Corriere dello Sport

La finale di Ancelotti

La finale di Carlo

- di Mimmo Carratelli

E così la città, eternament­e in attesa di un autobus che si chiama desiderio, discute, si distacca e mette in dubbio l’emerito sacerdote del pallone nella cattedrale del San Paolo, Carlo Ancelotti, il leader calmo.

Ecosì la città che se non canto moro, collo cantà mi sfoghe le mie pene, eternament­e in attesa di un autobus che si chiama desiderio, questa città un po’ greca e un po’ malandrina, questo fenomeno mondiale che è Napoli, niente voglio e niente spero, un giorno all’improvviso, tra suonno e fantasia, discute, si distacca e mette in dubbio l’emerito sacerdote del pallone nella cattedrale del San Paolo, Carlo Ancelotti, il leader calmo, che comincia a perdere la calma. Alzando il sopraccigl­io e masticando chewinggum, l’Uomo rubizzo, col volto acceso dal sole di Napoli, da meritare l’appellativ­o di Carlo Tinto, comincia a replicare e muso duro: «Drammi e polemiche non fanno parte della mia vita». Tiè! Un pareggio per nemico, niente affatto. Intervengo­no i saggi. Ma come si fa a discutere l’Allenatore di 1.094 partite, 645 vittorie e 20 trofei vinti dal Manzanarre al Reno e sul Naviglio di Milano? Non si fa. Ma il popolo del golfo spinge, 60 per cento contro, 40 a favore, secondo sondaggi di fantasia. Il Vomero è a favore, la Pignasecca è contro, la Sanità è contro e a favore, Forcella non si pronuncia? Per De Laurentiis, Carlo non si discute, si ama. Ma la città freme, praticando lo sport preferito, distrugger­e, demolire, contestare, che costano meno fatica di costruire, avere pazienza e ottimismo.

E adesso aspetta questa partita con l’Atalanta, la matrigna di tutte le partite, ammirando il Gian Piero Gasperini, torinese di Grugliasco, col suo gioco furente e avvolgente, uno che, a parità di anni, è stato in panchina la metà delle volte di Ancelotti e che, in tre partite di Champions, ha beccato undici gol, ma è il Messia del calcio total e full service. E mette sotto esame Carlo Ancelotti, ricco di lauree e diplomi, uno che potrebbe godersela nella casetta in Canada e, invece, è venuto a Napoli per un progetto di pazienza senza scoprire l’acqua calda e inventare il calcio già inventato da Apelle figlio di Apollo quando fece una palla di pelle di pollo. Quello che, a Napoli, è insopporta­bile è che Ancelotti è una persona seria, mentre qui, comm’è bella comm’è bella ‘a città ‘e Pulecenell­a, ci piace il pacco, il doppio pacco e il contropacc­otto, e ricomincia­re sempre da tre.

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