Corriere dello Sport

BONITTA: CRESCO GIOVANI VALE COME UNO SCUDETTO

Da Ravenna a Ravenna, un quarto di secolo tra successi e programmaz­ione «L’esperienza da dirigente è stata bellissima ma quando mi hanno proposto la panchina mi è bastata una settimana per dare l’ok»

- di Carlo Lisi

Marco Bonitta ha voltato ancora una volta pagina: quest’anno nella sua Ravenna è tornato in palestra alla guida della Consar e ha fatto la sua ennesima scommessa. Ci piace l’idea di chiamarlo “Mastro” perché come un artigiano ha forgiato grandi talenti a livello maschile e femminile, non avendo mai paura di rischiare puntando sui giovani. Non a caso ha lanciato grandi talenti a tutti i livelli, abbraccian­do un lungo arco di tempo che va dai primi Anni 90 con le giovanili del Messaggero Ravenna maschile fino al 2016 ai Giochi di Rio, dove ha lanciato una Paola Egonu poco più che adolescent­e.

Quasi un quarto di secolo di carriera, saltando dal maschile alla femminile, dalla guida di campioni e campioness­e, al certosino lavoro di migliorare e completare giovani e giovanissi­mi. Di lui si parlerà come il primo tecnico (e per ora unico) di casa nostra campione del Mondo, con la femminile nel 2002, ma anche come chi ha avuto la bravura di scoprire talenti per oltre 25 anni.

Dopo aver vissuto a Rio 2016 la sua terza olimpiade da tecnico (due con l’Italia, una con la Polonia) aveva deciso di cambiare ruolo, ma chi lo conosce bene sapeva che come Dg di Ravenna avrebbe fatto bene, ma non avrebbe resistito troppo a lungo lontano dalla palestra. Dopo 3 stagioni rieccolo in panchina.

«Quando mi hanno fatto la proposta, la voglia di allenare era come un piccolo tizzone ardente rimasto sotto la cenere. Poi quando ho tolto la cenere è rimasta la motivazion­e forte. Ci ho pensato una settimana e poi ho detto ok. Perché credo che dopo l’esperienza bellissima da dirigente, tornare a fare l’allenatore era la cosa che volevo».

Dirigente di una società che lavora con entusiasmo, ma che si può dire sgrezzi talenti, per avere la possibilit­à di cedereli ed andare a cercarne altri. «Abbiamo la fortuna di trovare giocatori che hanno la volontà di venire a Ravenna per crescere. Qui trovano un ambiente credo ideale, dove c’è la giusta pressione ovviamente, ma sanno che se sbagliano non vanno in panchina. Qui o giocano o giocano, come è accaduto a Lavia lo scorso anno, hanno più chance di stare in campo e di fare esperienza. La società deve guardare anche al budget. Quando esplodono, i nostri giocatori ci mettono in condizione poi di andare sul mercato l’anno successivo con qualche risorsa in più a disposizio­ne».

Domenica a Sora, contro una avversaria diretta, ha conquistat­o la prima vittoria in SuperLega. L’obiettivo è la salvezza.

«Direi di sì. Anche se non è stato affatto semplice. La parte centrale del match è stata complicata con un secondo set molto combattuto e la grande pausa del terzo. Siamo una squadra che sul piatto lascerà sempre qualcosa tra errori, ingenuità e incomprens­ioni. Ma la reazione nel quarto, gli sguardi dei ragazzi, mi sono piaciuti. Prima vittoria in cui abbiamo preso 3 punti fuori casa, contro una diretta concorrent­e non è una cosa da poco».

Ravenna è una squadra con diversi talenti stranieri, ma anche tanti talenti di casa nostra: Cavuto, Lavia, Recine, Cortesia e Stefani. Cinque prospetti per il volley azzurro?

«Sotto questo punto di vista c’è una bella abbondanza in questo senso. Abbiamo un opposto di 21 e un centrale di 22. Cerco di centellina­rli, per portarli tutti allo stesso livello. Tutti avranno le stesse possibilit­à».

Una lunga carriera in panchina in cui ha praticamen­te sempre lavorato con giovani e giovanissi­mi. «E’ una cosa che mi dà enorme soddisfazi­one. La cosa che più mi inorgoglis­ce nel lavoro che faccio è vedere un ragazzo che ho scelto di far venire a Ravenna che sboccia, poi mi incontra in giro e mi ringrazia. Una grande motivazion­e».

Ha avuto grandi soddisfazi­oni nel femminile, ma anche con i giovani azzurri vincendo nel 2012 l’Europeo U20 e l’anno seguente il bronzo al Mondiale, molti di quei ragazzi sono arrivati in SuperLega e in azzurro. «Nell’ambiente si diceva che era un biennio un po’ sfortunato, ma i risultati sono arrivati. Oggi Ricci gioca a Perugia, Diamantini a Civitanova, Randazzo a Padova, Spirito a Verona, Nelli a Piacenza. Mi sembra che di strada ne hanno fatta perché di qualità ne avevano. Direi un bel gruppettin­o» Sono passati 7 anni da allora e soltanto oggi hanno trovato spazio in SuperLega in maniera costante: è un problema del volley italiano o il mondo di oggi che porta i ragazzi a maturare lentamente? «E’ un problema del volley italiano sotto due punti di vista. Il primo è che poche società hanno il coraggio di insistere sui giovani italiani. Bisogna avere la pazienza di aspettarli. L’altro aspetto, che ho detto anche in sede opportuna e quindi non ho timore di ribadire, è che i migliori giovani italiani sono di proprietà dei grandi club e diventano necessaria­mente giocatori di mercato: per cui o rimangono e fanno i secondi, oppure se partono, vanno dove il loro club decide di mandarli. Non è una critica, se io fossi in quelle società lì ragionerei nella stessa maniera. Se invece mi tolgo da questo aspetto vedo che un talento come Nelli a 26 anni ha fatto solo due anni da titolare. Credo che il problema sia anche questo».

«La soddisfazi­one più bella: incontrare in giro qualcuno dei ragazzi che ho lanciato e sentirsi dire “grazie” anche a distanza di tempo»

«Con i baby italiani bisogna avere pazienza ed è importante insistere. Anche se capisco le logiche dei grandi club»

«A Ravenna c’è l’ambiente ideale per crescere Chi viene qui sa che se sbaglia non va in panchina: o gioca o gioca...»

 ?? LEGA VOLLEY ?? Il muro di Ravenna si oppone a Kovacevic nel corso della partita contro Trento
LEGA VOLLEY Il muro di Ravenna si oppone a Kovacevic nel corso della partita contro Trento
 ?? LEGA VOLLEY ?? Marco Bonitta, 56 anni
LEGA VOLLEY Marco Bonitta, 56 anni

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