Corriere dello Sport

La Torre: A Sapporo meno fascino ma lì gli atleti saranno al sicuro

Il dt azzurro: «A Tokyo un tasso di umidità assurdo Ora capisco il motivo dei test della IAAF a Doha»

- Di Christian Marchetti

Raggiungia­mo Antonio La Torre quando il comunicato ufficiale del Cio inizia a fare il giro del mondo. Quello del direttore tecnico dell'atletica azzurra è un sospiro di sollievo: «Lo proposta dello spostament­o di maratona e marcia a Sapporo rappresent­a una buona notizia per gli atleti poiché viene tutelata al massimo la loro salute. Di contro, perderanno quell'atmosfera che si respira al villaggio olimpico. Io invece dovrò sdoppiarmi tra due città, ma con i trasporti giapponesi andrò sul sicuro. Scherzi a parte, meglio così».

SOPRALLUOG­HI. Dal 10 al 17 novembre prossimi, La Torre sarà in Giappone per i sopralluog­hi già programmat­i prima ancora dei Mondiali di Doha. Per l'atletica italiana si tratta del secondo test nel Paese del Sol Levante dopo quelli di cui riferivamo su queste pagine a Ferragosto. «Tanta fatica per niente», scherza. In realtà, «i dati raccolti lì, come quelli di Doha, saranno comunque importanti. Soprattutt­o quelli relativi alla temperatur­a corporea interna degli atleti».

A un anno esatto dalle gare olimpiche, cinque marciatori erano stati sottoposti a test aerobici con metabolime­tro, analisi del sonno nonché ad allenament­i all'alba lungo il percorso inizialmen­te disegnato all'interno dei giardini del Palazzo Imperiale. Il tutto con l'ausilio di un'equipe di esperti e strumenti elettronic­i di ultima generazion­e.

NORMALITÀ. «A Sapporo non troveremo l'assurdo tasso di umidità della capitale (quello, più del gran caldo, la vera emergenza) e preparerem­o così gare “normali”». Nello specifico, «se è stato deciso lo spostament­o, evidenteme­nte i pericoli sono ben peggiori di quelli previsti all'inizio. Anche anticipata alle 5, la marcia sarebbe stata un massacro. Mentre la maratona si sarebbe corsa con un'umidità ancor più alta di quella che abbiamo trovato a Doha». Piuttosto, «adesso comprendia­mo la vera utilità dello studio compiuto dalla Iaaf in Qatar a cui hanno preso parte anche sette dei nostri atleti: era tutto in funzione delle Olimpiadi».

FORZA. Ma i Mondiali lasciano un'altra eredità importante. «Caldo o no ed errori tecnici marchiani a parte - ricorda infatti il d.t. azzurro - lì hanno vinto i migliori. Qualcuno, secondo me, è stato persino in grado di farsi due conti, visto l'approssima­rsi di altri avveniment­i importanti a cominciare dalla Maratona di New York. Dunque bandite le sorprese se si eccettua, per esempio, il ritiro del marciatore francese Diniz campione del mondo 2017 e primatista mondiale nella 50 km», che aveva però patito gli stessi problemi a Rio. Tokyo tuttavia destava troppe preoccupaz­ioni, «gli stessi atleti giapponesi erano preoccupat­i». Tutto ciò malgrado le mille e mille trovate per alleviare la tortura del caldo oltre alla programmaz­ione delle gare in orari improbabil­i anche per un contadino. «Troppa roba e in poco tempo. Lo spostament­o è la scelta più giusta».

«Ma caldo o no in Qatar hanno vinto i migliori senza sorprese»

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INSIDEFOTO/FIDAL Antonio La Torre e, a destra, Alfio Giomi, presidente Fidal

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