Corriere dello Sport

Perché Vale e Mario sono i re dei social

Settant’anni in due, nessuna fretta di crescere e un grande appeal 2.0 SuperMario oggi non sta zitto e dà un calcio al brutto del pallone Il Dottor Rossi ha portato il bar sport nelle corse e sa farci divertire

- Di Alessandra Giardini

Due di noi. Valentino fa ridere, perché è lui a ridere per primo. Si diverte, infatti a quarant’anni non ha ancora deciso di smettere. Qualche tempo fa, al ranch, qualcuno gli chiese che mestiere avrebbe fatto da grande.

Due di noi. Valentino fa ridere, perché è lui a ridere per primo. Si diverte, infatti a quarant’anni non ha ancora deciso di smettere. Qualche tempo fa, al ranch, qualcuno gli chiese che mestiere avrebbe fatto da grande. Vale ci pensò un po’ più a lungo del solito, mentre girava le caldarrost­e nel camino, poi si illuminò di colpo. «Supervisor­e, farò il supervisor­e». Supervisor­e di che, sarebbe stata la domanda successiva. Ma in fondo era chiaro: supervisor­e del mondo, del suo. Era tutto lì, in un raggio di pochi chilometri dal ranch coperto dalla neve: colline, sterrati, guardrail, la salita in Romagna e la discesa nelle Marche, un’eterna metà strada. A metà fra l’esistenza vera, dura, persino cattiva, dove puoi trovare anche chi ti vuole male, e l’eterna infanzia di chi torna sempre al paese, dove c’è tutta la vita che gli serve: gli amici, il fratello piccolo che segue le sue orme e ha imparato a vincere, la Stefania che è la mamma di tutti e due, i tifosi che lavorano in tutto quello che di Rossi c’è a Tavullia, l’azienda, la pizzeria, il negozio, il club. Valentino ha condito il suo talento con la leggerezza dell’esistenza di provincia, dove tutti conoscono tutti e non puoi pensare di fare qualcosa senza essere visto. Ha portato nel mondo delle moto l’allegria immutabile del bar sport di paese, come quando fece il giro d’onore con la top model gonfiabile, risposta artigianal­e alle foto di Biaggi con Naomi Campbell che erano uscite sui giornali di gossip. E poi i dottori con lo stetoscopi­o per la moto, i polli di plastica, gli sponsor inventati, Viva la foca scritto sulla tuta: funziona finché vinci, finché sei il più veloce. I cartoni animati non invecchian­o, eppure quest’anno Valentino ne ha compiuti quaranta, e li ha festeggiat­i sempre a metà strada, una cena a Pesaro e un dopocena a Misano, la salita in Romagna e la discesa nelle Marche: il locale di Misano si chiama Peter Pan, come il capostipit­e di tutti i bambini che non vogliono crescere. Difficile credere che sia stato un caso. «Per la vita normale avere quarant’anni non è un problema, anzi, si sta proprio bene. Per lo sport che faccio invece sì, come pilota di MotoGP sono vecchio. Mi piacerebbe continuare a correre tanti anni, ma non sarà così».

A quelli che pensano che avrebbe dovuto smettere qualche anno fa, Valentino oppone la sua passione testarda per il mestiere che ama, il duro lavoro sulla moto, la scelta di un nuovo capotecnic­o nel tentativo di allungarsi la carriera. E il piano B, l’idea di raddoppiar­e magari le ruote, passando all’automobili­smo, alla ricerca di qualcosa di nuovo. Voi che amate il vostro lavoro, che non volete lasciarlo anche se dietro i giovani spingono e gli imprendito­ri vi sostituire­bbero volentieri con qualcuno che guadagna la metà, dovreste capirlo benissimo.

Racconta Mario Balotelli che da piccolo lo chiamavano scimmia, e gli dicevano di tornare in Africa, ma lui in Africa non c’era mai stato. Così non capiva, e soffriva. Poi è diventato un calciatore: aveva talento, è arrivato in Nazionale, è diventato ricco e famoso, ha avuto donne bellissime. Qualche anno fa la Puma scelse lui per uno spot perché «sfida le regole, rischia il tutto per tutto, dimostra determinaz­ione e grande fiducia in se stesso, ha la spavalderi­a di essere il migliore. E si diverte». Il prossimo agosto Balotelli compirà trent’anni, ha avuto due figli da due donne diverse, i bambini lo adorano e lui li ricambia. La vita gli ha insegnato che sono gli adulti a creare problemi, ed è convinto che educando in un altro modo i bambini ci saranno sempre meno problemi. Ma poi scende in campo, e capire non è mai facile. In curva gli capita quasi sempre di trovare gli adulti, quelli che gli fanno buu, che lo insultano dicendo che non esistono neri italiani, ma quello che vogliono dire è che un nero dovrebbe essere meno bravo, meno ricco, meno bello di loro. Perché loro sono bianchi, e qualcuno gli ha spiegato che essere bianchi è meglio, è di più. Così Mario è la loro sconfitta, la loro rovina. Quando era un ragazzo e dava fuoco a casa con i fuochi d’artificio, o lasciava la Maserati ventisette volte in divieto di sosta, o prendeva a freccette i ragazzi delle giovanili, era più facile: tutti contro Balotelli, scimmia, tornatene in Africa. Oggi però in un calcio che non vuole vedere, che si volta dall’altra parte, che non sente, che fa finta di capire, Mario Balotelli è quello che non sta zitto, quello che ha visto, ha sentito, quello che fa qualcosa. Come i ragazzi che scendono in piazza per dirci che dobbiamo smetterla di trattare il mondo come se dovesse morire quando moriremo noi, perché hanno diritto a un futuro anche loro, e i loro figli, e i figli dei loro figli. O quelli che le piazze le riempiono per dirci che si sono stancati della nostra violenza, delle nostre parole sbagliate. Balotelli si ferma, tira il pallone in tribuna. Ci dice basta.

Tutto questo per dire che c’è una ragione se anche quest’anno Valentino Rossi e Mario Balotelli sono i due sportivi italiani più seguiti sui social. Ci piacerebbe che fossero due di noi.

Valentino oppone la sua passione a chi pensa che dovrebbe ritirarsi

Balotelli è diventato più maturo: un papà che adesso vuole fare qualcosa

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 ??  ?? Mario Balotelli, 29 anni, e Valentino Rossi, 40 anni: i più amati sui social
Mario Balotelli, 29 anni, e Valentino Rossi, 40 anni: i più amati sui social
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#SOCIALVIP Ecco le classifich­e dell’Osservator­io #SocialVip di Stefano Chiarazzo dei campioni italiani più seguiti sui social

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