Il favoloso Dejan leader di se stesso tra agilità e forza
Predestinato, parla 5 lingue e ama l’Nba: è il mix perfetto del giocatore del futuro Kulusevski ha il fisico del corazziere, movenze alla Zidane, grande serietà e disciplina tattica
Ma non sorprendiamoci ora di questa generazione di giovani adulti, ex ragazzi mai stati bamboccioni che hanno lasciato da parte l’irrequietezza adolescenziale, si sono caricati sulle spalle responsabilità e sogni e ora vanno su per il loro percorso di vita tenendo il passo deciso degli sherpa. Forse li avevamo persi di vista, forse eravamo troppo concentrati a twittare cretinate spacciandole per grandi verità. Dejan Kulusevski è nato il 25 aprile del 2000, Totti si stava preparando al cucchiaio, Netflix era nata da poco e tutti noi si cominciava a capire che il futuro non era più un orizzonte lontano, ma stava tutto tutto - dentro dispositivi sempre più piccoli, sempre più comodi, sempre più maneggevoli e - soprattutto - sempre più connessi.
PRESENTE E FUTURO. E così dentro a Kulusevski ci sta il presente e il futuro del calcio, stanno lì insieme a dirci che è esattamente lui - 186 centimetri, 78 kg. di peso forma - il prototipo del calciatore come dobbiamo immaginarlo. Il predestinato - perché di questo si tratta - è un riassunto virtuoso del melting pot di questi anni: padre svedese, madre macedone, nato in Svezia, cresciuto dall’età di dodici anni a Bergamo, parla cinque lingue - macedone, svedese, italiano, inglese e tedesco - se vi deve indicare la sua terra promessa dirà l’America (per l’Nba) e citando il suo modello vi porterà ai dribbling di Hazard, un belga che sembra un brasiliano.
LEADER DI SE STESSO. Il fisico da corazziere, lo sterno carenato alla Nanni Moretti, quando indossa la camicia sembra avere ancora l’appendino addosso da tanto è stilizzato, ma è fatto di fil di ferro e acciaio; Dejan corre un po’ ingobbito, quando deve disimpegnarsi negli spazi brevi ha movenze alla Zidane, quindi il massimo se riferito al ricamo pallonaro, se ha campo aperto libera la corsa come un duecentista. La propensione al sacrificio e la disciplina tattica, la serietà come cifra esistenziale ci restituiscono un quasi ventenne che di anni potrebbe averne ventisette, o trentadue. E’ già il leader di se stesso, un «secchione» dal viso smunto ma con due palle così. Lo sappiamo: Kulu è un tuttocampista, può giocare ovunque. Nell’Olanda anni ’70 di Cruyff e Neeskens in quella squadra che aveva abolito le specializzazioni - avrebbe nuotato felice come un pesciolino d’acqua dolce.
LA VERTICALITA'. D’Aversa l’ha utilizzato spesso da esterno destro nel 4-3-3, alla Robben, per sfruttare il piede invertito e il movimento con cui si accentra per liberare il sinistro. Ma anche da falso nueve, da solo con verdi praterie davanti; o da trequartista dietro una punta che gli faccia da riferimento. Deve crescere ancora nella fase difensiva, ok, ma da metàcampo in su è già uno che marca una differenza. 4 gol e 7 assist sono già numeri significativi. Ha i movimenti di Robben, la facilità di dribbling di Savicevic, la struttura fisica di Milinkovic-Savic.
Infine, due parole per fotografarlo. La prima è armonia: Kulusevski è un favoloso mix di agilità e potenza, mescolare con cura, senza agitare. La seconda è verticalità, intesa come inclinazione alla linea retta: il nostro - guardatelo quando gioca - va sempre dritto per dritto, da A a B, senza fare tanti giri intorno (il gol al Napoli), ha uno sviluppo verticale per ogni idea di calcio che lo assiste, è pratico, sincero in ogni giocata, essenziale per scelta di vita. Gli sdraiati sono altri, Kulu è la lepre di una generazione che ci ha sorpassato.
Nel Parma gioca spesso esterno destro per sfruttare il piede invertito
La verticalità è una delle sue doti che sfrutta quando trova campo libero