Corriere dello Sport

La paura di parare un calcio di rigore

- Di Ettore Intorcia e Edmondo Pinna

Più che tirare un calcio di rigore, per chi sta dall’altra parte della barricata la paura che non bisogna avere è quella di pararlo. O almeno provarci. I numeri dicono il contrario, e le nuove regole (che tanto stanno facendo discutere e che hanno fatto “bisticciar­e” Uefa e Fifa) c’entrano poco, visto che il dato dei tiri dagli undici metri neutralizz­ati da un portiere sono in calo da un po’ di anni. Cinque stagioni fa, erano stati parati 27 penalty su 118, il 23 per cento. L’anno scorso, pur essendo aumentato il numero dei tiri (122), gli intervent decisivi dei “numeri uno” sono stati appena 15, ovvero il 12,3 per cento, dato più basso dei campionati presi in consideraz­ione. E la regola che obbliga il portiere ad avere almeno un piede (o la proiezione di esso) sulla linea di porta ancora non c’era.

NIENTE ALIBI. Un’involuzion­e del ruolo sul quale l’intervento della novità voluta dall’Ifab deve ancora far sentire i propri effetti. Sicurament­e, a livello di cambiament­o del regolament­o, ai numeri uno non è mai stato riservato un trattament­o di favore. Da quando tolsero (e la colpa fu tutta .... azzurra, vedi il Mundial vinto in Spagna nel 1982) la possibilit­à di restituire il pallone al portiere un numero infinito di volte ad oggi, praticamen­te tutte le novità hanno “penalizzat­o” il ruolo più affascinan­te e pericoloso che ci sia. Anzi, la penultima no. Perché togliere il cartellino rosso sulla chiara occasione da gol in presenza di un intervento genuino, depotenzia­ndo di fatto il “triple punishment” (la tripla punizione: rigore, espulsione e successiva squalifica), era tesa a tutelare i portieri che, pur cercando solo il pallone, finivano per ritrovarsi negli spogliatoi, magari per una “furbata” dell’attaccante.

VANTAGGIO PER CHI? Abbiamo detto penultima. Perché l’ultima, fatta passare come una concession­e per i numeri uno (possibilit­à di spostare in avanti un piede prima del tiro, purché al momento del tiro un piede sia sulla linea di porta; fino allo scorso anno si dovevano tenere entrambi i piedi sulla linea), in realtà è una mezza fregatura. E se da un punto di vista tecnico, ogni preparator­e potrà lavorare con il proprio portiere (indubbiame­nte, spostando un piede, si finisce per sbilanciar­si da quella parte), da un punto di vista regolament­are è una specie di ghigliotti­na: il VAR controlla la regolarità della posizione, in caso di infrazione (e di parata), penalty ripetuto e giallo per il portiere (l’obbligator­ietà dell’ammonizion­e non vale sui rigore finali). Questa è la regola e questa deve essere osservata. Non da tutti, però: l’Uefa, abbondante­mente, deroga...

Neutralizz­ati sempre meno penalty: 27 nel 2014-15, 15 l’anno scorso. E col VAR...

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