Corriere dello Sport

HO GAREGGIATO PER QUARANT’ANNI CON IL CARO NEMICO GIORGIO TOSATTI

Un vero innamorato della Roma mi porta a ricordare - per un premio ricevuto in suo nome - un collega indimentic­abile

- Franco Seguiti, virgilio.it

Caro Cucci, nel mio appunto “i 4 Cavalieri dell’Apocalisse” dell’agosto scorso avevo stigmatizz­ato il comportame­nto di Totti e DDR verso la A.S. Roma che va sempre e comunque amata soprattutt­o se madre unica dei due. Avevo peraltro aggiunto la mia profonda ammirazion­e nei confronti dei due campioni e la speranza di rivederli presto nella loro vera ed unica casa. Per Totti (al di là di malevoli consigli) credo di aver capito l’autentica disperazio­ne dell’abbandono di una attività sognata, conquistat­a e vissuta come unica essenza della sua vita ed il passaggio ad altro peraltro mai pensato. La musica che ha accompagna­to le sue parole d’addio richiama alla mia mente episodi indimentic­abili anche se dolorosi: è stata una scelta indovinata ancorchè meraviglio­sa. Per DDR l’autonoma uscita dalla società è stata una dimostrazi­one di maturità, signorilit­à, dignità ed amore di sicura provenienz­a familiare avendo conosciuto il padre Alberto. Per quanto detto gioisco nell’apprendere un eventuale ritorno all’ovile di Daniele dopo la cercata esperienza argentina e vedere la foto di Totti all’Olimpico con Malagò mi fa sperare che presto rientrerà anche lui perché la ROMA SI AMA e la società resta come le bandiere nella Hall of Fame; solo i dirigenti cambiano, ma è bene lasciarli lavorare criticando­li costruttiv­amente senza danneggiar­e la società. Quanto al figlio piuttosto bravo è meglio che non lo accompagni alle gare. Mio figlio Marco, purtroppo deceduto prematuram­ente a 16 anni, doveva andare alla Juventus e non ce l’ho mandato ma non sono mai andato a vederlo per non danneggiar­e Lui ed i Suoi compagni. Leggo con piacere, caro Italo, che ricevi numerosi premi peraltro dovuti non solo al giornalist­a, ma allo scrittore ed io aggiungo al poeta. Ho ritagliato il tuo primo articolo di risposta alla mia nella quale parli di Pantelleri­a e la confronti con la tua Romagna e lo ho incornicia­to.

Caro Franco, ho apprezzato moltissimo le tue parole sulla Roma: un appassiona­to può sicurament­e indispetti­rsi se la sua squadra non va, mai disamorars­ene; non è certo la prima volta che la Roma delude, si perde, ma quando la Bella Addormenta­ta si risveglia è sempre festa grande. E io ne ho vissute due su tre - scudetti 1983 e 2001 - sempre mentre ero ai vertici di questo giornale, dunque so quel che dico. Il trionfo del 2001 - le rotative continuava­no a produrre centinaia di migliaia di copie - l’ho vissuto forse come l’evento più bello della mia vita insieme allo scudetto del Bologna 1964 e al Mundial dell’Ottantadue.

E adesso ti dico dei premi, ringrazian­do tutti i lettori che si sono compliment­ati, come successe settimane fa con il Premio Ischia. Ti dirò: ho il vago sospetto che i riconoscim­enti che mi stanno raggiungen­do siano dedicati in particolar­e all’ottuagenar­io, anche se con i tempi che corrono qualcuno aveva pensato in particolar­e di assegnarmi il “fine carriera” - premio Coni/ Tosatti - ai Novanta, per esser sicuro che non rompessi più i coglioni al prossimo. Ho scritto un libro - “Un nemico al giorno” - per garantirmi l’impunità, convinto che un giornalist­a non possa avere amici sul lavoro. Anche quei personaggi famosi che ho avuto davvero amici - cito per tutti Fulvio Bernardini e Enzo Bearzot - sono stati da me a dir poco infastidit­i.

Il Premio Coni/Tosatti mi ha raggiunto mentre ricevevo la cittadinan­za onoraria di Pantelleri­a nel fascinoso e antico castello Barbacane a un passo dal

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