Duncan Ferguson criticato per come ha trattato Kean
LONDRA - Luci e ombre a Goodison Park. Dove fai due passi avanti e uno indietro. L'allenatore pro tempore dopo l'esonero di Marco Silva, Duncan Ferguson, stava raccogliendo consensi ovunque. Scozzese ma tifosissimo dell'Everton con tanto di tatuaggi, ex ariete fine Anni 90, fama (legittima) da duro (ha immobilizzato da solo due ladri sorpresi in casa), ha saputo galvanizzare giocatori e pubblico, salvo poi scivolare su una buccia di banana: Moise Kean. L'azzurro era entrato in campo a venti minuti dal termine sabato a Old Trafford, con l'Everton in vantaggio per uno a zero. Poi, con un minuto da giocare, Ferguson lo ha richiamato in panchina, facendo entrare un altro attaccante. Ciò che ha colpito di più però è stata la reazione del giovane Kean: dapprima incredulo, poi sconsolato. Anche perché uscito dal campo, Ferguson lo ha ignorato completamente, voltandogli le spalle. L'allenatore si è giustificato così: «Volevo fare un altro cambio per perdere tempo, avevo solo attaccanti in panchina, quindi ho tolto lui. Nulla di personale». Forse, ma Kean sembra averla presa come un'umiliazione. Buona parte dell'opinione pubblica, a cominciare dagli ex calciatori oggi opinionisti, ha sottolineato che si è trattato di un'umiliazione gratuita. C'è chi ritiene che proprio l'atteggiamento verso un giovane come Kean dimostra come forse Ferguson non abbia il carattere per prendere in mano la squadra - 16ª con 18 punti, tre sopra la zona calda - in via definitiva.