Campi, analisi 3D e lavoro di gruppo
Arrivi al Piatti tennis Center di Bordighera e accanto a Jannik Sinner in campo ci trovi Novak Djokovic e Maria Sharapova, Stan Wawrinka e Grigor Dimitrov, Felix Auger-Aliassime e Richard Gasquet. «Se è per questo una volta è venuto anche Roger (c’è bisogno di specificare il cognome?, ndr), insieme con Ivan Ljubicic…», racconta il titolare, e una luce gli brilla negli occhi azzurrissimi. «Ma i miei maestri sanno che devono essere pronti a lavorare con tutti con la stessa professionalità, da Maria Sharapova al ragazzino che mette i piedi per la prima volta al Centro».
Quattro campi affacciati sulle balze collinose sopra Bordighera, due indoor - attrezzati con la tecnologia Playsight che consente il video replay, analisi tattica in 3D e video analisi biomeccanica degli atleti - e due outdoor, e poi palestra, sauna, vasca di recupero. Un pacchetto completo per chi sogna di diventare un campione e per i tanti che campioni lo sono già e a Bordighera vengono per allenarsi. «Io investo moltissimo, sulle strutture ma soprattutto sullo staff», dice Riccardo. «Perché qui si viene per imparare a giocare a tennis, e per questo servono le persone più qualificate».
Il boss è ovviamente lui, Riccardo Piatti, ormai da anni fra i coach più quotati del mondo. Il direttore del centro è Luigi Bertino, mentre Stephane Gloaguen è il responsabile del ‘planning’, incaricato di smistare sui campi gli ospiti più o meno famosi. Max Sartori, coach di Andreas Seppi e scopritore di Sinner, e l’ex davisman azzurro Cristian Brandi sono i due ‘élite coach’, che viaggiano sul Tour per curare i progetti più importanti, mentre la preparazione fisica è affidata al ‘mago’ Dalibor Sirola e al fisioterapista Claudio Zimaglia, la videoanalisi a Simone Bertino. La realtà del Centro è fatta di 50 ospiti di alto livello, di cui fanno parte anche Paolo Lorenzi, Stefano Napolitano, Andrea Dalla Valle e Simone Roncalli, e junior di grande futuro, fra i quali si nascondono i futuri Sinner, come Tyra Grant, Ela Milic, Tea Lukic, Lorenzo Ferri, Alessio Tramontin, Giacomo Nosei e tanti altri, oltre a 400 atleti esterni che si avvalgono di formule di consulenza. «I mei punti di riferimento sono stati, nel tennis, Mario Belardinelli, che sapeva coniugare insegnamento tecnico e valori umani; poi Arrigo Sacchi e Julio Velasco, gente che ha saputo rivoluzionare lo sport insegnando a lavorare insieme. Dalibor infatti mi aiuta a formare altri quattro preparatori, e i miei quattro head coach (Giulia Bruschi, Andrea Volpini, Luca Cvetkovic, Francesco de Laurentiis) devono aiutarmi a formare gli altri maestri». La spagnola Lucia Gimeno Almendros cura la parte mentale, l’obiettivo comune è «evitare la frustrazione, perché il problema nasce quando il tennis viene visto solo come un mestiere e non più un gioco». Capace di far divertire i campioni di oggi e attirare quelli di domani.
Uno staff al servizio delle 50 stelle (compreso Federer) e di 400 “esterni”