Corriere dello Sport

L’orgoglio di essere tifosi

- di Alberto Dalla Palma

In diecimila sono andati a Formello, pieni di amore e di sogni senza limiti, in mille hanno già il biglietto per la partita di Brescia e almeno altri mille si stanno organizzan­do per occupare un settore diverso dello stadio Rigamonti, naturalmen­te autorizzat­i: a pochi giorni dal centovente­simo compleanno della Lazio, il popolo biancocele­ste è pazzo di gioia, capisce che c’è qualcosa di diverso.

In diecimila sono andati a Formello, pieni di amore e di sogni senza limiti, in mille hanno già il biglietto per la partita di Brescia e almeno altri mille si stanno organizzan­do per occupare un settore diverso dello stadio Rigamonti, naturalmen­te autorizzat­i: a pochi giorni dal centovente­simo compleanno della Lazio, il popolo biancocele­ste è pazzo di gioia, capisce che c’è qualcosa di diverso rispetto al passato e non vuol perdersi un solo attimo di un volo infinito. Otto vittorie consecutiv­e, una Supercoppa strappata alla Juve, battuta anche in campionato solo quindici giorni prima dell’impresa di Riyad: Inzaghi, come ci ha confessato il padre in una splendida intervista, sta costruendo un castello di speranze intorno ai suoi quattro moschettie­ri, talenti di livello internazio­nale. Ci riferiamo, naturalmen­te a Immobile, Luis Alberto, Correa e Milinkovic, a cui noi aggiungiam­o anche Senad Lulic, l’uomo-immagine degli ultimi trofei: sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo, quando i laziali potevano coccolare Mancini, Nesta, Mihajlovic, Nedved, Simeone, Stankovic, Crespo, tutti fuoriclass­e che hanno scritto e raccontato la storia del club. Cragnotti comprava quasi sempre campioni già affermati, Lotito e Tare, compatibil­mente con il fatturato della società e un bilancio sempre in regola, preferisco­no scovare giovani talenti e trasformar­li, spesso con successi imprevedib­ili.

C’è un’atmosfera suggestiva, quasi fatata, intorno alla squadra che ieri ha fatto un pieno d’amore. Nessuno parla di scudetto, Juve e Inter sono due colossi, ma il trionfo di Riyad e il terzo posto certifican­o la nuova realtà biancocele­ste: a tavola con le big, ci può stare anche la Lazio. Che non ha i soldi degli Agnelli e nemmeno dei cinesi, ma spesso ha idee che spiazzano e sorprendon­o la concorrenz­a. Basti pensare che nelle ultime dieci stagioni, dal 2009 in poi, la società biancocele­ste è quella che ha vinto di più, naturalmen­te escludendo la Juve: addirittur­a dieci finali e sei trofei, contro i tre dell’Inter, i tre del Napoli e i due del Milan. Durante la gestione americana della Roma, i biancocele­sti hanno conquistat­o anche il primato cittadino: 16 a 15 nella classifica dei titoli. Ecco perché diciamo che c’è qualcosa di diverso, in questi giorni: è il momento i cui i tifosi possono (anzi, devono) tornare allo stadio con l’orgoglio della loro fede e diventare ancora il dodicesimo uomo in campo, come canta la Nord. E’ una grande occasione, meglio che nessuno, alla fine, abbia dei rimpianti.

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Incredibil­e bagno di folla ieri a Formello: la Lazio ha festeggiat­o con i suoi tifosi, circa 10.000, la conquista della Supercoppa italiana. In vista del Brescia, apprension­e per un fastidio muscolare accusato da Cataldi
GETTY IMAGES In diecimila a Formello per la festa con la Supercoppa Incredibil­e bagno di folla ieri a Formello: la Lazio ha festeggiat­o con i suoi tifosi, circa 10.000, la conquista della Supercoppa italiana. In vista del Brescia, apprension­e per un fastidio muscolare accusato da Cataldi

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