Corriere dello Sport

LEONARDO: JUVE DA FINALE ICARDI SEGNA E DÀ L’ESEMPIO

A colloquio con il ds del Paris Saint-Germain «Cresciamo e abbiamo trovato una macchina da gol»

- di Andrea Ramazzotti

«L’Atalanta spot per il calcio italiano: emozioni e risultati i bianconeri devono arrivare in forma alle fasi decisive Possono vincere»

«Il mio Milan non ha più una famiglia importante alle spalle, per questo soffre. Ma sono convinto che tornerà ai vertici»

«Il futuro di Mauro è nelle sue mani: da noi sta bene Gattuso è bravo, felice che abbia questa chance»

La Juventus tra le favorite per la vittoria, l’Atalanta la più bella sorpresa del torneo e l’ex “nemico” Gattuso alla guida del Napoli che sfiderà il Barcellona da sfavorito: ecco la fotografia della Champions League delle italiane scattata da Leonardo. Nella chiacchier­ata post sorteggio a Nyon con il ds del Psg però si è parlato anche di altro, dalla “scommessa” (già vinta) legata a Icardi, passando per Ancelotti, il Milan, Neymar e il Borussia Dortmund avversario dei francesi negli ottavi. Leo non è uno banale e lo ha confermato.

Leonardo, ha visto se Nedved ha tirato un sospiro di sollievo dopo che la Juventus è stata accoppiata al Lione?

«È sempre difficile dopo un sorteggio dire a chi è andata bene e a chi no anche perché agli ottavi mancano oltre due mesi e ci sono tante cose che possono incidere o addirittur­a decidere una doppia sfida. In questo momento la Juve è senza dubbio una delle favorite per la vittoria finale della Champions, ma da qui a febbraio…».

Che tipo di squadra è il Lione? «Non sta attraversa­ndo il suo momento migliore e ieri (domenica, ndr) ha perso due calciatori per un infortunio grave visto che Depay e Adelaide si sono rotti entrambi il crociato. Il Lione però è una squadra con un suo dna, conosce la Champions e in questa competizio­ne, nell’arco dei 180’, può sempre dire la sua».

Può essere questa la stagione giusta per vedere la Juve alzare la tanto agognata Champions?

«I bianconeri sono arrivati in finale due volte negli ultimi cinque anni, sono da anni tra le prime otto d’Europa, hanno vinto otto scudetti di fila e sono ancora primi in classifica. Non so se questa per loro sarà la volta buona, ma sono forti e possono vincere. Dipenderà dalla condizione fisica che avranno da febbraio in poi. La Champions è imprevedib­ile».

L’Atalanta, qualificat­a agli ottavi, ma a zero punti dopo tre turni, lo ha confermato.

«Più che sorpreso sono felice di vedere l’Atalanta agli ottavi. Ho visto Percassi poco fa: è un presidente che trasmette entusiasmo e la sua squadra fa la stessa cosa. Piace a tutti per come gioca, è simpatica perché emoziona ed è positivo avere una formazione così ancora in corsa per la Champions. Con l’Atalanta il calcio italiano è ben rappresent­ato: pochi proclami, ma bel gioco e risultati».

E ora sfiderà il Valencia. «Accoppiame­nto equilibrat­o. Con l’Atalanta tutto è possibile».

E’ andata peggio al Napoli del suo… “nemico” Gattuso. «Sento dire spesso che con lui ho avuto problemi, ma non è così e sono contento che abbia trovato una panchina importante. Giocarsi l’accesso ai quarti di Champions per lui è una chance importante: molti pensano che sia un tecnico tutto grinta, esattament­e come era un centrocamp­ista di sostanza e corsa. Rino invece ha uno staff preparatis­simo, studia con attenzione gli avversari e lavora bene con il gruppo che ha a disposizio­ne».

Gattuso al posto di Ancelotti sembra uno scherzo… del destino. «Non so cosa sia successo a Napoli. Per parlarne bisognereb­be conoscere la situazione, ma l’esonero di Carlo mi ha sorpreso perché una cosa simile gli era successa solo al Bayern. Ancelotti è uno degli allenatori più bravi in circolazio­ne».

Lei lo conosce bene dopo l'esperienza al Milan, che domenica ha festeggiat­o 120 anni...

«Io lì sono stato per tredici stagioni con vari ruoli, da calciatore a dirigente passando per allenatore. L'era di Berlusconi è stata unica e ho ricordi fantastici con il presidente e Galliani. Al Milan faccio tanti auguri: sono convinto che i rossoneri torneranno ai loro livelli, anche se adesso stanno vivendo un momento particolar­e perché non c’è più una famiglia importante alle loro spalle».

Cosa manca al Diavolo per rilanciars­i?

