Mi piacerebbe tanto se tornasse Pogba!
UN LETTORE SOGNA PAUL E INTANTO SI CONSOLA CON LA SUPERCOPPA VINTA DALLA JUVE DONNE
porto della Perla Nera del Mediterraneo. Molti amici mi hanno salutato con gioia tuttavia chiedendosi perché il premio Coni, professionale, mi venisse consegnato... in tarda età. Non ho avuto difficoltà a rispondere che non sono a fine carriera e a riposo, come tanti che l’hanno avuto prima di me, ma decisamente in carriera, in onore alla vera grande passione della mia vita di romagnolo: il Lavoro. Nelle mie note intime mi professo calvinista. Altri - i disinformati coltivatori diretti di pregiudizi e odio non mancano mai - sostengono che vi fosse una sorta di riguardo nei confronti di Giorgio del quale sarei stato “nemico”. Molti non sanno cosa succede, spesso, in questa che è stata una grande professione (per me un bellissimo mestiere) fra rivali. Quando dirigevo il Guerin Sportivo, a inizio anni Ottanta, Gino Palumbo, direttore della Gazzetta dello Sport, con il quale ero spesso in polemica non per peregrine storie di pallone ma su temi “politici” come le sponsorizzazioni e le vicende federali (avevo appena pubblicato il dossier “I Promessi Sponsor”) mi invitò a Milano, al Circolo della Stampa di Palazzo Serbelloni, e mi propose di andare a lavorare con lui che presto avrebbe lasciato la Gazzetta per il Corsera: risposi “grazie, ma non mi sento ancora pronto per Milano” dove al Guerin di Brera avevo malamente vissuto il ’68-‘69 di Piazza Fontana; e quando tempo dopo seppe che avevo scelto il Corriere dello Sport ci restò male, ma capì la mia vocazione “sudista”. A un certo livello si è “nemici” così.
Ma ancora più... educativo fu il rapporto con Giorgio Tosatti. Che comincia da lontano, quando nel 1967 una giuria di giornalisti quali Nino Nutrizio, Cesare Marcucci, Domenico Rea e Donato Martucci assegnò a entrambi il Premio Ussi: a me - ero a Stadio - per la saggistica, a Giorgio-Corriere dello Sport - per la cronaca. Fummo rivali per decenni sul fronte giornalistico finché l’Editore Amodei ci riunì nell’82, lui direttore, io condirettore, sempre in lizza, finché ci separammo. Nell’estate del 2006 ci incontrammo a Fiumicino. Io andavo a Monaco per il Mondiale. «Frate - mi disse, come sempre - io vado a Pavia per questo cuore matto». Non l’ho più visto. Un giorno, a Trapani, una mamma mi disse che il cuore nuovo di Giorgio era di suo figlio, un ragazzo morto in un incidente. Ma quel cuore non resse.Nell’estate del 2007 fui chiamato a Benestare, in Calabria, per ritirare il primo Premio Giorgio Tosatti istituito da associazioni locali. Era presente il figlio di Giorgio, Daniele, in rappresentanza della famiglia che aveva apprezzato la scelta, certo sapendo quali fossero i nostri veri rapporti. Una invidiabile e invidiata storia di nemici.
Caro Cucci, la scorsa settimana, parlando di riprendere Pogba, ho visto il titolo: “JUVENTINO INCONTENTABILE” e vorrei solo chiederle un cambiamento con “JUVENTINO INCONTENIBILE”; sì perché alla luce di una Juve poco incisiva anche a Lecce, oggi possiamo però festeggiare la Supercoppa della Juventus Women. Davvero brave le ragazze che a Cesena hanno battuto la Viola con un classico 2-0 e hanno permesso di aggiudicarsi questo trofeo per la prima volta. Per gli uomini, invece, bene ha fatto il Corriere a sottolineare la vulnerabilità della difesa, anche se Buffon invita tutti a pazientare ancora due mesi per poter poi vedere la nuova Juventus di Sarri. E cioè bisogna dare tempo al tempo, mentre l’infortunio di Pjanic, con tutto il rispetto per l’uruguagio Bentancur che ancora non è proprio come il connazionale Juan Alberto Schiaffino, mi fa ripetere: “Dove sei Paul Labile Pogba con il tuo fisico da corazziere e l’intelligenza di un grande campione del centrocampo?”.