Non si cambia l’11 che vince
Il tecnico vuol confermare la squadra che ha battuto Sarri
Taglio della torta con brindisi augurale. La spedizione della Lazio in Arabia Saudita è scattata ieri con una sorpresa a Fiumicino organizzata dalla società Aeroporti di Roma. Nessuno lo sapeva, neppure i giocatori, a parte la società biancoceleste e gli esponenti del markerting. Lotito ha preso il microfono per salutare pochi attimi prima dell’imbarco e del decollo verso Riyad. «Ci sono tanti laziali qui. Ringrazio per l’accoglienza, è una testimonianza di affetto e di passione. Per noi deve essere un ulteriore sprone per fare meglio e dare il massimo in una partita importante. Spero che la squadra mantenga il profilo dimostrato sino a oggi, anche per dare soddisfazione a chi ci ha accolto qui con una torta e un brindisi funzionale a far capire alla squadra che tipo di considerazione abbiamo nel tessuto sociale e nazionale. Mi auguro di poterlo raggiungere anche a livello internazionale». Una responsabilità per provare a battere di nuovo i bianconeri di Sarri e Ronaldo.
PARTENZA. Missione Supercoppa con l’obiettivo di togliere un altro trofeo alla Juve, confermare la maturità raggiunta dal gruppo di Inzaghi, portare il marchio della Regione Lazio all’estero come era successo a Pechino nel 2009 e, se possibile, sfruttare il potere mediatico del calcio per favorire l’integrazione femminile nel mondo islamico. Ottanta persone capitanate da Claudio Lotito, accompagnato dalla moglie Cristina Mezzaroma, dal figlio Enrico, dalla segretaria Patrizia e da Luca Polce, il fidatissimo autista da una vita. Una delegazione assai numerosa di cui fanno parte, accanto alla squadra biancoceleste, la dirigenza al completo, il marketing e l’ufficio stampa, i più stretti collaboratori del presidente a Villa San Sebastiano. Il charter è decollato dal terminal 3 (zona E) dell’aeroporto di Fiumicino intorno alle 14 ed è atterrato a Riyad poco dopo le 19 italiane, le 21 locali. Due ore di fuso con l’Arabia. Quarantacinque chilometri di strada per raggiungere il centro di una metropoli da 8-10 milioni di abitanti. La capitale si trova su un altopiano della penisola arabica, 612 metri sul livello del mare, circondata dal deserto. Le temperature sono invernali e molto meno calde rispetto a Jeddah, dove si era giocata la scorsa edizione della finale di Supercoppa tra Juve e Milan. L’escursione termica porta il termometro verso la massima (15-16 gradi) all’alba e il freddo aumenta con il passare delle ore sino a scendere tra i 5 e i 6 gradi nel pomeriggio.
AL SHABAB. La Lazio si è subito trasferita in pullman al Four Season, dove è stato fissato il quartier generale arabo. L’albergo si trova a 6-7 chilometri di distanza dal King Saud University Stadium, che ospiterà domenica (ore 17,45 italiane, diretta tv su Rai Uno) la finale con la Juve. Inzaghi ha anticipato Sarri arrivando a Riyad con un giorno di anticipo rispetto ai bianconeri. Oggi (ore 18 locali) il primo allenamento in Arabia Saudita. La Lazio ha scelto il centro sportivo dell’Al Shabab,
dove svolgerà lontano da occhi indiscreti anche la rifinitura di domani prima delle conferenze stampa organizzate dalla Lega. Al Shabab in arabo significa gioventù, si tratta del primo club di calcio fondato a Riyad, ci sono già stati dei contatti e persino un’amichevole recentissima con la Lazio. Risale allo scorso agosto in Germania e finì 5-1 per i biancocelesti. Inzaghi e la squadra allenata dallo spagnolo Garcia condividevano i campi del centro sportivo al Klosterforte durante il ritiro di Marienfeld.
Alle 18 locali primo allenamento arabo nel centro sportivo dell’Al Shabab