«Forse un po’ di stabilità. In queste condizioni risalire è complicato: la storia del Milan dice che è stato più in alto che in basso e, anche se sarà difficile, lì tornerà».

Veniamo al suo Psg e all'ottimo sorteggio contro il Borussia Dortmund. Soddisfatt­o?

«Agli ottavi ci sono tutte grandi avversarie ed è difficile parlare di ottimo sorteggio o di avversarie abbordabil­i. Il Borussia è una formazione super offensiva che va sempre alla ricerca del gioco e del gol. Questo significa che concede spazi, un po' come facciamo noi. Mi aspetto un doppio match avvincente, che sarà giocato in due stadi meraviglio­si come il loro e il nostro».

Per Tuchel sarà una partita speciale.

«Lui è nato lì e ha allenato il Borussia, il club con il quale è diventato grande. Conoscendo i loro calciatori qualche vantaggio lo avrà, ma sarà dura».

Per il Psg può essere l’anno giusto per interrompe­re la maledizion­e della Champions? «Guardate che non siamo gli unici ad aver investito tanto senza aver vinto la coppa. E' vero che siamo stati rimontati in modo rocamboles­co, ma è successo anche all’Atletico Madrid contro la Juventus e al Barcellona contro il Liverpool. In Champions può accadere di tutto e il Psg non è mai stato obbligato a vincere il trofeo perché siamo una squadra che ha meno esperienza rispetto ad altre. Dobbiamo migliorare nella fase a eliminazio­ne di questa competizio­ne e sento che lo stiamo facendo: rispetto al passato ho buone sensazioni, vedo la squadra che gioca un bel calcio e ho fiducia».

In avanti con quei fenomeni è tutto facile e il Psg segna in continuazi­one.

«Per me ci sono ancora margini di migliorame­nto anche se stiamo sfruttando bene il nostro potenziale. Abbiamo giocatori che si combinano bene e i numeri lo dimostrano».

Una bella mano ve la sta dando Icardi.

«Dire che mi aspettavo che facesse così bene adesso è facile, ma… me lo aspettavo davvero. Ho trovato un ragazzo disponibil­issimo, che lavora tanto e che ha capito esattament­e sia quali erano gli obiettivi sia la concorrenz­a che si sarebbe trovato di fronte a Parigi. Mauro si è messo a disposizio­ne e sta facendo ciò che gli riesce meglio: i gol. E’ sempre determinan­te, una macchina da gol».

Lo riscattere­te pagando i 70 milioni pattuiti all'Inter?

«Il futuro di Icardi è nelle sue mani, ma non prenderemo una decisione adesso: davanti abbiamo ancora una mezza stagione e da qui a giugno c’è tempo. Non è un tema attuale. La formula, prestito con diritto di riscatto, ci permette di rifletterc­i bene, senza dover negoziare niente, ma, ripeto, non è questo il momento della stagione nel quale distrarci o pensare a qualcosa di diverso dal far bene in campo».

Però siete felici di averlo preso all'ultimo giorno del mercato estivo.

«Siamo felici noi ed è felice lui che si sta trovando molto bene. Fin dall’inizio, come dite voi italiani, ci sono stati patti chiari e di conseguenz­a… amicizia lunga. Ha capito il momento e quello che poteva essere il suo futuro al Psg. Secondo me è un giocatore determinan­te: si fa sempre trovare al posto giusto ed è un vero numero 9, uno che aiuta la squadra. La concorrenz­a motiva lui e gli altri a dare il massimo».

Problemi fuori dal campo con Mauro ne sono nati? «Assolutame­nte. Come club siamo abituati a intervenir­e di fronte alle minime incomprens­ioni, ma sul comportame­nto di Mauro niente da dire».

All’Inter invece di problemi ne ha avuti, eccome...

«Lui tiene all’Inter e a quello che ha fatto in nerazzurro. Mi fermo qui».

Sorpreso che nell’urna, come possibile vostra avversaria, non ci fosse anche l’Inter?

«Per quello che ha fatto in campionato sì, ma la Champions è questa. Basta sbagliare una partita e… Noi ne sappiamo qualcosa».

Dopo le “bizze” estive, Neymar è tornato a essere il vero Neymar o pensa ancora al Barcellona? «Qualcosa c'è stato (con il Barcellona, ndr), ma ora lui si è messo a disposizio­ne e come tutti i suoi compagni sta facendo sforzi in campo e fuori per aiutare la squadra. Lo spirito di gruppo si costruisce avendo i giusti atteggiame­nti e sto notando che qualcosa rispetto al passato è migliorato. E' anche questo che mi fa avere grande fiducia in vista del futuro»

Il Barcellona è più tornato a chiederlo?

«Vi saluto...».

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LAPRESSE Leonardo, 50 anni, ieri al sorteggio. Ora al Psg, un passato al Milan da calciatore, allenatore e dirigente

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