L’orgoglio di essere tifosi
In diecimila sono andati a Formello, pieni di amore e di sogni senza limiti, in mille hanno già il biglietto per la partita di Brescia e almeno altri mille si stanno organizzando per occupare un settore diverso dello stadio Rigamonti, naturalmente autorizzati: a pochi giorni dal centoventesimo compleanno della Lazio, il popolo biancoceleste è pazzo di gioia, capisce che c’è qualcosa di diverso.
In diecimila sono andati a Formello, pieni di amore e di sogni senza limiti, in mille hanno già il biglietto per la partita di Brescia e almeno altri mille si stanno organizzando per occupare un settore diverso dello stadio Rigamonti, naturalmente autorizzati: a pochi giorni dal centoventesimo compleanno della Lazio, il popolo biancoceleste è pazzo di gioia, capisce che c’è qualcosa di diverso rispetto al passato e non vuol perdersi un solo attimo di un volo infinito. Otto vittorie consecutive, una Supercoppa strappata alla Juve, battuta anche in campionato solo quindici giorni prima dell’impresa di Riyad: Inzaghi, come ci ha confessato il padre in una splendida intervista, sta costruendo un castello di speranze intorno ai suoi quattro moschettieri, talenti di livello internazionale. Ci riferiamo, naturalmente a Immobile, Luis Alberto, Correa e Milinkovic, a cui noi aggiungiamo anche Senad Lulic, l’uomo-immagine degli ultimi trofei: sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo, quando i laziali potevano coccolare Mancini, Nesta, Mihajlovic, Nedved, Simeone, Stankovic, Crespo, tutti fuoriclasse che hanno scritto e raccontato la storia del club. Cragnotti comprava quasi sempre campioni già affermati, Lotito e Tare, compatibilmente con il fatturato della società e un bilancio sempre in regola, preferiscono scovare giovani talenti e trasformarli, spesso con successi imprevedibili.
C’è un’atmosfera suggestiva, quasi fatata, intorno alla squadra che ieri ha fatto un pieno d’amore. Nessuno parla di scudetto, Juve e Inter sono due colossi, ma il trionfo di Riyad e il terzo posto certificano la nuova realtà biancoceleste: a tavola con le big, ci può stare anche la Lazio. Che non ha i soldi degli Agnelli e nemmeno dei cinesi, ma spesso ha idee che spiazzano e sorprendono la concorrenza. Basti pensare che nelle ultime dieci stagioni, dal 2009 in poi, la società biancoceleste è quella che ha vinto di più, naturalmente escludendo la Juve: addirittura dieci finali e sei trofei, contro i tre dell’Inter, i tre del Napoli e i due del Milan. Durante la gestione americana della Roma, i biancocelesti hanno conquistato anche il primato cittadino: 16 a 15 nella classifica dei titoli. Ecco perché diciamo che c’è qualcosa di diverso, in questi giorni: è il momento i cui i tifosi possono (anzi, devono) tornare allo stadio con l’orgoglio della loro fede e diventare ancora il dodicesimo uomo in campo, come canta la Nord. E’ una grande occasione, meglio che nessuno, alla fine, abbia dei rimpianti.