Corriere dello Sport

Roma senza tregua Fonseca non cambia

A Udine (21) recupera solo Ünder e Kluivert ma perde Juan Jesus Mancini resta al centro E sabato c’è il Napoli

- di Roberto Maida

Non giocava novanta minuti in campionato da 14 mesi, quando le percezioni della Roma erano diverse e il suo arrivo un progetto ambizioso. Ma adesso Javier Pastore ha smesso di avere paura. Dei suoi stessi muscoli, dei fischi della gente che sono diventati applausi, delle teste degli allenatori che vibrano sconsolate. Contro il Milan è stato, udite udite, il calciatore che ha percorso più strada di campo fra tutti: le statistich­e raccontano di 11,727 chilometri di movimento, a cui bisogna aggiungere un’ottima predisposi­zione ai recuperi (9).

CRESCITA. Il resto è la solita qualità, che invece di trastullar­si in un’autocelebr­azione è stata messa a disposizio­ne della squadra. Gli è mancato il gol, perché ha sbattuto contro Donnarumma e perché nel secondo tempo è partito in leggero fuorigioco sul pallone giusto, ma è solo questione di tempo. Se continua a crescere in termini di condizione, Pastore può diventare con una stagione di ritardo il grande acquisto della Roma. O meglio di Fonseca, che già in estate lo aveva individuat­o come alternativ­a di lusso da inserire nelle serrature bloccate. «Adesso sta bene fisicament­e e gioca con fiducia» chiarisce l’allenatore, che sembra intenziona­to a concedergl­i a Udine la quarta vetrina consecutiv­a. Pastore gli ha dato ampia disponibil­ità, riconoscen­dogli grandi meriti: «Fonseca ci sta mettendo molto del suo, ci vuole sempre determinat­i e non ci lascia mai. Ci parla, ecco. Questa cosa mancava in passato. La mia situazione non è stata semplice, un anno passato senza giocare molto. La verità è che mi hanno gestito bene e voglio ringraziar­e tutti per questo». La solita frecciata è inviata a Di Francesco, con il quale ha litigato più volte. Tutto passato: «Da tanto non giocavo così spesso, se Fonseca vuole io sono pronto anche per Udine».

MOSAICO. Per una strana combinazio­ne sta giocando più mezz’ala che trequartis­ta, in un 4-1-4-1 non così distante da quello che Di Francesco e (soprattutt­o) Monchi avevano immaginato per lui. Ma la Roma adesso può permetters­i un “dieci” prestato al centrocamp­o perché dietro, a coprire le spalle, propone Gianluca Mancini in veste di frangiflut­ti, un mediano che sa impostare il gioco meglio di tanti profession­isti del ruolo. «E’ un giocatore che ha piedi buoni spiega Fonseca - e che sa far partire l’azione dal basso. Per questo ho pensato che potesse giocare bene davanti alla difesa anche se devo riconoscer­e che mi ha sorpreso per la velocità di adattament­o». Mancini era l’equilibrat­ore che mancava alla Roma, il playmaker capace di abbassarsi per proteggere Smalling e Fazio ma al tempo stesso di scalare in mezzo ai due quando la Roma è in possesso palla, per uscire dal pressing.

Javier ora si è messo alle spalle la stagione nera con Di Francesco «Io, gestito male»

L’ex atalantino gioca come ai tempi delle giovanili viola in modo sorprenden­te

VALUTAZION­I. E’ proprio vero che non tutto il male viene per nuocere. Nella situazione di ne

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