Dal Coni al Campidoglio ecco l’operazione-sistema
Prima dell’ufficialità bisognerà aspettare, ma intanto Friedkin ha preparato il terreno con la città
Il nuovo proprietario ha avviato contatti con i vertici dello sport italiano a cui sta a cuore la sorte del club giallorosso Il presidente del Coni Malagò, 60 anni LAPRESSE
Due, anche tre mesi. Poi sarà ufficiale il passaggio di proprietà: Dan Friedkin si è preso la Roma. Il comunicato diffuso ieri mattina, intorno all’una, è servito a calmare il mercato, che da giorni sta fibrillando, su precisa richiesta della Consob. E ha spiegato quanto già era chiaro: Pallotta ha accettato di vendere ma l’accordo formale è subordinato all’ispezione legale che dovrà confermare la congruità della valutazione concordata per il closing, cioè 790 milioni compresi i debiti (circa 260) e la quota di aumento di capitale spettante all’acquirente (Pallotta entro stasera deve versare la prima tranche di 50 milioni).
SCRIPTA MANENT. Leggiamo allora il testo del comunicato: «As Roma Spv Llc, società che detiene il controllo indiretto di As Roma tramite la sua controllata Neep Roma Holding, informa il mercato che sono in corso negoziazioni tra il Gruppo Friedkin e As Roma Spv Llc in merito ad una potenziale operazione che interessa Neep Roma Holding e le sue società controllate, inclusa As Roma». Si tratta di una matrioska che contiene 12 bamboline al suo interno. «Al riguardo, As Roma Psv Llc informa che ad oggi non è stato ancora formalizzato alcun accordo definitivo per la cessione di Neep Roma Holding e delle società controllate e che qualsiasi operazione con il Gruppo Friedkin è subordinata al completamento con esito positivo delle attività di due diligence legale sul Gruppo As Roma». In pratica, bisogna avere pazienza. C’è un precedente che spiega la dovuta cautela in ambito finanziario: quando Pallotta comprò la Roma, nel 2011, sigillò l’intesa ad aprile ma poi chiuse l’operazione ad agosto. E fino all’ultimo l’affare venne messo a rischio da una serie di ostacoli sopravvenuti.
L’USCITA. Non dovrebbe essere questo il caso perché la valutazione di 790 milioni è stata raggiunta attraverso un’attenta analisi del fatturato e dei debiti della Roma.
E’ molto improbabile che la nuova due diligence faccia saltare il banco, tanto è vero che Pallotta ha già chiesto al fidato Baldini di esplorare la Premier League per capire se sia possibile tentare un investimento nel calcio inglese. Da imprenditore, ha vinto anche a Roma avendo garantito a se stesso e ai suoi soci un guadagno di quasi 200 milioni complessivi. Ma da uomo di sport lascia l’Italia insoddisfatto: la sua promessa elettorale di «uno scudetto in cinque anni» si è scontrata con una realtà molto diversa.
LOBBYING. Friedkin ha studiato a fondo il dossier Roma con il suo pool di legali prima di decidere di presentare l’offerta. Non era stato buon profeta Francesco Totti quando diceva: «Una volta che capirà come funziona la Roma, penso che se ne andrà». Anzi, da bravo imprenditore americano che sa sfruttare le relazioni, Friedkin ha stabilito contatti con una serie di figure istituzionali per preparare un ingresso in grande stile: ad esempio un suo interlocutore sarà Giovanni Malagò, con il quale condivide l’attenzione al mercato delle automobili, in qualità di presidente del Coni e soprattutto come personaggio influente in città, oltre che tifoso romanista. Friedkin ha avuto nel contempo contatti con il Campidoglio, per conoscere nello specifico le problematiche legate alla costruzione dello stadio (di uno stadio, a dirla tutta, perché nessuno può assicurare che sorga davvero a Tor di Valle). Nella Roma che conta insomma il signore del Texas non arriva come una sorpresa di Capodanno. E ha chiesto supporto alle istituzioni per valorizzare il proprio investimento.
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TECNICISMI. Friedkin entrerà nella Roma come azionista di maggioranza, rilevando tutta la quota di Pallotta: 82,1%. Altro che scalata graduale. Il nuovo americano ha voluto tutto e subito. E presto lancerà l’Opa sul resto delle azioni disponibili sul mercato: il prezzo, ancora da definire, oscillerà tra gli 0,60 e gli 0,65 cent per pezzo. Ovviamente se nessuno dei piccoli azionisti venderà, Friedkin resterà con la percentuale di partenza mantenendo comunque il controllo totale del club. Senza altri soci che possano influenzare le sue decisioni, uno dei problemi che aveva Pallotta con la propria cordata. Ieri intanto, dopo il comunicato che ha svelato l’avanzamento della trattattiva, il titolo in Borsa ha chiuso a +3,5 % a una quotazione di 0,68 dopo aver raggiunto nel corso della giornata anche gli 0,72 centesimi.