Donati: Ritorno a Lecce, dove ho iniziato a sognare
PRESENTATO IL NEOACQUISTO GIALLOROSSO REDUCE DA SEI ANNI IN GERMANIA
Reduce da sei anni trascorsi in Germania, prima nel Bayern Leverkusen e poi nel Magonza, dopo otto anni Giulio Donati ritrova la serie A italiana proprio a Lecce, dove, giovane speranza dell’Inter, che lo aveva ceduto in prestito, aveva fatto il suo esordio in un torneo conclusosi col raggiungimento di una sofferta salvezza: «Sono felicissimo di essere tornato qui dove ho iniziato a cullare i miei sogni», dice.
A fine stagione non rimase a Lecce perché, ricorda «fu una scelta condivisa dalle due società: peraltro il Lecce aveva tesserato Tomovic e Oddo, e fui ceduto in prestito al Padova anche per potere giocare di più».
Al termine del torneo rieccolo allenarsi col Lecce sul quale però pendeva la mannaia della retrocessione in C da parte della Giustizia sportiva. «Non abbandonai la nave - Donati spiega perché non rimase - ma dinanzi alla prospettiva di giocare in C non sarebbe stato possibile essere convocato per la under 21 (era l’ultimo anno del triennio). Perciò, passai al Grosseto, col quale retrocedemmo, ma ebbi la fortuna di essere visionato a livello internazionale nel torneo under 21 e mi ritrovai dalla serie C a disputare la Champion. Un sogno».
E’ stata una esperienza che gli è servita moltissimo: «Il calcio tedesco è meno tattico di quello italiano, contano molto l’aspetto fisico e il ritmo, con predisposizione ad atteggiamenti offensivi a volte spregiudicati. Sinceramente ho imparato molte cose».
Ora, dopo sei anni trascorsi fra Bayern e Magonza, con incontri in Champion (le uniche due reti della sua carriera le realizzò contro lo Zenith) e in Coppa Uefa, Donati si sveglia dal sogno tedesco per ritrovarsi là dove mosse i primi passi nel calcio che conta. La sua ultima gara ufficiale è lontana 234 giorni, ma in questi mesi non è stato fermo. «Sì - ammette - mi son mancate le gare ufficiali, ma ho sempre lavorato intensamente svolgendo lavoro fisico e atletico con carattere di continuità. Dopo il lavoro svolto in questo mese con i nuovi compagni credo di essere pronto a scendere in campo, già contro l’Udinese, se il mister lo riterrà opportuno».
Il gruppo lo ha accolto a braccia aperte: «Non è la solita frase di circostanza, ma ho trovato dei ragazzi affiatatissimi e umili, che mi hanno fatto sentire subito a mio agio. La serie A attuale - continua Donati - sta tornando agli ottimi livelli dei primi anni duemila ed è molto seguita anche in Germania».
Quanto alla battaglia che attende il Lecce per restare nella massima divisione, lo rende fiducioso il fatto che quella giallorossa sia «una squadra viva, combattiva e pronta al sacrificio, guidata da un allenatore puntiglioso che non lascia nulla al caso. Certo, ci saranno sempre degli errori da correggere, altrimenti saremmo il Real Madrid. Di una cosa però siamo convinti tutti: che la salvezza la si ottiene col gioco e correggendo nella gara successiva eventuali errori commessi nella precedente».
Ha scelto la maglia numero 7: «In genere preferisco il 2 ma era occupato e ho quindi optato per l’unico numero singolo. Speriamo che porti fortuna».
«Ho trovato una squadra viva e combattiva. Ci si salva con il gioco»