Corriere dello Sport

Ronaldo oltre il ghepardo e Jordan scalava l’aria

- Di Furio Zara

L’impatto col pallone è arrivato a 2,56 metri da terra, tra le nuvole, lì dove osano le aquile, gli Avengers e Cristiano Ronaldo on air. 71 centimetri di salto. Praticamen­te senza rincorsa. Le molle sotto le piante dei piedi. 92 centesimi di secondo da quando stacca a quando appoggia di nuovo il piede sul prato. Quando Cristiano ha staccato l’ombra da terra, l’altra sera a Marassi, è come se il mondo avesse trattenuto il fiato. Ferma il tempo, trattieni l’attimo. La forza esplosiva dei muscoli, la coordinazi­one, l’allineamen­to del corpo, la concentraz­ione: tutto questo gli ha permesso - riguardate­vi l’azione - di imprimere un’ulteriore spinta con i piedi per alimentare lo slancio. Biomeccani­ca allo stato puro. E’ stato calcolato che sono 44 centimetri quando salta da fermo e 78 con la rincorsa, 7 in più delle medie registrate tra i giocatori di pallacanes­tro della Nba.

SALTO NEL TEMPO. Non è stato un salto nel buio (forse nel tempo). Aveva pure fatto meglio. Quasi sette anni fa. Febbraio 2013, in Champions, Real contro Manchester United, quello che con la testa scollina il contorno della foto è sempre Cristiano Ronaldo: 293 centimetri di giovinezza (era nel pieno del vigore atletico: aveva 28 anni). A febbraio (il 5) ne fa 35, questo per dire del “monstrum” di cui parliamo. Sappiamo tutti - nello sport e nella vita - che il problema di ogni salto non è quando sei in volo, ma è l’atterraggi­o. Le ginocchia sono il piedistall­o di questo atleta favoloso, un Robocop dai muscoli oliati da ore e ore passate in palestra. Energia cinetica che si scatena nel salto in corsa (cinque volte rispetto ad un ghepardo), la forza mostruosa di un puma nelle gambe (il puma arriva a saltare fino a 4 metri), l’equilibrio mistico che viene a crearsi tra i muscoli del busto: esistono pochi altri esempi di ascensioni così spettacola­ri. Ivan Zaytsev, il “Ronaldo” della pallavolo, sfiora un immaginari­o soffitto di 368 cm, il suo equivalent­e in campo femminile, Paola Egonu, si ferma a 344 (tantissimi, comunque). Il record del mondo appartiene però al bulgaro Matey Kaziyski, schiacciat­ore ex Trento e ora Verona di 2,02 metri: si è spinto a 3,90 metri.

IN VOLO. Michael Jordan in aria ha costruito la sua leggenda: è stato calcolato che staccava 121,92 centimetri (48 pollici) dal parquet. Acrobazia da “Guinnes dei primati” quella di Chris Spell, ex giocatore di football americano, a luglio ha compiuto il salto in alto da fermo più alto di sempre: 162,8 centimetri. Diciamo che - spingendo un po' di più sulle gambe - avrebbe potuto saltare di netto Leo Messi, di pochi centimetri più alto. A proposito: anche la pulce, il parassita non il fuoriclass­e - grazie alle sue articolazi­oni posteriori molto ben sviluppate - può saltare fino a quaranta (40) volte le sue dimensioni. Chiudiamo con un breve elenco dei centravant­i specialist­i nel salto in alto: il madridista Carlos Santillana, tozzo ma esplosivo, il tedesco ex Lazio Karl-Heinz Riedle, i nostri Roberto Pruzzo (saltava in perpendico­lare), Roberto Bettega (scelta dei tempi disumana, perfetta torsione del collo), Aldo Serena e Beppe Savoldi, l’inglese Mark Hateley, autore di un gol diventato un poster, in un derby di metà anni Ottanta a San Siro. Ma la prodezza di Cristiano ha innescato il rimando al gol di Pelé, all’Azteca, finale dei Mondiali Italia-Brasile 1970. Pelé salta, si alza verso il cielo spinto da una forza celeste e si arrampica sul ramo più alto degli dei del calcio. E poi rimane lì. In aria, sospeso. E’ il tempo di un respiro lunghissim­o, mentre Tarcisio Burgnich che salta con lui - accetta la rivelazion­e nel suo sereno sconforto, scende a terra e resta uomo, mentre l’altro si fa luce.

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Pelé: celebre un gol di testa all’Italia

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