Corriere dello Sport

L’autunno che ci rubò la potenza di Gigi Riva

Dopo vent’anni di bizantinis­mi il presidente ha fatto le mosse giuste. Ora tocca al Sindaco DAL GIUGNO ALL’OTTOBRE 1970, DALLO SCUDETTO E IL MESSICO AL “MACELLAIO” HOF, I MOMENTI PIÙ SIGNIFICAT­IVI DELLA VITA DI ROMBO DI TUONO

- Linus Esposito, alice.it Alviero Bartocci, Torino it.dsv.com

come la stessa sia stata graziata dall’essere radiata a vita, ma a voi questo non interessa, interessa solo che “vincere è l’unica cosa che conta”, non importa come.Eperfinire­bastaconIc­ardi, non ne possiamo più. Nonostante lo lodiate a prescinder­e il tecnico dell’Argentina non lo convoca, chissà perché. E quando rientreran­no Cavani e Mpappè tornerà a scaldare la panchina, perché è l’unico posto in cui merita di stare.

P.S. Non mi interessa se la lettera la pubblica o meno o se la pubblica e non risponde come fa spesso, ma non posso stare zitto su argomenti che a lei ed altri catenaccia­ri non interessan­o. Purtroppo per voi, esistono anche quelli a cui piace il bel calcio.

Sono pronto a tutto. Nel senso di rispondere alle sue note un po’ confuse ma non temibili. scudetto tre volte. Contro il Milan sul campo. Contro i truffatori in tribunale. Contro l’Inter beffandola tatticamen­te. Con Bruno Capra terzino schierato all’ala sinistra. Mi ha detto Mario Corso: «Passavo davanti al Mago e gli dicevo. Questo qui sta addosso a me, è un terzino, non è un’ala. Non capì, perdemmo lo spareggio». Per gli altri vincitori solo applausi.

3) La Juve ha vinto otto scudetti perché ha sconfitto il resto della compagnia. Come mi ha scritto un lettore: fa sempre la squadra per vincere la Champions e deve accontenta­rsi degli scudetti. 4) Detesto gli... estetisti: non hanno titolI per dirsi maestri e comportars­i o parlare come tali perché, salvo alcuni rari casi son quasi tutti, perdenti nati. Io ho perso la guerra. E mi è bastato. Sul Guerin Sportivo

Nella rubrica I miei “mostri” Italo Cucci racconta Gigi Riva Caro Cucci, come diceva Lilliana De Curtis, figlia del Sommo Attore, iniziare la giornata con un film di Totò è l’ideale. Oggi aggiungo che lo stesso piacere lo dia leggere un articolo di Cucci. Quello su “Rombo di tuono”, per esempio, sul “Guerin”. Secondo me, lo Sport consegna un destino scritto, anche questo, come nella vita, ignoto. Gianni Brera detestava il “se”, forma non più ripetibile dell’accaduto. Allora oggi uso il “chissà”, che in fondo è la stessa cosa, ancora più rimpianta. Io quel 31 ottobre 1970 , all’incidente del bomber di Leggiuno piansi. Perché il guerriero della “Folgore”, la squadra che appoggiavo sulle pagine de “L’Intrepido “, nel 1969-70, si chiamava Luigi, Gigi, Riva. Che soltanto 6 giorni prima, a San Siro, aveva “ucciso” l’Inter, con un 3-1, una doppietta gigante. Allora chissà cosa sarebbe successo senza il macellaio Hof, che provocò al Gigi quella terribile frattura in Austria-Italia? Gigi Riva ritornò, sì, ma non fu più quel Riva. E ancora. Contro il Messico, il 14 giugno 1970 , nei quarti di finale del Mondiale, Gigi Riva, contro la squadra locale, si svelò come asso di briscola del campionato, pur senza il suo maestro, Manlio Scopigno, accanto. Lo aiutò il Gianni, Gianni Rivera, che salì in cattedra nella ripresa, fino al 4-1. Ed il 1° febbraio 1976, andò proprio così, senza se o chissà, Gigi Riva alzò le braccia al cielo, stavolta in segno di resa. Chiuse la carriera contro il Milan di Rivera.

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LAPRESSE Il presidente della Fiorentina Rocco Commisso al Franchi in occasione di Fiorentina-Juventus. Sotto il sindaco di Firenze Dario Nardella
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