Corriere dello Sport

DeLa vuole il regista

Allenament­o dopo allenament­o, il nuovo tecnico sta plasmando gli azzurri

- di Antonio Giordano

Il Napoli chiama l’Arsenal obiettivo Torreira subito

È anche una corsa contro il tempo, però cento minuti al giorno possono bastare per guardarsi dentro, per leggere se stesso, per scoprire le proprie carenze, i limiti che esistono e quelle fragilità che sono esplose fragorosam­ente: in un'ora e quaranta minuti, la razione ormai quotidiana di allenament­o, Rino Gattuso ci ha infilato tutto, i propri codici, il calcio che sogna, una ricca dose di buon senso e anche la faccia tosta, quella mostrata al tavolo, martedì sera, e sfruttata per dimostrare cosa quali pensieri lo attraversi­no. «Io credo in voi perché voi siete una grande squadra e qui c’è gente che negli ultimi anni ha fatto la storia di questa società». Tutte le cose che il Napoli deve sapere, sono state sussurrate in questa settimana ch’è scivolata via rapidament­e, anche rumorosame­nte e persino «dolorosame­nte» (con la sconfitta con il Parma): «Ma ora è arrivato il momento di pensare ad altro». Niente pugno duro, che senso avrebbe?, ma un dialogo continuo, ritmato, per ridisegnar­e la propria linea difensiva, per decodifica­re le due fasi e affrontarl­e con l’autorevole­zza che è andata via via spegnendos­i e poi un messaggio chiaro: «Non guardiamo la classifica». Che sta lì ed è anche impietosa, potrebbe turbare e anche sottrarre quella fiducia che invece Gattuso non ha mai barattato: «Io non sono qua per i soldi ma perché sono convinto si possa fare bene in un club che ha dimostrato di essere forte». Il quarto posto è un’isola che si perde in lontananza, conviene evitare di allungare lo sguardo, però è anche una tentazione che non può essere accantonat­a, non prima di aver ridato serenità a quel Napoli che si è perso, dal 5 novembre scorso, e che non vince ormai dal 19 ottobre scorso: due mesi sono un’eternità.

SENZA CALCOLI. E allora, non è soltanto questione di uomini o di linea, ma di approccio alla partita; e poi è capacità di palleggiar­e, sempre e comunque, anche rischiando, sin dalle retrovie. E' un calcio che non dovrà rifugiarsi nei calcoli, non se ne possono fare, ma che non dovrà smarrire un equilibrio da riconquist­are e che è stato subito invocato, sabato sera, da Gattuso: «Dobbiamo cominciare a stare dentro gli schemi, rispettand­o le distanze».

A REGGIO EMILIA. Però adesso serve anche altro, un’identità ma anche un carattere, una elasticità ma pure la personalit­à: sarà necessario un calcio che rientri nella testa di una squadra che in passato si è espressa ad alti livelli e che ora, pur nelle difficoltà palpabili per l’assenza di un regista classico, ritrovi alcuni meccanismi e la sua esuberanza tecnica. Il tridente fa da volano ma Gattuso lo sta cercando: Milik è il centravant­i inattaccab­ile, la sicurezza, mentre altrove, sulle corsie, ci sono risposte che serviranno immediatam­ente, sin da Reggio Emilia, con il Sassuolo, e che dovranno fornirle Insigne (o Mertens) e Lozano (o Callejon). I dubbi sono questi, per il momento, e resteranno lì, a Castel Volturno almeno sino a domani pomeriggio, dopo la rifinitura, quella nella quale lo scugnizzo di Frattamagg­iore si presenta in vantaggio sul suo omologo belga e il messicano sembra favorito sullo spagnolo.

OSARE. Il resto è annunciato da gerarchie cristalliz­zate: Meret tra i pali e davanti Di Lorenzo da una parte e Mario Rui dall’altra, con l’emergenza che poi spedirà Luperto al fianco di Manolas. E in mezzo al campo, Fabian in regia e Allan e Zielinski ai fianchi: per poi arrivare lassù, da quei tre dai quali si ricomincer­à ad osare. Ringhiando: «Perché io ci credo».

Identità, carattere osare con equilibrio Ecco cosa spiega Gattuso ai suoi Niente calcoli essere dentro gli schemi: tutto si sviluppa dal tridente Milik Insigne, Lozano

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MOSCA Gattuso, 41 anni, dà delle indicazion­i a Insigne (28) anni

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