2020 SENZA NOVITÀ? MACCHÉ, È DECISIVO
Hamilton e Wolff nella Mercedes, Vettel alla Ferrari, le ambizioni di Verstappen e Renault: per molti il prossimo Mondiale sarà un bivio
La nuova era del 2021 sembra ancora distante: Maranello valuta se tenersi Sebastian, ma dove finiranno le due star della Stella tedesca?
Aforza di ripetere il mantra del 2020 povero di novità, si è perso di vista che il prossimo Mondiale sarà una sliding door decisiva per molti. Figure non secondarie della Formula 1, intendiamo.
Non lasciamoci irretire dal fatto che il campionato del 2020 s’annunci col profilo basso: mancano modifiche del regolamento in grado di rivoluzionare gli equilibri, ma anche importanti cambi di maglia tra i piloti (Ocon rientra con Renault a spese di Hülkenberg, Kubica cede la Williams a Latifi e va a fare il terzi pilota in Alfa, ma è già finita: gli altri diciotto su venti restano imbullonati al seggiolino), mentre le nuove gomme Pirelli che avrebbero potuto deviare i destini tecnici sono state respinte dalle squadre, nessuna di esse intenzionata a impazzire per ricominciare il ragionamento da capo. Sapete com’è: sanno già di dover dover buttare tutto nel tritacarte a fine anno, per accedere alla nuova era 2021.
Guarda tu invece quante cose sospese sul questo Mondiale. Il solo fatto che Mercedes debba confermare la sua presenza nel 2021 basta a far trattenere il fiato. Il nuovo numero uno di Stoccarda, Ola Källenius, ha da tempo dato il placet per un altro quinquennio di Formula 1 (dal 2021 al 2025), ma la Stella sta ancora cercando l’accordo economico con Liberty Media. C’è chi dice sia fatta, ma non è facile procedere dopo aver rotto l’alleanza con la Ferrari, capace di firmare in autonomia garantendosi il 38% dei proventi.
MARANELLO COME MARTE. In attesa di sviluppi, i rinnovi di contratto sono congelati. Gli accordi di Lewis Hamilton e Toto Wolff hanno scadenza 2020 e c’è da capire se queste due grandi figure abbiano un futuro di lungo termine in Mercedes (che non continuerà a vincere in eterno, soprattutto con i tagli di budget 2021). Il passaggio in Ferrari, di cui Eddie Jordan s’è detto «assolutamente certo», alla luce dell’accordo quinquennale tra Maranello e Charles Leclerc sembra davvero fantasport, anche se i precedenti non mancano. Esempio: l’arrivo di Wolff come team principal - ruolo che andrebbe armonizzato con le attuali piene responsabilità di Mattia Binotto, oggi architrave della Scuderia - e di Hamilton è impossibile come la Ferrari che prende Schumacher, Brawn, Byrne e uno stuolo di altri tecnici alla Benetton campione del mondo. Oppure, se non vi piace spingervi tanto indietro: è un’ipotesi assurda come la Juve che sfila Ronaldo al Real. In comune con quest’ultima: John Elkann che decide, progetti stellari e i tanti soldi. Che non mancano.
Wolff ha commentato: «Sembra un buon piano ma preferirei altri progetti come andare con Lewis su Marte e vedere se c’è da conquistare qualcosa anche lì. Scherzi a parte, il mio obiettivo di breve termine è aiutare la Mercedes a vincere nel 2020. Cosa succederà dopo lo deciderò nei prossimi mesi». Non è una smentita, e comunque anche su questo scenario il prossimo anno dovrà dare una risposta.
VETTEL AL BIVIO. Destini che s’incrociano con quello di Sebastian Vettel: il 2020 sarà la sua savana in cui a ogni alba dovrà alzarsi e correre veloce, per non farsi mangiare da Charles Leclerc. Acclarate le capacità e la relativa maturità del ragazzino monegasco - che ancora deve crescere, ma è sulla giusta strada per farlo rapidamente -, ecco che Vettel si avvicinerà a scelte importanti. Potrebbe restare alla Ferrari con qualche mostrina strappata via dall’uniforme - un po’ come accettò di fare Raikkonen al fianco dello stesso Sebastian - oppure, dovesse davvero arrivare Hamilton, spostarsi alla McLaren che ha bisogno di un vecchio volpone per tornare in alto.
ACERBO VERSTAPPEN. Stagione determinante anche per la maturità di Verstappen, il quale se vuole davvero vincere il Mondiale - come Helmut Marko e lo staff Red Bull preconizzano da un numero di anni che inizia a farsi eccessivo - deve migliorare la sua lucidità alla guida e anche imparare a tenere a freno la lingua, abilità che il suo omologo ferrarista Leclerc possiede per indole.
Il comportamento dell’olandese nelle qualificazioni del GP Messico è stato stupefacente: fare la pole ignorando la bandiera gialla, dichiarare con aria strafottente di aver comunque schiacciato sul gas, credere che la sua pole fosse al sicuro così dimostrando di non conoscere il regolamento, è stato uno spettacolo non bello. Anche peggio l’uscita di Austin in cui, di fatto, accusò la Ferrari di aver barato. Prescindendo dagli strascichi anche futuri della vicenda: un pilota non può farsi latore di insinuazioni tanto gravi e senza prove, prestandosi ad apparire come un burattino eterodiretto.
HONDA E RENAULT. Il fronte dei costruttori di motori è una mela spaccata in due: da una parte
Ferrari e Mercedes che si confrontano su sottigliezze e centesimi di secondo, interpretando al limite il regolamento; dall’altra Honda e Renault tese all’inseguimento.
I giapponesi nel 2019 hanno incrementato sensibilmente le prestazioni, lasciando intravedere un potenziale da lotta iridata: Verstappen si è spellato le mani elogiando l’affidabilità dell’Honda, ma in realtà i piloti della Red Bull hanno avuto bisogno di cinque power unit a testa (il limite annuo per non incorrere in penalità è di tre) e i cugini della Toro Rosso - da ieri Alpha Tauri - addirittura di sette motori.
La Renault arranca, quest’anno è stata surclassata da una squadra cliente (la McLaren) e deve in qualche modo cavarsi dalla crisi in cui ha mostrato carenza di chiarezza gestionale e di risorse, per non parlare della lampadina di Archimede Pitagorico perennemente spenta. E se fosse fulminata?
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