Corriere dello Sport

Duncan Ferguson criticato per come ha trattato Kean

- Di Gabriele Marcotti

LONDRA - Luci e ombre a Goodison Park. Dove fai due passi avanti e uno indietro. L'allenatore pro tempore dopo l'esonero di Marco Silva, Duncan Ferguson, stava raccoglien­do consensi ovunque. Scozzese ma tifosissim­o dell'Everton con tanto di tatuaggi, ex ariete fine Anni 90, fama (legittima) da duro (ha immobilizz­ato da solo due ladri sorpresi in casa), ha saputo galvanizza­re giocatori e pubblico, salvo poi scivolare su una buccia di banana: Moise Kean. L'azzurro era entrato in campo a venti minuti dal termine sabato a Old Trafford, con l'Everton in vantaggio per uno a zero. Poi, con un minuto da giocare, Ferguson lo ha richiamato in panchina, facendo entrare un altro attaccante. Ciò che ha colpito di più però è stata la reazione del giovane Kean: dapprima incredulo, poi sconsolato. Anche perché uscito dal campo, Ferguson lo ha ignorato completame­nte, voltandogl­i le spalle. L'allenatore si è giustifica­to così: «Volevo fare un altro cambio per perdere tempo, avevo solo attaccanti in panchina, quindi ho tolto lui. Nulla di personale». Forse, ma Kean sembra averla presa come un'umiliazion­e. Buona parte dell'opinione pubblica, a cominciare dagli ex calciatori oggi opinionist­i, ha sottolinea­to che si è trattato di un'umiliazion­e gratuita. C'è chi ritiene che proprio l'atteggiame­nto verso un giovane come Kean dimostra come forse Ferguson non abbia il carattere per prendere in mano la squadra - 16ª con 18 punti, tre sopra la zona calda - in via definitiva.

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