LUBE FEFÈ-NOMENALE «CONFERMIAMOCI»
Il coach della Civitanova campione di tutto fa le carte al nuovo anno
De Giorgi: «Difficile fare meglio del 2019, ma ora non dite che è irripetibile... Attenti al mercato»
Augurarsi ed augurare che l’anno nuovo risulti migliore del precedente è consuetudine antica e significativa, perché rimarca l’assenza di un anno talmente perfetto da invocare il bis. Eppure, la Lube rappresenta l’eccezione alla regola citata dall’attore siciliano Pino Caruso: è stato un 2019 straordinario, con la bandiera biancorossa piantata sulle vette italiana, continentale e mondiale. vissuto sotto il segno della vittoria (48 nell’anno solare su 55 match disputati). In una sola parola, un 2019...“Fefè-nomenale”.
PUNTO DI PARTENZA. «Però non definiamolo irripetibile - scherza Ferdinando De Giorgi, 58 anni, che dalla panchina ha diretto l’orchestra di Civitanova - anche perché nello sport vincere è sempre un punto di partenza per intraprendere un nuovo cammino che porta a nuovi traguardi da raggiungere. Ecco, quello che ci ha lasciato l’anno che si è appena concluso non sono solo i tre trofei in bacheca, ma anche la certezza di aver trovato quella continuità di rendimento e di vittorie che per un allenatore e un gruppo è la vera sfida: non giocare bene e vincere “una tantum”, ma farlo regolarmente».
Nel film degli ultimi dodici mesi della Lube, difficile incorniciare una sola foto, un’istantanea che riesca a racchiudere il 2019 dei marchigiani, peraltro andato in archivio con la tredicesima vittoria consecutiva sui tredici match finora disputati nella Superlega 2019-20. Più facile, probabilmente, utilizzare come didascalia il mantra «Festeggiare con sobrietà e deprimersi con coraggio», coniato da Fefè nella notte berlinese che ha visto Civitanova alzare la Champions.
«Beh, è quello che mi ha insegnato il volley - sorride - ovvero trovare il giusto equilibrio nell’alternanza tra i successi e le sconfitte. Quando si vince non bisogna pensare di essere i migliori o perfetti, ma conservare l’ambizione a diventarlo e l’umiltà nel lavorare sodo per riuscirci, ed allo stesso modo quando si perde serve ricominciare senza paura di fallire ancora, facendo tesoro degli errori e correggendoli. La foto che sceglierei? Banale, ma quella con tutte le coppe vinte: difficile trovare uno scatto che sintetizzi la finale di Champions che si è giocata in una gara secca con Kazan, la Coppa del Mondo che ci ha visto scendere in campo cinque volte in sei giorni in Brasile e lo scudetto che è arrivato dopo nove gare intensissime tra semifinale e finale dei play-off».
GHAFOUR. Dopo i brindisi di rito, fatti nel “suo” Salento («Sono venuto a Squinzano, con i miei cari, dando una giusta dimensione familiare a queste Feste»), non possono mancare i buoni propositi e l’augurio per questo 2020 appena iniziato. «Guarda, di solito c’è sempre il classico “l’importante è la salute” a farla da padrone - commenta De Giorgi - e credo che questo possa essere applicato anche alla sfera sportiva. Sì, mi piacerebbe che i ragazzi non si trovassero a fare i conti con grosse problematiche di carattere fisico, e che si lavorasse sempre con quel rispetto, professionalità e disponibilità che ha caratterizzato questo gruppo davvero compatto e unito. Per i risultati... francamente augurarsi qualcosa di meglio è difficile. Replicare il 2019 sarebbe già un risultato strepitoso».
Eppure, gli esami alla schiena dell’opposto iraniano Ghafour (costretto a uno stop forzato di parecchie settimane) hanno già fatto materializzare la prima criticità di questo nuovo anno. «Oggettivamente il problema c’è, non possiamo far finta di nulla - confessa Fefè - e la sua assenza prolungata ci obbliga a tenere gli occhi aperti sul mercato. Ma questo non vuol dire prendere quello che capita solo per tappare il buco: è ovvio che ci stiamo guardando intorno, ma senza la frenesia di dover correre ai ripari il più in fretta possibile».
«Trovata continuità di rendimento e vittorie: la nostra vera sfida è quella»
«Ai ragazzi auguro soprattutto salute Il ko di Ghafour è un guaio, siamo vigili»