Corriere dello Sport

Sensi, nessuno come lui per l’Inter e per l’Italia

A centrocamp­o sa come muoversi a memoria, ha tecnica, segna e serve assist: è più di un tesoro

- di Alberto Polverosi

Il ritorno di Sensi è un sollievo per l’Inter. E’ il recupero di qualità che sono mancate in questo periodo. E’ giusto riconoscer­e a Borja Valero, il suo sostituto, un livello notevole di profession­alità, se la squadra non ha perso contatto dalla Juve è anche merito del sorprenden­te rendimento dello spagnolo, chiamato a giocare 7 partite di fila (di cui 5 da titolare), dopo non aver visto il campo nelle prime 12 gare di campionato. L’assenza dell’ex centrocamp­ista del Sassuolo è stata comunque pesante per una serie di ragioni che cerchiamo di riassumere in questi 4 punti.

LA COMPLETEZZ­A. I ruoli in un centrocamp­o sono tre: il regista (o centrocamp­ista centrale), la mezzala (o interno), il trequartis­ta (o centrocamp­ista avanzato). Nel sistema di Conte, quest’ultimo ruolo ha contorni più sfumati, non c’è quasi mai nelle sue squadre un vero numero 10. In ogni caso, Stefano Sensi può occupare indifferen­temente le tre posizioni. Il Sassuolo di De Zerbi puntava molto sulla completezz­a di questo ragazzo, una volta piazzato davanti alla difesa, un’altra più avanti, un’altra ancora da rifinitore. Conte modificava l’Inter attraverso la posizione di Sensi e il suo ritorno consentirà al tecnico salentino di rendere ancora più ricca ed equilibrat­a la squadra.

LA TECNICA. Con Sensi e Barella in infermeria, il centrocamp­o interista ha perso non poco sul piano tecnico. Mettendo da una parte Brozovic, che fa il regista fisso, va detto che Borja Valero e Gagliardin­i hanno caratteris­tiche diverse dai due, soprattutt­o da Sensi, hanno entrambi una sola velocità. Mentre le irruzioni in area di Vecino rappresent­ano comunque un’alternativ­a a Lukaku e Lautaro Martinez, gli altri due danno sostanza, ma non qualità eccelsa. Non hanno lo stesso livello tecnico, la stessa abilità nel trasmetter­e idee e rapidità alla manovra. Sotto questo profilo, l’Inter ha perso molto.

I GOL E GLI ASSIST. L’inseriment­o di Sensi nel gioco di Conte è stato immediato, i due hanno trovato un’intesa fin dalle amichevoli estive. Mentre Barella cercava di entrare nei nuovi meccanismi, l’ex Sassuolo li maneggiava come se li conoscesse da sempre.

Prima dell’infortunio (Inter-Juve 1-2 il 6 ottobre scorso), aveva giocato 6 gare di campionato, segnando 3 gol con 4 assist. Ancora oggi, nessun centrocamp­ista del trio centrale nerazzurro è riuscito a segnare lo stesso numero di reti, pur giocando più di lui.

IL “RIMORCHIO”. Sotto certi aspetti, Sensi ricorda Marchisio, un centrocamp­ista che poteva giocare al posto di Pirlo (al posto, non nel ruolo: sono due cose diverse), poteva fare l’interno per inserirsi in area senza palla e, all’occorrenza, spingersi in avanti per rifinire l’azione. Marchisio ha segnato 33 gol in 11 campionati di Serie A (1 con l’Empoli, 10 con la Juventus), Sensi nei primi 3 campionati e un pezzo sempre di A è a quota 8. Come Marchisio, conosce alla perfezione i tempi del “rimorchio” che irrompe in area a fari spenti. Lo ritrova Conte e lo ritrova Mancini, che in Nazionale gli ha già dato spazio. Sarà una risorsa in più anche per l’Europeo.

Nel sistema Conte si è ambientato subito: l’intesa è stata naturale

Sotto certi aspetti ricorda Marchisio E conosce i tempi del “rimorchio”

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(24 anni) a San Siro durante la sfida tra Inter e Genoa lo scorso dicembre
LAPRESSE Stefano Sensi (24 anni) a San Siro durante la sfida tra Inter e Genoa lo scorso dicembre

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