Per Veretout è l’esame del cuore
Nei giorni in cui Veretout conquistava l’amore di Firenze, qualcuno ironicamente propose di erigere una statua in suo onore a Piazza della Signoria. Qui viviamo d’arte - si diceva - dove mai potrebbe andare uno che vede il calcio con gli occhi di un architetto? Poi è arrivata la Roma. I giallorossi hanno promesso al francese una dimensione internazionale, oltre alla prospettiva di riconquistare la maglia blues, smarrita e mai più ritrovata dopo la vittoria del Mondiale Under 20 nel 2013.
CONSACRAZIONE. Fiorentina-Roma di domani sera, oltre a mettere in palio punti preziosi per la corsa Champions dei giallorossi, è decisamente la partita in cui il cuore di Veretout batterà più forte. Jordan verrà probabilmente sommerso di fischi («Vattene!» gli urlavano i tifosi viola in ritiro, una volta appresa la volontà di cambiare aria), ma non smetterà per questo motivo di amare la Viola, a cui deve il grande rilancio dopo la delusione nell’esperienza in Premier League con l’Aston Villa. A Roma, però, si sta consacrando definitivamente.
La parola chiave per raccontare la storia del centrocampista classe ‘93 è “adattamento”. Gli allenatori hanno sempre beneficiato del suo trasformismo tattico, una peculiarità che diventa predisposizione al sacrificio: c’è chi l’ha impiegato da regista, chi da mediano, chi dietro le punte e chi, come Paulo Fonseca, gli ha chiesto di fare un po’ tutto. Ha iniziato da costruttore di gioco («mi hanno preso per fare questo» disse nella conferenza di presentazione) con il ruba-palloni Cristante al suo fianco, poi ha agito da trequartista per un giorno in Roma-Cagliari (fino all’infortunio di Diawara). La terza evoluzione è arrivata nel momento di emergenza e cioè quando Mancini è stato spostato in mediana; a quel punto Veretout è diventato un vero e proprio elastico, in grado di coprire il campo in verticale, su e giù tra movimenti di copertura e inserimenti in zona d’attacco. Il quarto step è quello che sta vivendo insieme a
Diawara, con cui divide compiti difensivi e offensivi. Stesso modulo (4-2-3-1), missioni diverse. «Corre per due» ha scherzato nei giorni scorsi proprio Mancini, elogiandone le qualità tecniche e umane.
IMPATTO. Fonseca - che in estate lo chiamò per convincerlo a scegliere la Roma e rifiutare le proposte di Napoli e Milan - non l’ha avuto a disposizione nei primi due turni per una condizione che tardava ad arrivare dopo l’infortunio alla caviglia. Contro Genoa e Lazio, infatti, la Roma ha sbandato pericolosamente. Con lui in campo è arrivato l’equilibrio. Dal 15 settembre il francese ha giocato sempre, segnando 2 gol e fornendo un assist: 14 le presenze in Serie A (tutte da titolare), 6 quelle in Europa League, per un totale di 1647 minuti.
La Fiorentina lo ha lanciato in A La Roma lo ha portato in Europa