Il quarto decennio di Buffon l’Immortale
Dal debutto nel ‘95 ai record che batterà nel 2020: così Gigi moltiplica la storia
Quattro decadi di SuperGigi. Il 28 gennaio Gianluigi Buffon compirà 42 anni e già con il nuovo anno è entrato nel suo quarto decennio di carriera. Pochi, come lui, hanno rappresentato così iconicamente un ruolo.
Quattro decadi di SuperGigi. Il 28 gennaio Gianluigi Buffon compirà 42 anni e già con il nuovo anno è entrato nel suo quarto decennio di carriera. Pochi, come lui, hanno rappresentato così iconicamente un ruolo, nel suo caso quello del portiere, nel calcio. Il primo decennio è stato quello degli anni ’90, l’alba del campione. Esordio in serie A, il 19 novembre del 1995, Parma-Milan. Diciassettenne sfrontato, sul bus dall’hotel al Tardini si addormentò. Nelle foto di rito della squadra prima dell’inizio Gigi non c’è. Abituato alle partite della Primavera, dopo i saluti se n’era già andato in porta. La prova fu esplosiva. «Ebbi anche un po’ di fortuna, ma la fortuna te la devi andare a cercare», ha raccontato nella sua autobiografia. Il segreto della sua longevità sta nella sua sincerità e nel non aver nascosto nulla (spesso suo malgrado), neanche episodi che avrebbe voluto cancellare. In un mondo dove si passa dal tentativo di risultare, senza esserlo, umili, distaccati e politicamente corretti alle polemiche e alle dichiarazioni più esagerate e fuori luogo, Gigi Buffon si è sempre preso le sue responsabilità, con un atteggiamento diretto, senza rete. Questa, solo alle spalle. Come quel «non ho visto che era entrata, ma anche se fosse entrata non l’avrei detto», pronunciato dopo il famigerato non gol (che era gol) di Muntari in Milan-Juve (2012) o il famoso «bidone di immondizia al posto del cuore», dopo Real Madrid-Juventus nei quarti di Champions 2018. Al di là del giudizio su queste affermazioni, essere diretti allunga la vita. Come la rivelazione sulla depressione che lo colpì tra il 2003 e il 2004. La verità è che, a differenza di tanti altri colleghi più abili a nascondere le loro magagne, il suo lato oscuro è sempre stato visibile a tutti. I suoi errori non gli sono stati scontati, ma tutto questo gli è servito a puntellare la sua voglia di andare avanti. «Barcollo ma non mollo».
La seconda e la terza decade sono state caratterizzate dalla consacrazione, dall’immagine planetaria. E ora che comincia la quarta decade, Buffon è tornato alla Juventus e ci siamo chiesti perché di nuovo a Torino? Perché in un ruolo secondario? Perché a 42 anni, tornare a indossare la maglia bianconera, primati a parte, rappresenta non più (o non solo) la ricerca di un successo “esterno”, ma la soddisfazione del proprio piacere. Una faccenda personale, insomma, il cui significato può sfuggire a noi, ma non a lui.