Sentirsi Georgina o Wanda il 2019 in due stereotipi di wag
La compagna di Ronaldo e la moglie di Icardi salutano l’anno sui social in maniera differente: una si schermisce, l’altra deborda
La percezione del femminile è una questione di didascalie. Per capirlo basta confrontare l’instagram di Wanda Nara e quello di Georgina Rodriguez. I numeri mentono, come sa qualunque sondaggista; le didascalie no.
La percezione del femminile è una questione di didascalie. Per capirlo basta confrontare l’instagram di Wanda Nara (professione: manager di Mauro Icardi, unico caso di manager più nota dello sportivo da lei rappresentato) e quello di Georgina Rodriguez (professione reperita in una didascalia del 19 dicembre: «Mi palabra favorita “mamá”», madre o facente funzioni dei figli di Cristiano Ronaldo).
I numeri mentono, come sa qualunque sondaggista; le didascalie no. E quindi l’ultima foto comune tra l’instagram di Cristiano e quello di Georgina è il dettaglio che ci serve per capire. È una foto piuttosto brutta postata da entrambi il 27 dicembre. Lei ha scarpe incamminabili, lui jeans accuratamente strappati. Sono su un aereo privato che sembra la sala d’attesa d’un medico. Di fianco alle poltrone simili a calamari alla piastra spicca una confezione di fazzolettini di carta. Lui presenta la foto ai propri 195 milioni (non è un errore di battitura) di follower, che forse meriterebbero uno sforzo intellettuale maggiore, con la didascalia «Mi fai sempre sentire talmente speciale» (perché un calciatore multimiliardario non assume un qualunque scalcagnato laureato in lettere per scrivergli didascalie per Instagram che non sembrino il pensierino d’un ottenne sul biglietto di Natale per la mamma? Quante copie di versi rilegati venderebbe il fortunato poeta i cui versi il calciatore seguito da 195 milioni di persone decidesse un giorno di copincollare dai bigliettini dei Baci Perugina alla propria pagina social?). Tutti i giornali riprendono la grande dichiarazione d’amore di Cristiano a Georgina. Mi fai sempre sentire speciale. Roba che la maglietta “6 unica” che Totti dedicò a Ilary all’inizio della loro storia in confronto era Leopardi.
Lo stesso giorno, Georgina posta la stessa foto. La didascalia di Cristiano è in inglese (la lingua che lei ha raccontato d’aver imparato quando ambiva a fare la commessa nelle boutique d’un certo livello). Quella di Georgina è in spagnolo, e dice: vieni a dormire con me, non faremo l’amore, sarà l’amore che farà noi. Se vi sembra un pensiero troppo sofisticato per essere stato pensato da una wag, quella brutta parola usata per definire le mogli dei calciatori, avete ragione: è Cortázar (scrittore argentino nato in Belgio, lo specifico casomai tra i lettori ci fosse Checco Zalone, il cui personaggio crede che Neruda sia un pittore). Insomma, il copincolla che un attimo prima auspicavo si sforzasse di fare Cristiano, l’ha fatto Georgina (15 milioni di follower, meno d’un decimo del fidanzato, chissà quanti di loro convinti che Cortázar sia un pittore).
Intanto Wanda e Mauro, che più meno si equivalgono intorno ai sei milioni di follower, sono alle Maldive, nell’albergo che in questi giorni viene taggato da qualunque celebrità italiana (devono aver offerto molte vacanze di Natale a scopo promozionale). Le loro didascalie sono parimenti noiose: bel sole, belle le Maldive, bella la spiaggia; nessuno sforzo neanche nelle immagini: lui in costume, lei in costume, lui con la prole e ricoperto d’inguardabili tatuaggi, lei in spiaggia a farsi venire una lordosi per far ben figurare il fondoschiena in foto. Perché dovrebbero sforzarsi, d’altra parte. Lui che qualunque cosa faccia resterà comunque il marito di Wanda Nara (emulazione minore del modello Beckham, il calciatore la cui carriera, sebbene invidiabile, non può competere con quella della moglie); lei che qualunque cosa non dica o non faccia finirà comunque sui giornali. È questa la grande differenza tra Georgina e Wanda: quella che si scansa, e quella che deborda. Quella che dovette lasciare il lavoro da commessa di Gucci perché i tifosi di lui andavano a guardare come allo zoo la nuova donna dell’idolo, e disturbavano la clientela; e quella che si è presa lo spogliatoio, la carriera, l’immagine del calciatore cui s’accompagna e non ha più mollato, fregandosene che la guardassero come allo zoo o l’insultassero come allo stadio. Una sta in disparte, se proprio il riflettore non la va a cercare; l’altra non s’intimidisce né si vergogna di bramarla, quella luce della ribalta. Quando hanno creato l’acronimo wag (wives and girlfriends), gli inglesi volevano convincerci che le mogli dei calciatori facessero specie a sé. Ricche e volgari come nessun altro: Ho sposato un calciatore, serie televisiva di quindici anni fa, aveva tra le mogli una Crystal Ferrari, giacché chiamarsi come due champagne era descrizione esaustiva d’una tipologia umana. Ma quel che dimostrano Wanda e Georgina, al netto di bollicine da bere e aerei privati di proprietà e atolli alle Maldive in usufrutto, è che i tipi umani, prima e dopo Balzac e Manzoni e Thackeray, sono sempre gli stessi: quelle che smaniano per conquistare il mondo, e quelle che sono ben contente di controllarlo dalle retrovie, il mondo.