TUTTO VLAHOVIC IN 15’ ORO DELLA FIORENTINA
Con l’Inter ha confermato il dato: nel quarto d’ora finale si scatena E ora i complimenti si sprecano
Èil ragazzo che ha imparato fin da subito a cogliere l’attimo. E se possibile anche a rovesciare l’ordine delle cose. Quello che sulla propria pagina social ha incassato i complimenti di compagni attuali ed ex, ma anche di avversari, perché Douglas Costa, il brasiliano della Juventus, non ha perso tempo ad inviargli un emoticon, dopo che col suo gol ha permesso ai bianconeri di riacciuffare l’Inter in classifica. Dusan Vlahovic, 20 anni tra poco più di un mese, stavolta ha brindato davvero, per di più dimostrando di saper essere “diabolico” nel suo... quarto d’ora, dal 31’ al 45’ della ripresa, sfruttando magari anche l’extra-time con la stessa verve di sempre, perché titolare o subentrante per lui non fa differenza.
SINISTRO IMPLACABILE. Fin qui, ha segnato in ogni modo. In Coppa Italia, ha messo a segno la sua prima doppietta cancellando l’incubo di un’eliminazione dalla competizione che fino a quel momento, contro il Monza, sembrava destinata a consumarsi. Nei sedici minuti giocati, dal 29’ della ripresa, ha ribaltato ogni prospettiva, usando sempre il suo sinistro micidiale. Per essere certo del risultato finale, in quella calda domenica d’agosto, si inventò pure il passaggio vincente per il destro di Chiesa capace di chiudere i conti un minuto prima della fine dei tempo regolamentare.
DOPPIETTA. A Cagliari, nel pomeriggio terribile della “manita”
messa a segno dagli uomini di Maran è stato solo lui, il gigante serbo, a non arrendersi fino all’ultimo. Forse sì, è possibile che i rossoblù avessero in qualche modo allentato un po’ la presa forti del rotondo vantaggio, ma Dusan è stato senza ombra di dubbio l’ultimo ad arrendersi. Ha prima sfruttato uno spunto di Dalbert, per poi costruirsi i presupposti del secondo gol da solo, stop del pallone e via dentro, con Olsen finalmente superato. Non aveva potuto sorridere né alla sua seconda maglia stagionale da titolare in campionato (dopo quella col Napoli) e né alla seconda marcatura doppia della sua carriera, umiliato pure lui da un ko tanto velenoso.
IL VELOCISTA. Ha continuato a lavorare a testa bassa, senza mai arrendersi, ingoiando bocconi amari e critiche, una dietro l’altra, nelle altre tre gare giocate dal primo minuto (Verona, Lecce e Torino, tutte perse), senza pensare ad altro se non a farsi trovare pronto dal suo allenatore. Quando si è incollato il pallone ai piedi, ha anticipato Godin e si è ritrovato a galoppare sul campo con Skriniar al seguito, Montella si è pure messo le mani nei capelli. Scatti simili li aveva visti tante volte in allenamento, ma una tale rapidità da velocista ha lasciato senza parole pure lui. Da attaccante, ha letto subito l’intenzione del suo giocatore. E quando lo ha visto sprigionare tutta quella potenza nel tiro, scaraventando il pallone alle spalle di un Handanovic che pure aveva negato ai viola un paio di gol, non si è contenuto nemmeno lui.
QUASI IL PIU’ GIOVANE. E lo hanno festeggiato tutti, Dusan. Lo ha fatto Franck Ribery e con lui anche quel Maxi Olivera che a breve è atteso di rientro dal prestito sudamericano. Intanto, il baby viola che pur di vestire questa maglia, nel gennaio 2018, cominciò a fare la spola per degli stage con il permesso del Partizan Belgrado, aspettando il tesseramento (avvenuto solo in estate per via dello status da extracomunitario), ha già in mente la prossima sfida. Alle statistiche non ci ha guardato nemmeno un attimo, anche se forse si sarà ricordato che contro l’Inter, nel settembre 2018, con Pioli in panchina, lui ha debuttato in A, pure lì subentrando nei minuti finali. Poco gli importa che tra gli attaccanti (Kulusevski che ne ha segnati 4 di gol è un esterno) con almeno tre gol realizzati solo Kevin Denkey, di
Doppiette contro Monza (in coppa) e Cagliari e l’exploit con i nerazzurri
proprietà del Nimes, è più giovane di lui nei top 5 campionati europei (Francia, Italia, Inghilterra, Germania e Spagna): quello che conta, ora, è provare a scalare la classifica dei marcatori, frenando l’altro gigante dei Balcani, il bosniaco Dzeko. Sogna di costruirlo lui, Vlahovic, il regalo di Natale più bello da consegnare alla città: per riportare il successo al Franchi, e soprattutto per riaccendere di nuovo le luci dell'entusiasmo.