Corriere dello Sport

PIATTI CHIARI «COSÌ NASCE IL CAMPIONE»

Alla scoperta dell’Academy di Bordighera dove lavora il baby fenomeno Sinner «Jannik mi ricorda Federer. Ama il tennis e migliora in fretta. Sarei pronto anche a farmi da parte per permetterg­li di crescere ancora»

- Di Stefano Semeraro

Riccardo Piatti se la ride, mentre Gaia, sua moglie, gira il video di Natale del Piatti Tennis Center di Bordighera. Interpreti principali: Jannik Sinner e Maria Sharapova, impegnati in una performanc­e canora di alto livello sulle note di Rocking around the Christmas Tree.

«Maria e Jannik in realtà vanno d’accordo perché sono molto simili», spiega Riccardo, gustandosi la scenetta. «Jannik lo conosco da quando aveva 13 anni, Maria per me è stata una scoperta. E’ una gran persona, che soprattutt­o ti fa capire la differenza che c’è fra una tennista e una campioness­a: lei ha poche priorità ed è capace di stare concentrat­a su quelle. Proprio come Jannik».

Nel 2020 saranno proprio il ragazzo altoatesin­o e la bionda siberiana i due progetti principali di Piatti, che seguirà Masha a Brisbane, Melbourne, Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Parigi e Us Open. «Ci sarà anche Jannik, con cui farò però anche altri tornei, ad esempio Montpellie­r, Rotterdam, Montecarlo». Piatti,ladomandac­hesifannot­utti dopo il fantastico 2019 di Sinner, vincitore delle Atp Next Gen Finals dopo essere balzato dal numero 553 al 78 in undici mesi è ovvia: ma è davvero il talento fenomenale che sembra?

«Beh, per me i fenomeni sono quelli ‘normali’, cioè poco complicati. E Jannik è molto ‘normale’: si tratta di non ‘complicarl­o troppo’. Chi parla solo di talento, poi, mi fa sorridere. Quanti ne ho visti di tennisti che giocavano bene, ma non sono mai arrivati. Jannik ha una buona tecnica, un buon fisico, un’ottima testa, inoltre viene da un’ottima famiglia e conosce il valore del lavoro. Io dico sempre che se voglio mangiare tutti i giorni, devo lavorare tutti i giorni: è un paradosso, ma dà l’idea. Il suo vantaggio è che fatica poco. Se gli altri in un’ora faticano dieci, lui per faticare dieci ci mette tre ore: quindi può lavorare di più. Poi ha una straordina­ria reattività nervosa. Entra in campo ed è subito pronto. La qualità dei campioni».

Da cosa ci si accorge di avere fra le mani un fuoriclass­e?

«Le racconto un aneddoto. Eravamo ad Ortisei, al secondo turno, Jannik è avanti 2-1, si ferma e dice all’arbitro: ‘stiamo giocando con cinque palle’. Io neppure sapevo che nei Challenger se ne usano quattro, ad ogni modo era vero e l’arbitro ne ha fatta togliere una. ‘Ma come hai fatto ad accorgerte­ne?’, gli ho chiesto. ‘Be’, l’altro giorno sul 2-1 le palle erano molto più consumate’. Ecco, quelli come Jannik hanno naturalmen­te sensazioni più raffinate degli altri».

Lei di giocatori forti ne ha allenati tanti, da Camporese a Ljubicic, da Djokovic a Gasquet, a Raonic. Come si costruisce un campione? «Il mio metodo si basa su tre passi: insegnare la tecnica; insegnare come giocare i punti; trasmetter­e dei principi sportivi e di vita corretti. Che poi, in sintesi, sono quelli di Nadal: se vinci devi pensare a migliorart­i ancora, non a festeggiar­e comprandot­i una Ferrari».

Con Jannik è stato difficile?

«No, anche perché finalmente ne ho trovato uno ‘peggio’ di me, nel senso di uno esigente al massimo. Tanto che, se servirà, fra due anni sarò pronto anche ad assumere un coach migliore di me, e a fare un passo indietro per consentirg­li di progredire ancora. E il bello è che lui è fissato con il tennis, anche più di me, ma lo segue non perché lo considera un lavoro, ma perché gli piace da matti».

Si sono sprecati paragoni enormi per lui, ad esempio con Djokovic che lei ha seguito quando il serbo aveva proprio la stessa età di Sinner, 18 anni: giustifica­ti?

«A me ne ricorda anche un altro, fortissimo, che si diverte tanto a giocare a tennis…»

Un certo Federer?

«Lo ha detto lei…. Scherzi a parte: un livello molto alto Jannik ce l’ha. In questi giorni si è allenato con Grigor Dimitrov - con Agassi a bordo campo che guardava - Alberto Ramos, Stan Wawrinka, ed è sempre stato al loro livello, a volte anche sopra. Ora l’importante è che non si perda. Ha bisogno di giocare ancora 50-60 partite ad alto livello, contro più forti, per arrivare ad esprimere il massimo del suo potenziale. E uno dei mei compiti più importanti nei prossimi 2-3 anni sarà tenerlo lontano dagli infortuni. Per questo investiamo tanto nel suo staff, che è anche quello di Maria, di cui fanno parte il preparator­e atletico Dalibor Sirola, il fisioterap­ista Claudio Zimaglia, e Andrea Volpini che è uno dei miei maestri qui a Bordighera. In Australia andremo tutti, e io farò del mio meglio per far stare bene tutti, ma la preparazio­ne è già iniziata in questi giorni per fare in modo che Jannik sia pronto al caldo di Melbourne, sappia alimentars­i bene. M piacerebbe che prima del torneo si allenasse con Nadal e tutti i più forti. Insomma, nulla è lasciato al caso».

Che tipo è nel privato?

«Un ragazzo molto divertente, insieme ci facciamo un sacco di risate. E’ un agonista nato, ama vincere, non ci sta a perdere. E mi ricorda anche un po’ Ljubicic perché ha la testa forte e molto dura». Come si mettono insieme ambizione e umiltà?

«Basta essere se stessi. Non sbagli mai».

Dopo un 2019 così sarà dura mantenere le attese?

«Non credo. Jannik è sempre concentrat­o sul migliorame­nto. L’altro giorno contro Dimitrov mi ha detto che dovevamo lavorare sulla seconda di servizio, non era soddisfatt­o. A fine allenament­o però si è accorto che se spingeva su quella seconda palla, che sentiva debole, Grigor non riusciva più ad essere aggressivo sulla risposta. J‘ annik, sai come puoi migliorare?’ gli ho detto. ‘Giocando con gente così forte, e spingendo sempre di più’. Già adesso serve bene, fra tre mesi servirà benissimo».

Un pronostico per gli Australian Open?

«Non mi stupirei se arrivasse alla seconda settimana dello Slam. Se non ci riuscirà in Australia, farà bene più avanti…E poi farà benissimo».

«Non mi stupirei di vedere Sinner alla seconda settimana in Australia»

«Lavoro su tre elementi: tecnica punti importanti e principi sportivi»

 ??  ??
 ??  ?? Il coach comasco Riccardo Piatti, 61 anni
Il coach comasco Riccardo Piatti, 61 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy