ITALIANS FIRST! DO YOU KNOW PETRICCIONE?
Gentilissimo Italo Cucci, riguardo il calciomercato a volte ho delle perplessità: si parla sempre e solo di calciatori stranieri, che il più delle volte ci rifilano come pacchi agli autogrill. Alcune squadre hanno problemi sulle fasce e ci ritroviamo due calciatori come Criscito e Darmian in provincia (irraggiungibili prima che approdassero all’estero), il primo al Genoa, il seconre, do al Parma; ho sentito dire che Criscito sia stato lui stesso a fare quella scelta, io penso che se lo avessero cercato le prime quattro attualmente classificate ci sarebbe andato in bici; con la possibilità di competere per il titolo e partecipare alle coppe europee - per non citare il lato economico - penso che nessun calciatore getterebbe al vento un’opportunità del genel’ha fatto solo Di Natale, gesto da apprezzare. E per lui c’erano tanti soldi...
Usciamo dal lato economico e torniamo al calciomercato, due parole anche sui calciatori (italiani) dai piedi buoni, ad esempio Jacopo Petriccione (24 anni) del Lecce, incredibile il fatto che nessun dirigente delle grandi società lo abbia notato: sembra la fotocopia in tutto e per tutto di Modric del Real; per non dire di Simone Missiroli, grande agonismo, che ha condotto e conduce tuttora un percorso calcistico tutto in provincia. Dopo l’errore di Zaniolo alla Roma, mi auguro che l’Inter continui a puntare su calciatori come Sensi, Barella, Esposito; cederei Politano solo e soltanto per l’arrivo alla Pinetina di Chiesa della Fiorentina. In Italia, nel calcio ci si comporta spesso come nei confronti dell’agricoltura, in Sicilia si portano i coltivatori a distruggere le arance per poi importarle dal
Portogallo, con maggior costo. Direi di rispettare di più il made in Italy. In tutti i settori.
Caro amico, ho dedicato il titolo della sua lettera a Petriccione, giocatore che non conosco ma del quale mi dicono un gran bene. Farà carriera? Non so. E non dipenderà solo dagli stranieri invero invadenti - senza colpa - a danno di giovani italiani neppur considerati. A proposito di Petriccione le racconto una storia.
Tanti anni fa ero appassionato di ciclismo. Il mio amore per il calcio si era spento con il Grande Torino. Seguivo il Giro su Stadio e in tivù. Inevitabile il Processo alla Tappa di Sergio Zavoli, il più grande; ma c‘era dell’altro, il Giringiro di Garinei e Giovannini durante il quale interveniva Giovanni Mosca con un suo corsivo recitato. Semplicemente Mosca, si diceva di questo straordinario giornalista che viveva immerso nell’ironia, sfidando prima il fascismo eppoi una paradossale democrazia che voleva insegnare il mestiere ai giornalisti. Una sera, dedicò la sua rubrica a un gregario di Charly Gaul, Carlo Guarguaglini di Castagneto Carducci. Con la sua voce melliflua e piglingiro Mosca gli disse: «Caro Guarguaglini, ha fatto una bella tappa, complimenti, ma mi creda e mi perdoni: lei con un nome così non diventerà mai un campione. I campioni si chiamano Coppi, Meazza, Piola, nomi brevi e forti...». Era il ‘58, fece in tempo a conoscere Riva e Rossi, il massimo dei nomi vincenti, e sicuramente ispirò suo figlio Maurizio nella ricerca del paradosso ad ogni costo. Della stessa idea era anche Carlin Bergoglio, uno dei fondatori del Guerin Sportivo, direttore di Tuttosport, inventore delle Animalie (i disegni della Zebra Juve, della Lupa Roma, dell’Aquila Lazio, del Ciuccio Napoli eccetera) e dunque viene automaticamente da chiedersi: che carriera farà Petriccione? Divertitevi a scoprire chi, con un cognome del genere, è diventato campione. Io parto da Mario Martiradonna, il terzino di ferro campione d’Italia con il Cagliari ‘69-‘70.
Auguri a tutti.