UN CAMPIONATO FATTO A MANO
A luglio l’Ifab ha cambiato la regola: l’impatto sulla A Assegnati ben 34 rigori (così tanti solo nel 2017-18) dei quali 12 per tocco col braccio: merito anche delle nuove regole. Ma che confusione dopo il caso-Cerri!
L’ annata promette bene, come quando la vendemmia preannuncia un vino che resterà nella storia. Fino ad oggi sono stati fischiati ben 34 rigori, come successe nella stagione 2017-18 che pure, negli ultimi 10 campionati, non è quella che ne ha visti dare di più (il primato appartiene al 2016-17, 137 penalty a fine stagione, dopo 7 turni erano solo 20). Il dato salta subito agli occhi e, non ci fosse stato quel precedente, verrebbe facile pensare che il merito - diciamo così - è della nuova regola che punisce (o dovrebbe farlo, variabile arbitro a parte) il fallo di mano, passato da “volontario” a “intenzionale”. Non è solo una questione lessicale, ma sostanziale, dove il contatto con il braccio viene sempre punito in attacco (non c’è bisogno di scervellarsi troppo, è sempre punibile quando porta ad una rete) e quasi sempre in difesa (non servono tutte le dita di una mano per contare le eccezioni, o almeno dovrebbe essere così). Dei 34 rigori concessi, 12 sono arrivati a seguito dei falli di mano: in pratica, un rigore su tre viene fischiato per questa tipologia di infrazione. Nelle intenzioni dell’Ifab (e anche in quelle di Rizzoli, almeno fino al primo giro di lancette), le novità introdotte dallo scorso primo luglio (ufficialmente) dovevano servire per eliminare gran parte del “grigio” sui falli di mano. Non è stato proprio così.
LA REGOLA. Quello che è stato stabilito dall’International Board è, nella teoria, abbastanza chiaro. Ha iniziato a dividere i falli di mano in due tipologie, attacco e difesa. Quando è l’attaccante a toccare il pallone in maniera irregolare, la rete che arriva è da annullare. Non c’è bisogno della moviola, delle interpretazioni, del bilancino. Più complicato in fase difensiva: sempre rigore? Non sempre. Ad esempio, l’autorinvio (ovvero, un difendente che si rinvia il pallone sulla mano) non può essere punito. Perché è l’intenzione che determina la decisione dell’arbitro. Di contro, ogni contatto con mano/braccio sopra la spalla è punibile, ogni volta che il braccio si muove verso il pallone, l’arbitro (o il VAR, in sostituzione) deve intervenire. Questo ragionamento ha portato Valeri a richiamare Massa alla prima giornata alla OFR (la revisione sul campo) per il tocco col braccio largo di Zielinski in Fiorentina-Napoli. Questo ha convinto Pairetto che ha consigliato Abbattista ad andarsi a rivedere il braccio di Cerri in Cagliari-Brescia.
CASO CERRI. Ecco il punto di rottura. Quell’intervento (di spalle, in alto, ricadendo all’indietro ma comunque col braccio largo) ha sparigliato la calma apparente che le spiegazioni di Rizzoli davanti a società e addetti ai lavori - avevano sortito. Contrordine, compagni. Cerri non è poi così punibile (eppure, 48 ore prima la sintesi era diversa), anzi, bisogna avere una certa discrezionalità. Il che ha creato il caos all’interno di un gruppo già di per sé non con molte eccellenze. Quello sicuramente è stato un caso che ha prodotto risultati, soprattutto negativi. Pensate al fallo di mano di Lucioni in Lecce-Roma (ne parliamo qui a fianco). O a quello di Cionek in Bologna-Spal, a Di Bello non è bastato neanche che Fabbri lo mandasse al monitor a bordo campo per dare un rigore solare.
IL PRIMATO. Il primato dei rigori per fallo di mano appartiene a Massa: due, sui quattro penalty assegnati. Ma non è stata tutta farina del suo sacco: ha avuto bisogno di Valeri al VAR a Firenze (prima che i due combinassero un bel disastro con Mertens), gli è servito Nasca per dare al Cagliari il penalty per tocco di braccio di Mancini a Roma. Poi, in entrambi i casi, ha fatto crack.