DOMINGUEZ HA GIÀ STREGATO I TIFOSI
Soriano gli ha fatto rompere il ghiaccio: «Non fare il timido, saluta la gente e applaudila»
«Su, non fare il timido, fai un applauso: fai un saluto anche tu» gli ha detto Soriano a mezza bocca, mentre tutto il gruppo correva e i cinquecento tifosi sulla collinetta di Castedebole acclamavano proprio lui, Nico Dominguez, l’ultimo arrivato in casa Bologna. Il principino d’Argentina ha già capito di che pasta è fatta la tifoseria dei bolognesi, sempre lucida e splendente come la giornata di ieri al centro tecnico. Sono arrivati in cinquecento a fargli grandi cenni d’intesa, ad acclamare il ciuffo ossigenato di questo ragazzino che viveva dall’altra parte del mondo e che adesso prenderà casa qui, in centro. Formato slim, fisico asciutto, Nico ieri ha assaporato il campo per la prima volta. Tutti gli hanno fatto l’applauso, «dài Nico» gli gridavano, e lui non si voltava, voleva solo restare concentrato, correre, non distrarsi, correre: le prime impressioni che lasci sono anche quelle che restano. Ma ieri l’aria era mista tra la festa e la curiosità di vedere lui, la squadra, il Bologna intero rimettersi in moto. Dominguez ha tenuto il passo dei veterani, di Danilo, Soriano e Poli, di quelli che ne hanno già viste tante, e loro gli stavano vicino per rendere un po’ meno timido questo suo primo giorno da rossoblù.
TANTI TIFOSI. Dominguez dovrà onorare il rito di iniziazione: anche lui canterà una canzone davanti ai compagni. Lo hanno fatto tutti i giocatori passati da qui, è un gioco che dentro lo spogliatoio si sono inventati come gettone d’ingresso, un modo per essere accettati dal branco. Ieri, intanto, dentro lo spogliatoio, Dominguez ha già sentito l’aria di casa, nel senso che Casteldebole è il posto perfetto per non farlo sentire lontano dall’Argentina, qui tutti vogliono che si senta a suo agio, che stia bene. Più che mai la città, che da questo nuovo bimbo d’oro, el principe, non aspetta altro che magie. Così i tifosi sono arrivati intorno alle 14, alle 14.15 la collinetta era già pienissima. Il primo a entrare in campo è stato Sinisa Mihajlovic, che ha salutato con la mano, un ciao alla gente che gli vuole bene. «Grande mister», «forza mister», «Sinisa sei grande». Un freddo glaciale, che Miha ha combattuto bardandosi attentamente, per non evitare rischi inutili. Poi è entrata la squadra, erano già le 14.30 passate quando il gruppo
rossoblù ha iniziato ad allenarsi. Una corsa lungo il perimetro del campo accompagnata dagli applausi del pubblico, poco altro alla ripresa.
VOGLIA DI VINCERE. Ma in quest'ultimo lunedì dell’anno, a inizio pomeriggio, con le feste da preparare e il 2019 da salutare, non era scontato vedere così tanta gente. Una grande massa umana che ha guardato quel poco che c’era da vedere, solo corsa, nemmeno un po’ di pallone. Tanto è bastato per infiammare i cuori, per tenere viva la voglia di una città che vuole entrare nell’anno nuovo con ancora più energia, più carica. Lo sanno tutti, anche i dirigenti. All’allenamento c’erano anche il direttore sportivo Riccardo Bigon, è arrivato anche Marco Di Vaio, e poi il dt Walter Sabatini che è sempre più centrale in questo progetto. «Il nostro rinforzo è Mihajlovic», ha detto proprio Sabatini avvicinandosi al reticolato, ai tifosi. E così ha fatto Sinisa, che è andato a salutare i presenti: «Adesso corro
no, poi ve li mando per un saluto». Infatti la squadra si è affacciata alla recinzione prima rientrare negli spogliatoi: uno degli ultimi applausi di questo bellissimo, complicatissimo 2019. C’è voglia di campionato, c’è voglia di gare ufficiali. Desideri che Bologna non riesce mai ad addormentare, nemmeno nei momenti più sonnolenti, più difficili. E Dominguez, adesso, tiene svegli tutti quanti Fuori dai cancelli, a sera inoltrata, si sono fermati in cinquanta per gli autografi. A chi chiedeva a Bigon del mercato, lui rispondeva: «Bisogna lavorare prima ancora di comprare». In cinquanta hanno aspettato anche Sinisa, ovviamente. Che ha salutato tutti, nessuno escluso.
Mihajlovic in campo ha sfidato il freddo: tanti i cori dedicati all’allenatore serbo