Corriere dello Sport

Pioli rimette in moto il Milan

Domani con la Spal cerca la prima vittoria Il rilancio di Piatek la mossa per ripartire

- di Furio Zara

Oh, se ne ha passate. E non gli farà paura l’ingorgo in cui è finito, questo Milan inceppato che ha preso in corsa, zoppo e malandato, mentre infuria la tempesta e nel bersaglio ci finisce lui, inchiodato da un presente misero (un punto tra Lecce e Roma) e un calendario da affrontare come quando torni con le borse della spesa, scopri che l’ascensore è rotto e ti aspettano otto piani a piedi. Spal domani sera, poi un novembre di fuoco: Lazio, Juventus, Napoli. Ne uscirà lavorando, passeggian­do per le campagne di casa sua, trovando consolazio­ne in qualche canzone ascoltata per radio nel tragitto che lo porta ogni giorno a Milanello. A 54 anni il vecchio ragazzo ha da tempo salutato i riccioli, si è lasciato crescere il barbone da Osho, sfodera la erre arrotata e una saggezza da neo-nonno (del piccolo Vittorio, il figlio della figlia Carlotta), ha fatto pace col dolore recente per la scomparsa di suo padre Pasquino, forte della solidità della famiglia che si è scelto e di quella da cui arriva.

PLURALE. Per cui farà correre anche Biglia, troverà un ruolo a Duarte, darà un senso al Milan, ha superato ben altri ostacoli, Stefano Pioli. Cosa volete che sia, è solo pallone. C’è stato un momento - qualche anno fa - in cui si è affidato al mental coach, voleva frequentar­e territori di se stesso che gli sfuggivano, voleva avere più strumenti per comunicare la sua idea di calcio ai giocatori. Lo presero anche in giro, lui lasciò dire. Scoprì quello che sapeva, che bisogna essere se stessi. Stavolta quindi - come sempre - cercherà confronto con gli uomini del suo staff. Primo fra tutti Giacomo «Jack» Murelli, il vice, per Pioli è un fratello, inseparabi­li sono. Si vogliono bene, si stimano, sanno - come tutti gli amici veri - cosa dire e quando. Hanno cominciato insieme a Parma. A tennis vince Murelli, a pesca Pioli. Pioli si declina al plurale. Abbiamo, lavoriamo, ci divertiamo. Quando

parla Pioli, parla per tutto il suo staff.

ATTORE PROTAGONIS­TA. Ha cominciato ad allenare esattament­e vent’anni fa, Allievi del Bologna, 1999. Il Milan è la sua 13ª panchina da prof, ne ha viste di cotte e di crude, ha gestito, abbozzato, sbuffato, tenuto la schiena dritta e avanti, a testa bassa, anche controvent­o, si è sentito offeso da Guaraldi «Lo stipendio di Pioli per il Bologna è un lusso», preso per i fondelli da Zamparini (che lo esonerò dopo 55 giorni), stritolato da Lotito, non considerat­o da Della Valle, eppure ha superato tutto, i momenti duri davvero sono stati altri, la morte di Astori, per dire, un tatuaggio sulla pelle, un dolore sempre vivo. Per cui ora lo immaginiam­o come i protagonis­ti dei suoi due film preferiti, il Daniel Day Lewis dell’«Ultimo dei Mohicani», che corre e corre e corre ininterrot­tamente e come il Tim Robbins de «Le ali della libertà», che uno spiraglio lui lo trova, esce, scappa, c’è sempre un’isola ad attenderci. Se avete in mente il finale dei due film, per l’avventura di Pioli al Milan potete scegliere quello che più vi aggrada.

Il dramma di Astori la scomparsa del papà e la forza che arriva dalla famiglia

 ?? LAPRESSE ?? Nonostante il momento negativo, il clima che Pioli sta cercando di instaurare a Milanello è di grande serenità
LAPRESSE Nonostante il momento negativo, il clima che Pioli sta cercando di instaurare a Milanello è di grande serenità

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy