Corriere dello Sport

Il folle alfabeto del 2020

DA ALVARO A ZLATAN

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Caro Cucci, voglio augurare a lei e ai suoi lettori un magico 2020. Lo voglio fare, scorrendo l’alfabeto. Come a convocare le lettere sviluppand­o le parole. 21 + quella che lei ha già capito. Indigesta dal 20 maggio del ’73. La J. Iniziamo.

A) A come Alvaro. Noi stavamo preparando, nella palestra di Via Massena, la rappresent­azione teatrale di“Piazzetta ”. E il regista,Francesco Paolo Pesante, mi conosceva di vista, direi di corsa. Il nome , Alviero, non gli andava bene. Così mi cucì il nome d’ arte, dall’8 Novembre del 1978. DivenniAlv­aro. Non vi rinuncio mai. Come un marchio. B) Il mio giorno più dolce, calcistica­mente parlando, è il 12 settembre 2006. Rimini-Juventus 1-1. Juventus in Ba –30. Affondata. C) Come Italo, Capitano della pagina densa di stili co meda delfini in cultura. Noi corridori sulla fascia, gol di Cucci.

D) Il Dribbling è il gioco del pallone, l’estro verso il padrone di passaggio.

E) E non darti pena sai per me, mentre il fiato si faceva fumo (“Solo” Claudio Baglioni). In quel momento Man li oSc op ig no entrò in quella camera ornata da nuvole in un pacchetto di nebbia. Esi permise, capitato con Gigi Riva ed Alberto si :« Dà fastidio il fumo ?». F) Finirà nel 2020 il dominio dei bianconeri, col fischietto senza fallo? Da 8 anni resto fesso. G) Non è mai stato un bullo, Giggi Riva. Ma un bullone, la vita con la lettera e la parola doppia verso i giganti oltre il continente. H) Non leggerò mai “Hurrà Juventus”E’ contro la mia costituzio­ne.

I) Non è importante vincere. Ma arrivare in finale e perdere. Indispensa­bile.

L) Il calcio è un lavoro o un gioco serio?

M) Morirò quando la Juventus andrà in B sul campo. Forse mai. N) Se leggi Post e Cucci, uccidi la noia, e tutto il resto lo vedi alla Califano: tutto il resto è Noia. O) L’occasione dei bianconeri juventini. Accettereb­bero la B, pur di alzare la Coppa dalle grancorrer­e, di orecchie. E cantare, col cuore in gola: «Siamo noi, siamo noi, i Campioni dell’Europa siamo noi». ALE’ ATALANTA!

P) Come Paolo Rossi. Gli tolsero due anni di carriera per due lettere, per un sì, presunto. Con lui P ab lito ci fece blu noi tornammo in oro verso il mondo. Q) Quando Carlo Bresciani, centravant­i del Doria, realizzò non alzando il gol dal sogno, contro la Juventus, da un’idea di Valentin Mazzola, da Superga. In quel momento sfiorai l’infarto per il tricolore bis, in Toro-Genoa 5-1. 22 maggio 1977.

R) Quando ti prende la nostalgia dei 16 anni, quella di Riva, di Radice, Re Cecconi. Nostalgìa ribelle.

S) La Solitudine è Bruno Conti che vola verso Altobelli, al 3-0. La Solitudine e la speranza sono inSchu mach er, set ornerà a fare i conti.

T) Io ho visto il Toro. L’ultimo? Juventus-Toro 3-3 14.10.2001. U) Udovicich, che è il calcio del Novara. Come Giacomino, sull’attenti, per Bologna. V) Lo Vedi? Lui è Sin i sa. Un uomo vero.

Z) Zlatan, già. Che, bontà sua, può far la fine del pivot narrato da Baglioni, alla stessa età, cioè a 38 anni. Celebrato all’ultimo canestro. Vedremo. J) Sì, loro, quelli del dogma di B on ip erti. Perm evincere è leggere Italo Cucci. Buon Anno, Maestro.

Alviero Bartocci, Torino it.dsv.com

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