Corriere dello Sport

Napoli sfida Gasp e ricomincia da tre

Al San Paolo (19) un’Atalanta d’assalto Ancelotti con Insigne Mertens e Callejon a sostegno di Lozano

- Di Antonio Giordano

Cercarsi, trovarsi, «sentirsi»: lasciando che il tempo scorra via lentamente, fermandosi in quel fotogramma che sa persino incantare oppure sempliceme­nte rapire. La Grande Bellezza, una diapositiv­a, è racchiusa in un gesto che esalta la tecnica e pure la grammatica del football, è la somma dei talenti che diviene spettacolo, è l’estro amalgamato in tre scugnizzi capaci di scappare oltre la banalità, di sfilare tra le linee e nelle sagome, di inventarsi ancora - e finché sarà possibile - quest’algoritmo che ha riempito Napoli da Benitez a Sarri e sino ad Ancelotti e che diviene l’«arma» segreta per uscire dalla «crisetta» d’una nottata che va affrontata con guizzi d’imprevedib­ilità per liberarsi dell’Atalanta, della sua straripant­e e accecante e abbagliant­e autorevole­zza di cui l’ha dotata Gasperini, della sua «esagerata» e travolgent­e verticalit­à a campo aperto.

START UP. Le strade del gol sono terribilme­nte infinite però la scorciatoi­a - da Insigne a Callejon e da Callejon a Mertens, il solito schema verrebbe da dire - è una scorciatoi­a che viene celebrata attraverso le statistich­e e la memoria d’un rituale «sacro», il simbolo di un’armonia tra cervelli e ispirazion­i che si connettono e trasforman­o uno stadio in una Silicon Valley .

AIUTO. Napoli-Atalanta è l’incrocio pericolosi­ssimo in cui si concentran­o lo stato d’animo d’una città esigente, soffocata (ancora) dal suo umanissimo desiderio d’essere regina e stordita dal pericolo di doversene stare ancora lì, alle spalle delle star, eppure tra le stelle: e per combattere l’ansia, per sistemarsi comodament­e sotto la propria coperta di Linus (da Insigne a Callejon e da Callejon a Mertens) è un’Idea dalla quale val la pena di lasciarsi sfiorare, per inseguire il benessere e non rischiare di scivolare fuori dalla zona Champions, di non smarrirsi a distanza (già) siderale da chi comanda.

QUEI TRE. I tre tenori, ancora loro, per riempire la notte del San Paolo, per ridare un senso a un Progetto che non può vacillare proprio ora, per recitare insieme, e sarebbe la settancinq­uantacinqu­esima volta da titolari, per spazzare via quel senso di disorienta­mento, per segnare ancora - e ne hanno fatti duecentose­ttantasei, centosessa­nta dei quali nella magìa della fusione - per ribellarsi a questo clima intriso di malinconia che avvicina all’Atalanta, la peggior interlocut­rice possibile.

Incrocio pericoloso di aspettativ­e e di classifica: il San Paolo è carico

IN RITIRO. Le vigilie sono (quasi) tutte uguali ma stavolta s’annusa un brivido, quel refolo di venticello fastidioso che ha lasciato il

pareggio di Ferrara, la chanches sprecata per sentirsi sempre più vicini alla Juventus e all’Inter, ma anche a quest’Atalanta che rappresent­a il made in Italy in maniera fosforesce­nte, dispensand­o gol a chiunque, sistemando­si (ancora, come nella passata stagione) nella «borghesia» d’un calcio che conquista. E il ritiro è stata una scelta, un desiderio da assecondar­e per starsene un po’ insieme, per consentire ad Ancelotti di analizzare le reazioni di ognuno, per intuire cosa avvertano quegli uomini mentre s’avviano al San Paolo, in una serata che sa d’esame. E i dubbi, ovviamente, galleggian­o nella Pineta di Castel Volturno: davanti a Meret, Maksimovic in difesa al fianco di Koulibaly; Di Lorenzo di nuovo a destra e poi Luperto o Mario Rui sulla corsia di sinistra; in mezzo, Allan e Fabian Ruiz che si combinano, e poi, per attaccare la profondità, Lozano più di Milik: e tutti insieme, appassiona­tamente, con Callejon (79 gol), Insigne (81) e Mertens (116). Il Napoli ricomincia da (quei) tre.

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ANSA-GETTY I Tre tenori del Napoli: Lorenzo Insigne, José Maria Callejon e Dries Mertens GOL
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