Corriere dello Sport

Ma come faceva Sarri, a Napoli, ad avere soltanto certezze?

CON IL 4-3-3 E SEMPRE GLI STESSI UOMINI, DAVA SPETTACOLO. A TORINO HA PROBLEMI COL TRIDENTE

- Gianni Basi, gmail.com

Caro Italo, sono sbigottito dagli ancora molti dubbi di Sarri.

Ha un tridente da favola e ci cincischia sopra e si macera al pensiero di come “adattare” la squadra a seconda del gioco dell’avversario. Ma chi sarebbe, ogni volta, questo tale avversario così spaventoso da prendergli le misure peggiori, cioè privare la Juventus della più bella dimostrazi­one di sé che è il tridente? A me Sarri non sta facendo capire più niente. Ma davvero, al Napoli, si riempiva di tutti questi pensieri cautelativ­i nel... mandare in campo sempre la stessa squadra per anni?

Qui alla Juve ci pensa e ripensa: ... e col tridente ha paura che il centrocamp­o non regga, e la difesa traballi...

Amico Sarri, sia il centrocamp­o di questa Juve tra infortuni e acquisti che si stanno rivelando deludenti, che una difesa altrettanC­aro to non fortissima, saranno sempre gatte da pelare. Ma se gli levi il principale propulsore, che è, e non può che essere a sé stante dagli altri reparti, allora preparati ad una Juventus affannata e incerta. Se il tridente glielo santissima­mente catapulti sin dall’inizio di ogni partita, al 90%, dopo un po’, starai già sull’1 a 0 e oltre.

Io non riesco a capire come di questa fortuna si possa fare a meno, e sia che giochi con l’Udinese che con l’intero Brasile.

E poi, stratega Sarri, ma come mai sei anche senza un po’ di sensibilit­à? Stai vincendo 3 a 0 e hai detto a Rugani di prepararsi per entrare. Il ragazzo non ne vede l’ora, e poi gli dici di rivestirsi e metti De Ligt. E lo stesso fai con Dybala: è stato, come in ogni recente partita, il migliore in campo, e lo togli per mettere Bernardesc­hi che di questi tempi non sta girando. E lui, nerissima joya nell’uscire dal campo, si divora la rabbia per non poter ancora provare quel gol che ha più volte tentato.

Risultato? Squadra scompagina­ta e gol dell’Udinese. E senza contare che, quel suo gol con la palla che ha appena toccato (e per giunta involontar­iamente) l’arto superiore del braccio-spalla e non l’avambracci­o, dunque impatto regolare, è stato uno dei migliori pallonetti all’incrocio mai visti nel calcio. E non aggiungo altro.

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