto dimenticherà di quanto Napoli sia stata perdutamente innamorata di lui?! Che dici? Ora scegli tu, Cirù!!». Dev’essere come ritrovarsi su un ring e Patrizio Oliva ce n’è stato di volte, prima di scegliere cosa dovrà fare Mertens e cosa De Laurentiis: «Un professionista deve tener presente l’aspetto economico: io spero che prevalga l’amore che Napoli gli ha riservato». Lui sì e Giordano, Bruno, invece chiederebbe a De Laurentiis: «un sacrificio, perché per uno come lui va sempre fatto», mentre Bagni, invece, farebbe altro, «vestendosi» dal manager che è: «Un dirigente ha il dovere di tutelare, attraverso investimenti mirati, il proprio club: De Laurentiis non gli darà quei soldi e lo capisco». Diciassette milioni di perché...
Giordano: Uno come il belga merita un sacrificio
Siani: L’abbiamo ribattezzato Ciro in Cina al massimo sarebbe Chen...