LE ZAMPATE DEL RE LEON
Lo chiamano King, ha colpi da capogiro, domina con il servizio e in attacco
Due immagini nitide, ben impresse negli occhi dei tifosi perugini. Istantanee che la dicono lunga sul tipo di spettacolo che Wilfredo Leon Venero ha offerto in Perugia-Modena, l'attesissima sfida vinta domenica dagli umbri, ora secondi da soli in campionato. Prima coach Vital Heynen che indica sorridendo l’asso cubano naturalizzato polacco, punta di diamante della sua nazionale campione del mondo in carica, dopo un tocco fatato in precario equilibrio che lascia esterrefatti i canarini; poi il presidente Gino Sirci che applaude ritmando le gesta del suo campione dopo l’ennesimo ace a velocità quasi siderale messo a segno da The King.
E lui? Poca esultanza, un uomo in missione perenne. Tra l’altro in programma proprio stasera a Varsavia, in quella che adesso è a tutti gli effetti la sua Polonia. In un palazzetto pronto a godersi le sue gesta, assaporando quello che potrebbe succedere a Tokyo, tra qualche mese, all’Olimpiade.
NUMERI PAZZESCHI. Una cosa è certa, i numeri del caraibico impressionano ma ancora di più mette paura la facilità con la quale trasforma in punto non tanto i vari turni al servizio, ma soprattutto i contrattacchi dalla banda, cassaforte bella e buona, dove Luciano De Cecco ripetutamente mette il pallone al sicuro da brutte sorprese. Contro Modena in quattro set giocati sono arrivati 32 punti, dicasi 32, con giocate di potenza assoluta ma anche di classe cristallina, come i pallonetti millimetrici che hanno fatto infuriare Giani («Avevamo preparato questo aspetto e ci siamo fatti sorprendere troppe volte. Una squadra che punta in alto non può permetterselo») e mandato in estasi il pubblico del PalaBarton.
E cosa dire dei missili terra-aria dai nove metri? Domenica hanno sfiorato i 130 km/h. Una specialità della casa che non passa mai di moda per Wilfredo il perfezionista. In 16 gare sinora giocate tra Superlega, Supercoppa Italiana e Champions League, un bottino invidiabile di 52 ace, con picchi di “ignoranza” assoluta, come nella gara d’esordio nella pool della massima competizione europea, contro i portoghesi del Benfica: 9 punti dalla linea di battuta. In campionato questo fenomeno del taraflex viaggia con una media di 0,75 ace a gara, una sorta di patrimonio che consente di dormire sonni tranquilli ai Block Devils, proiettati all’inseguimento dell’imbattuta capolista Civitanova, rivale
storica delle ultime annate.
UN PATRIMONIO. Patrimonio assoluto è senza dubbio lui stesso, il classe ’93 nato a Santiago di Cuba, che debuttò con Cuba a soli 14 anni e 10 mesi (!) e che Perugia si è assicurato dal Zenit Kazan con un investimento economico di quelli che si fanno poche volte nella vita, consapevole di avere il più forte giocatore del pianeta, sempre nel mirino dei club rivali.
«Si allena sempre al massimo, senza trascurare il benché minimo dettaglio con una intensità spaventosa», affermano dallo staff tecnico perugino, menzionando l'attitudine dello schiacciatore cubano. Come del resto fanno i veri campioni, gli assi dello sport, coloro che dispongono di qualità superiori alla media, perché vogliono migliorare costantemente e contribuire con le giocate individuali alle vittorie di squadra. Per la serie: il talento puro messo a disposizione del team. E Perugia lo sa bene.
In totale 52 ace in 16 gare, in Superlega viaggia a una media di 0,75 a partita