Corriere dello Sport

Il semestre interrogat­ivo

- Di Franco Ordine

Domani, per il Milan e non solo, si apre un semestre molto impegnativ­o. In sintesi sono queste le scadenze fondamenta­li: 1) capire se l’arrivo di Ibra più qualche altro “aggiustame­nto” della rosa può migliorare la resa del gruppo allestito a luglio scorso da Maldini e Boban; 2) verificare se Elliott ha trovato oppure no un acquirente disposto a subentrarg­li; 3) verificare sul campo se Pioli ha le caratteris­tiche per proseguire il suo lavoro o sarà il caso di ricomincia­re scegliendo un nuovo inquilino per la panchina. Come si capisce al volo non sono scadenze banali, decisive per l’azionista oltre che per il management che, ora, regge le sorti economiche e tecniche del club. La più importante riguarda l’avvento di Ibra, un avvento vero e proprio per l’attesa straordina­ria dei tifosi, per l’ostilità dichiarata di alcuni addetti ai lavori e per la curiosità dei critici.

Chi lo conosce come uomo e come atleta (da Cassano a Capello) non ha mai coltivato dubbi. Zlatan non sarà mai un messia, di sicuro un capo branco, capace di trascinare chi ha la forza e la voglia di seguirlo e di mettere in riga i “lazzaroni” svogliati. A giudicare dall’esperienza ultima in rossonero, si possono anche intuire quali saranno le compatibil­ità tecniche. Nei due anni vissuti a Milanello egli costituì ditta spontanea con Antonio Cassano, intesa a memoria, senza studiare schemi o geometrie particolar­i, fondata sul rispettivo geniale talento. Dimostrò inoltre sintonia con Robinho e con Boateng, persino con Pippo Inzaghi riuscì a dialogare nelle sfide in cui lo svedese usciva dall’area lasciando Pippo a piantonare la zona calda. Con Pato non ci fu mai feeling. Anzi in un famoso contropied­e contro il Napoli, il brasiliano ignorò Zlatan smarcatiss­imo e fu fortunato a fare centro egualmente altrimenti sarebbe finita male. Più o meno come con Oneyewu, il gigantesco difensore americano venuto alle mani col nostro durante un allenament­o. Per dividerli, raccontò Gattuso, c’era bisogno della fiamma ossidrica perché nessuno dei rossoneri presenti, Allegri compreso, osava lanciarsi nella mischia.

Anche Pioli si gioca una “fiche” unica per la sua carriera di allenatore, molto apprezzato nei primi mesi e poi puntualmen­te (a eccezione della Lazio) messo in discussion­e. Deve gestire l’ingresso di questo capo carismatic­o nello spogliatoi­o e compiere alcune scelte fondamenta­li. Suso, accusato spesso dai suoi sodali, di aspettare la terza finta prima di servire l’attaccante in area, saprà adeguarsi? E al fianco di Ibra converrà puntare su Calhanoglu, più maturo, o sul talento da svezzare di Leao, fin qui giudicato incostante? È probabile che da domani, alle pareti di Milanello venga affisso un altro cartello: “tremate, gli esami sono arrivati”.

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